Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 4

CAPITOLO 4
UN APPROCCIO FENOMENOLOGICO PER COMPRENDERE IL SOFTWARE LIBERO

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Alcuni degli aspetti fenomenologici del software libero sono già emersi nelle trattazioni precedenti di questa tesi. È comunque necessaria una loro sistematizzazione al fine di rendere tali schemi interpretativi operativi e quindi completarne la trattazione. In particolare è necessario completare la costruzione dell'ideal-tipo, cioè dell'attore teorico che meglio riassuma l'agire causativo del fenomeno. Ci eravamo preoccupati di tenere distinto l'immagine di “hacker” da quella del “cracker”, per lo più riconducibile ad un agire utilitaristico. Successivamente poi si sono introdotti altri termini come “geek” e “nerd”. Tutti questi termini individuano separatamente quelle caratteristiche che nell'insieme entrano a far parte dell'ideal-tipo.

Il termine hacker è il principale e più documentato, spesso soggetto ad interpretazioni controverse. Letteralmente deriva dal termine inglese to hack che significa tagliare qualcosa in modo approssimativo con un grosso coltello o (in senso informatico) usare un computer per guardare a e/o modificare le informazioni che sono memorizzate in un altro computer senza permesso (libera traduzione da Oxford dictionary ed. 2006 p.ne 548). Da un punto di vista informatico il suo significato è molto controverso e la definizione che ne da l'Oxford dictionary per www.wikipedia.it corrisponde al luogo comune, mentre come definizione principale riferisce il termine hacker ad una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita (it.wikipedia.org/wiki/Hacker 27 settembre 2010).

Altra descrizione si trova nel jargon file1 che è il dizionario hacker. Si tratta di un'auto-descrizione dove il termine hacker è associato a più significati, nove in tutto, anche molto diversi e che cambiano a seconda del contesto in cui vengono usati. Quindi to hack può significare fare un buon lavoro meticoloso, dedicarsi in modo parsimonioso ad un progetto, oppure fare un lavoro in fretta ed in modo approssimativo. Questa ultima accezione in realtà collega abbastanza bene il termine letterario inglese “tagliare in modo approssimativo” con il “fare un lavoro in modo approssimativo”. Il dizionario inglese rende ancora meglio questo modo poco curato di agire nervoso e frettoloso attraverso l'immagine di un “grosso coltello”. Se si pone l'attenzione sul modo nervoso e frettoloso di procedere, più che su ciò che viene fatto, allora si possono dedurre cose diverse da ciò che può evocare l'azione di tagliare. Potrebbe evocare allora uno stato di ansia da consegna, tipico stressore dei freelance informatici, quindi lavoro frettoloso e nervoso per rispettare i tempi di consegna.

Quindi il termine hacker, nelle sue diverse accezione rappresenta un continuum che va dall'agire approssimativo e frettoloso al meticoloso ed impegnato, dal costruire al penetrare abusivamente. In questo continuum vi è un'ambivalenza moderna che riguarda due aspetti altrettanto moderni, cioè la professione ed i limiti intesi come scarsità di risorse: il tempo e l'informazione. L'agire frettoloso ed approssimativo e la meticolosità sono due facce della stessa medaglia, due fasi dello stesso processo di sviluppo. Uno in cui si dimostra al committente cosa si riesce a fare e l'altro in cui si rifinisce il lavoro, in cui, tipicamente si fa debug, cioè si risolvono i difetti di programmazione. Questa ambivalenza dei termini non è peculiare dell'hacking. Ad esempio il termine burocrazia nasce come accezione di razionalità, mentre nel senso comune assume un'accezione negativa e irrazionale; lo stesso concetto di generalità intese in senso burocratico si riferiscono, nel senso comune, a delle specificità.

Queste variazioni di significati, tra due opposti, in realtà più che indicare un concetto determinabile indicano un campo semantico, nella fattispecie un'enantiosemia. Così la burocrazia indica l'ambito della razionalità/irrazionalità, l'identità si riferisce all'ambito generalità/specificità mentre feriale, che si riferisce a giorno di lavoro, deriva dal latino feriae che significa giorno di riposo. Il termine hacker ha a che fare con il campo semantico della tecnologia, più precisamente indica la relazione con la tecnologia, e, più specificatamente ancora, indica una relazione di conoscenza con la tecnologia. Il significato di hacker può essere quindi compreso attraverso un processo filologico che passa dal generale, che è la tecnologia; al particolare, che è il rapporto con la tecnologia; di nuovo al generale che è il rapporto con la conoscenza in generale e che come tale implica una certa visione del mondo. È nel particolare che si genera la dicotomia, o meglio, l'enantiosemia del termine hacker creativo/distruttivo. Al creativo si oppone il termine distruttivo per indicare l'intrusione e la manipolazione dei sistemi altrui così come indicato nei dizionari Zingarelli ed Oxford.

Quando nuovamente si ri-generalizza, allora si perde questa ambivalenza del termine, e si riacquista un'accezione filosofica di visione del mondo. È anche intuitivo vedere come l'accezione negativa di hacker, cioè cracker, resti vincolata al particolare e non sia in grado di assumere e riassumere un'idea nella quale sia possibile identificarsi sul piano etico. Da un punto di vista sociologico, invece, intendiamo il particolare come particolarastico ed il generale come universalistico. Quindi Hacker in senso universalistico e cracker in senso particolaristico. Questo non ci impedisce quindi di vedere il particolarismo anche come fenomeno di massa. Thepiratebay era un sito, oggi sotto sequestro, che procurava connettività peers to peers2, attraverso un sistema di indicizzazione chiamato BitTorrent che nel 2008, a suo dire, ha raggiunto i 25 milioni di connessioni univoche. In pratica ha messo in relazione 25 milioni di utenti allo scopo di scambiarsi files. Questo meccanismo avrebbe dovuto evitare conseguenze legali in quanto Thepiratebay permetteva agli utenti di scambiarsi informazioni e quindi scambiarsi file video, musicali o testuali coperti da copyright, senza memorizzarli nei propri apparati ma semplicemente mettendoli in comunicazione.

Questo sito, e molti altri, hanno costituito un vero e proprio fenomeno di massa, ma sempre e solo particolarastico, e utilitaristico, volto allo scambio di materiale digitale coperto da restrizioni sui diritto d'autore. Certo non mancano teorie e filosofie e tentativi di legittimazione di questo agire che però si scontra con una contraddizione insormontabile: il rapporto che il cracker stabilisce con l'oggetto “desiderato” è molto diverso da quello che l'hacker stabilisce con l'oggetto “sacro”. Si tratta in questo caso di un oggetto, ad esempio un file musicale, il cui autore è estraneo e contrario a questo modo di agire. Nel campo semantico hacker le accezioni sono totalmente rovesciate. Non ci si scambiano cose che appartengono a chi non condivide l'idea di condivisione, è ciò costituisce una qualità intrinseca del prodotto stesso. Ed è questo che fa la differenza sostanziale tra open source e software libero, il software libero ha quindi ha accentuato maggiormente la sua dimensione di condivisione ed ha elaborato una sua filosofia e visione del mondo coerente, cosa che non è riuscita a fare né l'open source, né il fenomeno, quand'anche di massa, della pirateria. L'accezione software libero ha quindi una dimensione etica coerente che si dispiega attraverso la professione.

Nonostante questa coerenza interna al fenomeno del software libero resta un aspetto critico non di poco conto. Definire un ideal-tipo causativo del software libero comporta preliminarmente, come si è visto, un grosso sforzo epistemologico e filologico. La difficoltà principale sta nel riuscire a trovare i termini adatti. Lo stesso termine hacker nella sua accezione positiva può anche non convincere, ma purtroppo non esiste nulla di meglio. Nella lingua inglese, il significato letterale di to hack da cui deriva il termine hacker di per sé evoca qualcosa di distruttivo. L'espressione inglese software libero è spesso fraintesa con software gratuito. Anche questa difficoltà in fin dei conti è di per se stessa indicativa: i sistemi sociali di comunicazione non hanno ancora elaborato una grammatica adeguata a descrivere questo fenomeno.

Il problema delle definizioni non è banale nemmeno internamente alle community. Nell'intervista a Stefano Zacchiroli, leader mondiale di Debian Project del 17 agosto 2010, egli ribadisce spesso il termine geek, in particolare quando gli viene chiesto di commentare una frase di Eric Steven Raymond che conteneva il termine Hacker. Questo potrebbe essere significativo di una presa di distanza in particolare da un termine inflazionato e che, come si è visto, assume significati negativi. Zacchiroli fa delle precisazioni molto puntali sulle diverse visioni, distingue nettamente tra software libero e open source e contestualmente insiste sul termine geek. Esistono quindi correnti di pensiero, cioè quella che fa riferimento alla Free Software Foundation e quella che fa riferimento all'Open Source Definitation. La Free Software Foundation nasce nel 1985, mentre l'Open Source Definition nasce nel 1997. Mentre la FSF nasce da una tensione etica che esplicita principi di libertà, l'OSD è orientata agli aspetti tecnici e commerciali che permettono l'evolversi del progetto e come, si evince dal primo articolo, l'elemento essenziale è il codice aperto. La FSF è fondata da Richard Stallman, la OSD da Eric Steven Raymond entrambi statunitensi. Richard Stallman imputa alla OSD di evitare deliberatamente il termine libertà che è invece centrale nella FSF. Debian si inserisce nella tradizione FSF. Quindi la contrapposizione del termine geek con il termine hacker risponde ad una necessità di distinzione da OSD e Eric Steven Raymond che nei suoi scritti ha storicamente insistito molto su tale termine, la stessa grammatica del jergon file mantenuto da Eric Steven Raymond ruota attorno al concetto di hacker.

Questi due aspetti del software libero e dell'open source sono relativi a due concezioni etiche. Il termine libero indica con più precisione e forza una visione del mondo, in definitiva una più completa visione etico/professionale mentre l'aspetto etico rimane più attenuato nel caso di OSD. Entrambi queste visioni sono utili alla definizione ideal-tipica. Ciò che principalmente è importante notare è come sussista una tensione morale e questa la si evince anche da Eric Steven Raymond:

«Chiunque possa darti degli ordini, può fermati dal risolvere problemi dai quali sei affascinato»

Nell'intervista con Stefano Zacchiroli, uno dei miei scopi era di verificare questa tensione morale, ed in effetti durante la presentazione, dopo aver detto che facevo il programmatore, Zacchiroli mi chiede:

[...] e sei riuscito a lavorare sul software libero ...

Riuscire può significare essere tecnicamente in grado di, ma visto che la mission del software libero è quello di eliminare le barriere, il senso deve essere ricercato sugli aspetti organizzativi e cioè sul riuscire in qualche modo a vincere le diffidenze organizzative, nei confronti di una dimensione di valori rappresentati dal software libero e in qualche modo altri rispetto a quelli comunemente accettati. La conferma di questo avviene nel proseguo dell'intervista quando zacchiroli dice:

[...] è una visione dove la libertà del software è un valore morale come giustamente hai detto tu e denota tutto un insieme di valori che, io personalmente, ma molta gente in Debian usa per valutare se qualcosa è giusto o no

Naturalmente per quanto attiene a Richard Stallman abbiamo già riportato i suoi quattro principi sulle libertà digitali. Rimane da dire qualcosa in più rispetto ai partecipanti. Andrea 19 anni, appena iscritto ad informatica all'università, nell'intervista del 1 settembre 2010, fa trasparire spesso anche un impegno nel sociale e nel volontariato oltre all'impegno nei Linux User Groups. Questo può essere frequente in qualsiasi ragazzo di quest'età, ma ciò che Andrea ribadisce più volte è il dovere di impegnarsi, e puntualizza il venir meno di questo preciso impegno da parte di alcuni, e come siano importanti all'interno dei LUG le relazioni di aiuto con chiunque le chieda. Esiste una chiara connotazione di una dimensione professionale ed etica, il fatto di essere volontari non fa venir meno il dovere di essere competenti e professionali anche nelle relazioni di aiuto. Questo aspetto diviene particolarmente interessante volendo ora riprendere quanto già anticipato (cfr 1.2) , cioè il sussistere di un etica professionale del tutto simile a quella indagata da Weber. Un'altra affermazione di Zacchiroli, centrale a questo proposito, è la seguente:

[...] gli utenti devono essere messi nelle condizioni di vedere, toccare, modificare, redistribuire il software che usa

così come per Lutero e per la riforma protestante gli uomini devono vedere con i loro ciò che Dio ha da Dirgli. Per questo motivo vengono stampati pamphlet, per questo la gente deve saper leggere e scrivere. La stessa tensione etica sussiste nel software libero, gli utenti devono essere messi nella condizione di vedere ciò che il Dio/community ha da dirgli. La solidarietà, l'importanza dell'aiuto tecnico a chi chiede supporto rientra quindi in uno schema semantico di evangelizzazione. Il passaggio da software proprietario a software libero viene accompagnato. Come si è già osservato più volte nel corso di questo studio, il sacro in questo caso non è riconducibile all'elaborazione di una conoscenza teologica che proviene da una visione del mondo, ma una visione del mondo che proviene dall'elaborazione di una conoscenza tecnologica. Questa disposizione all'evangelizzazione è operante anche sull'economia di mercato a conferma dell'interpretazione tra etica e professione:

[...] L'obiettivo principale di GNU era essere software libero. Anche se GNU non avesse avuto alcun vantaggio tecnico su Unix, avrebbe avuto sia un vantaggio sociale, permettendo agli utenti di cooperare, sia un vantaggio etico, rispettando la loro libertà. (Michael Tiemann – Voices from the open source revolution - 2000)