Il selvaggiume che viene in Fiorenza
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Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV
Il selvaggiume che viene in Fiorenza
Occupa molto dell’altrui ragioni;
Chè lepri e cavrïuol per testimoni
4Ci voglion più che buona coscïenza.
E dàssi piena fede ed udïenza
A starne quaglie fagiani e pippioni;
Sì ch’elle rompon le riformagioni
8E fanno rivocare ogni sentenza.
Or non so io qual agnol Gabriello
Non si piegasse veggendo la soma
11Di frutte e di cappon per soprassello;
Perchè la lealtà ch’ebbe già Roma
Al tutto è spenta, e Fabrizio e Metello
14E i lor seguaci han bando della chioma;
E più non ci si noma
Chi lascia se per acquistar onore;
17Ma chi peggio ti fa, quegli è migliore.
(Questo e l’antecedente, dal Crescimbeni, Storia della volgar poesia, ediz. cit., 1. c.)