Il ricco insidiato/Lettera di dedica

Lettera di dedica

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Il ricco insidiato L'autore a chi legge

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ALL'ILLUSTRISSIMO

Signor Conte

ANTONIO MARIA ZANETTI

Q. GIROLAMO1


D
EH non siavi discaro, amabilissimo Signor Conte, che dedicandovi una mia Commedia, dia a Voi una vera testimonianza del mio rispetto, e che vi renda, per quant’io posso, quell’onore che a me recate colla vostra pregievolissima e liberale amicizia. Sino dalla mia infanzia si è radicata in me la stima e la venerazione per la degnissima persona vostra. Foste il più caro, il più cortese amico del Padre mio. Brillaste seco lui nei vivacissimi anni della fervida gioventù, e furono i comuni piaceri vostri sino da quel tempo degni del vostro spirito e del vostro talento. Ricordomi ancora quei dì felici, ne’ quali facevasi dall’Avolo mio paterno una brillante Villeggiatura in Roncade, convertita la sala dell’abitazione nostra in un Teatro per Musica, in cui per proprio e per comune divertimento cantarono Paita2, e la Diana Vico3, e la celebre Vienna4, e fra gli ospiti più bene accolti, e più ben veduti, Voi giustamente eravate il primo. Veggo altresì colla mente la casa di Venezia, dov’io son nato; veggo tuttavia quella porta gotica fra il Ponte de’ Nomboli ed il Ponte di Donna onesta, nella Parrocchia di S. Tommaso, sul canto della Calle di Caccentanni 5; parmi vedere ancora quell’alta Loggia coperta, che noi [p. 12 modifica]diciamo in lingua nostra terrazza, in cui piantato vi era un industrioso edifizio di Burattini, giocati mirabilmente da Voi, da mio Padre e da altri compagni vostri, ed ecco come il destino, che mi volea portare al Teatro, principiava sin da quel tempo a spargerne i semi nella fantasia e nel cuore.

Mancò di vita mio Avo, da cui occupata era, come vi è noto, l’onorevole ed in allora lucrosissima carica di Notaro al Magistrato Eccellentissimo de’ Cinque Savj alla Mercanzia. Fu prevenuto mio Padre nella successione a tal Ministero; abbandonò la Patria, non so perchè; studiò l’arte medica, non so dove, si addottorò, non so quando; so che in Perugia fu Medico, e che morì Medico salariato in condotta sul Ferrarese, nella vasta e pingue terra di Bagnacavallo.

Voi non perdeste mai l’affetto alla nostra casa. Tornato io in Venezia dopo le mie già note avventure, trovai nell’animo vostro lo stesso amore e la stessa antica amicizia. Voi foste uno de’ primi e de’ più interessati fautori del mio partito, allora quando trattatasi di stabilire il mio credito sul nuovo metodo delle Commedie, ed il credito vostro e l’autorità de’ vostri giudizi mi guadagnò una parte grandissima di ben affetti e di approvatori.

E per dir vero, il vostro peregrino talento non solo ha la facoltà di discernere e di giudicare, ma ha l’arte ancora e la facilità di persuadere e convincere, insinuandosi colla miglior grazia del mondo nell’animo delle persone, e guadagnando i cuori di tutti. Quindi è che amar vi faceste, e amar tuttavia vi fate da chiunque ha il piacere di conoscervi e di trattarvi. In questa Serenissima Patria nostra siete da ogni ordine apprezzato ed amato. Co’ vostri viaggi noto vi rendeste, e ammirevole, e caro per ogni parte. I personaggi più illustri e più riguardevoli dell’Europa hanno per voi un affetto ed una stima singolarissima, e il nome vostro e la vostra virtù desiata ha ne’ Monarchi l’ammirazione, autenticata con marche onorevoli di liberalità e di clemenza.

Una novella prova ne abbiamo nel Sovrano rescritto dell’Augustissima Imperatrice Regina Austriaca, che col titolo di Conte vi ha decorato, locchè non può che accrescere il fregio a [p. 13 modifica]voi ed a’ primogeniti Nipoti vostri. Famiglia antichissima, che fin da un secolo gode la Nobiltà di Lubiana, Città Capitale della Carniola, ed a cui basterebbe il solo vostro talento e il nobile vostro genio per eternare il suo nome e perpetuarne la fama.

Non saprei da che principiare, e molto meno con che finire, se tutte annoverar io volessi le doti dell’animo vostro e del vostro sapere. Niuna scienza vi è incognita, verun’arle liberale è a voi forastiera. La Pittura, il Disegno, l’Architettura sono fra le altre il vostro maggior diletto. Prove di ciò grandissime ne deste al Mondo, illustrando il Paese nostro colla grand’opera delle Statue incise e degli antichi Veneti Monumenti, in compagnia del degnissimo Cugino vostro, che porta il medesimo vostro nome. La casa in cui abitate, e che a voi appartiene, può dirsi una galleria di pitture eccellenti, di gemme antiche, di cammei preziosi, di antichità peregrine, e la cognizione che voi ne avete, non vi fa essere in tale studio a verun altro secondo.

Al vostro genio esteso, nobile, grandioso corrispose ancor la Fortuna; ella col mezzo vostro fa conoscere non esser cieca, favorendo chi merita, e chi de’ doni suoi sa far uso. Voi sostenete in città onestamente il decoro vostro; Voi in campagna partecipate agli amici vostri l’abbondanza e il piacere. Voi reggete con ammirabile amorosa cura la saggia accostumata Famiglia dell’estinto vostro Germano, a cui contribuisce l’esemplare, commendevole Cognata Vostra degnissima. Voi siete liberale con tutti, propenso a giovare, facile alla compassione, zelantissimo della buona Fede, e perciò amato e coltivato da tutti. Ma permettetemi ch’io vi dica, il Mondo non è tutto fatto come voi siete. Vi sono degli uomini che con mala arte si approfittano di chi ha il cuor buono, e tendono insidie ai più accurati e più avveduti talenti. Perciò mi è caduto in animo, volendovi dedicare una mia commedia, di sceglierne una che si raggira su tal soggetto. Essa è Il Ricco insidiato. Non credo che vi sconvenga del tutto: Voi siete ricco e sarete probabilmente insidiato. Tutti quelli che sono dalla Fortuna assistiti, vanno per ordinario a tal pericolo esposti. So bene che il vostro spirito vivacissimo vi terrà in guardia più che qualunque altro da [p. 14 modifica] tali insidie, che non riescirà così facile l’ingannarvi. Ma le male arti son troppe; chi non è capace di mal oprare, difficilmente giudica male del cuore altrui, e la stessa Virtù può qualche volta pregiudicare. Lasciate dunque ch’io vi presenti una Commedia piena di queste arti maligne; consolatevi di non averne bisogno, e ridete di chi vi cade.

So che voi continuaste sempre ad amare le cose mie, so che non tralasciaste di onorarle in Teatro della rispettabile vostra presenza, so che da Voi, ed in casa vostra, ci sono, si leggono e si compatiscono; abbiatene una, onorata dal nome vostro; ciò vi darà un maggiore stimolo a proteggerle tutte, e darà a me una vera consolazione, rinnovellando ora in me quel piacere che ho concepito nell’onor di conoscervi nei primi giorni della mia vita, e conserverò mai sempre sino alla fine de’ giorni miei, col prezioso carattere con cui ho l’onore di sottoscrivermi

Di V. Sign. Illustriss.


Devotìss. Obbligatiss. Servidore
Carlo Goldoni.


  1. Questa lettera di dedica fu stampata la prima volta in testa alla commedia l’anno 1761, nel t. VII del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. G., edito a Venezia da Fr. Pitteri.
  2. Giovanni Paita cantò a Venezia sui teatri di S. Cassiano e di S. Gio. Grisostomo negli anni 1709-14 e poi ancora a S. Angelo, a S. Samuele, a S. Gio. Grisostomo e a S. Cassiano negli anni 1722-29, con qualche breve intervallo (v. T. Wiel, I Teatri musicali venez. del Settec., Ven., 1897)
  3. Cantò Diana Vico sui teatri di Venezia (specialmente su quelli di S. Cassiano e di S. Gio. Grisostomo) negli anni 1707, 1709, 1713 e dal 1717 al ’26 con qualche breve intervallo, spesso in compagnia di Marianna Benti Bulgarelli, e di Faustina Bordoni, e di Francesca Cozzoni (Wiel. l. c).
  4. Vienna Mellini, virtuosa di S. A. il Serenissimo Duca di Modena, cantò sui teatri veneziani di S. Gio. Grisostomo e di S. Cassiano negli anni 1706, 1712-13, 1716 (Wiel, l. c.).
  5. Così il testo.