Il problema dei diritti della donna/Parte prima/II
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II
Come le Romane partecipavano della tempra robusta del loro popolo, così le Inglesi della robustezza della schiatta anglo-sassone; carattere solido, solida cultura, la libertà individuale più che sentimento, natura.
Anche qui la legislazione contrastò col costume. I Normanni furono tra i popoli di stirpe germanica quelli che più di ogni altro subordinarono la donna maritata al marito. Nello spirito del diritto normanno la personalità della donna rimane nel matrimonio cancellata e assorbita in quella del marito; essa non ha diritti da far valere contro di lui, e tutto quanto possiede va al marito. Siccome nello spirito del diritto normanno la donna non è concepibile aver volontà diversa da quella del marito, così ancora se una moglie lascia la casa maritale e va a stare con un altro si suppone sempre sia stata rapita, e con violenza.
Con la conquista, i Normanni portarono in Inghilterra le loro istituzioni. L’equità ha corretto, si sono trovati modi di eludere la legge per mezzo di trustees e mercè delle innovazioni ingegnose prodotte dalle corti di equità, ma era sempre insopportabile. Solo con la legge del 1870 fu dato alla donna maritata di possedere beni proprii anche non fondiarii, far suoi i frutti della propria professione od impiego. Di questi può liberamente disporre senza il consenso del marito. Il marito può tenere imprigionata la moglie in caso di mancanze molto gravi; ma ove il marito abusi di questa facoltà, la moglie è liberata dal magistrato con un decreto di habeas corpus. La moglie non può stare in giudizio senza il consenso del marito nè senza il consenso di lui può firmar cambiali od obbligarsi. Il marito è tenuto ad alimentare la moglie nei limiti della necessità; ma se la moglie lo abbandona è liberato da quest’obbligo.1
Questa è per larghi tratti la legislazione civile, nella quale la durezza del diritto normanno è sempre mitigata da una giurisprudenza benigna e dal favore con cui presso il popolo inglese è trattata la donna.
È da tenersi conto che in Inghilterra le donne sono più degli uomini per ben oltre un mezzo milione; e molte di esse non potendo sperare di maritarsi, vogliono potere esercitare professioni ed ufficii d’ogni specie. Già molte delle professioni che presso di noi sono esercitate da uomini, sono in Inghilterra esercitate dalle donne.
In Inghilterra finalmente le donne sono riuscite più che altrove eccellenti nelle lettere e nelle scienze; e vi ha una splendida serie di scrittrici che tutte le altre nazioni invidiano.
Pel concorso di tutte queste cause l’Inghilterra doveva essere e fu il focolare dell’agitazione europea per l’emancipazione femminile. Si cominciarono a scrivere giornali, opuscoli e libri; a formare associazioni e meetings numerosissimi per protestare contro la legislazione. Donne eminenti prestarono il loro concorso, fra le quali, come più note in Italia, ricordo Maria Sommerville, Mistriss Grote e Florence Nightingale. Non mancarono però nè mancano movimenti e agitazioni in direzione contraria, in specie fra le donne stesse.2 Fra le signore della classe più elevata patteggiare per l’emancipazione delle donne non è stato mai di moda. La moda per ora è conservatrice.
Fra i libri pubblicati, quello che per efficacia e per fama oscurò tutti gli altri, fu il libro di John Stuart Mill, inspirato in gran parte da Mistress Taylor che ebbe sull’autore un così straordinario ascendente. Il libro sulla subiezione della donna svolse i concetti già espressi dall’autore nei suoi studi! sul Governo rappresentativo.
Per lo Stuart Mill le donne debbono in tutto aver diritti eguali agli uomini. L’inferiorità loro è un fatto brutale divenuto istituzione. Così avvenne della schiavitù, e ci vollero secoli prima che gli uomini si accorgesserò che la schiavitù era ingiustizia e non natura. La inferiorità, in cui sono le donne, è il resultato combinato della forza e della seduzione.
Si dice che le donne sieno inette alle professioni ed uffici che esercitano gli uomini. Sia pure, risponde l’autore, ma lasciate che la libertà operi da se stessa. In qual legge avete voi trovato scritto che i deboli non possono fare il mestiere di facchino o di fabbro-ferraio? In nessuna. Eppure i deboli e gli storpi non fanno da facchini o da fabbri. Cosi deve essere per le donne. Si tolga l’ingiustizia che l’esser nata donna decida per tutta la vita di ciò che una dovrà fare. Lasciate libertà, e quello che le donne varranno lo dimostreranno i fatti.
Venendo alle applicazioni, nel matrimonio vuole piena eguaglianza. La signoria del marito degrada la moglie a un tempo e il marito; rende perniciosa e subdola quella influenza della moglie che nell’eguaglianza potrebbe essere leale e benefica. Con la inferiorità poi in cui sono tenuti l’animo e la mente delle donne, noi vediamo seguir questo quasi sempre: o l’uomo poco si cura della moglie, e allora seguita a vivere della vita della società e del suo tempo, e può seguitare a progredire, ma con danno dell’unione matrimoniale: o se ne cura e vive continuamente con lei, e allora siccome non si praticano impunemente per tutta la vita esseri inferiori, anche il marito che dava le più belle speranze finisce col seppellirsi nel matrimonio e divenire un mezzo cretino o giù di lì. Gli uomini non possono elevare loro stessi se non elevando la dignità e il carattere delle loro compagne.3 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/41 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/42 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/43 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/44 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/45 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/46 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/47 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/48 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/49 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/50 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/51 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/52 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/53 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/54 Pagina:Luchini - Il problema dei diritti della donna, Sansoni, Firenze, 1877.djvu/55 invece si disse costretto a confessare, nonostante la reverenza per l’amico estinto, che lo Stuart Mill si era ingannato, e che se egli votò in favore, votò con gran dubbio, e più per simpatia per lo Stuart Mill che per la proposta con cui era allora identificato. Ma se allora aveva dubbii, adesso non ne aveva più; la proposta essendo fondata sopra una proposizione, che al signor Bright pareva insostenibile e contradetta dalla universale esperienza; la proposizione cioè, che fra i due sessi esista ostilità. Con la stessa ragione, esclamava, si potrebbe dire che le leggi che sono fatte dai maggiori di età, sacrificano i minori, e che anche questi dovrebbero avere una rappresentanza in Parlamento!
Riconosceva anch’egli assurdo, e in ogni caso impossibile, fermarsi alle non maritate; cagione di discordie dare il voto alle maritate. Il carattere della donna sarebbe assai peggiorato, egli diceva, portandola nelle lotte politiche e specialmente nelle elettorali; alle quali, egli aggiungeva, molti membri di questa Camera non possono tornare col pensiero senza provare un sentimento di disgusto e anche di umiliazione. Desiderano essi veder mescolate nello eccitamento, nelle turbolenze, ed anco nelle umiliazioni delle lotte elettorali, le mogli, le figlie e le sorelle? Concludeva col dire che la riforma sarebbe riuscita oziosa. Per una inalterabile legge di natura la forza sarà sempre più forte della debolezza, e per assoluta necessità di natura l’uomo più forte finirà sempre col prevalere. Espresse il suo rammarico nel doversi separare dagli antichi amici.4
La discussione era stata protratta fino alle 6 del mattino; si venne ai voti, e 152 furono per l’approvazione, 239 pel rigetto. Grazie in gran parte al Bright, la maggioranza contraria da 35 era salita a 87.
I giornali del domani annunziavano, con commenti secondo i gusti, l'esito della votazione aspettata in tutta Inghilterra. Il dissidente John Bright era fatto segno alle ire senza fine di Miss Becker e delle sue ardenti partigiane.
- ↑ The Cabinet lawyer a popular digest of the laws of England. London, Longmans.
- ↑ The conduct of the female agitators of the present day is so diametrically opposed to every attribute of the female caracter, that it would have been only honest, when they cast aside those qualities which render women attractive, if they resigned, at the same time, all claim to be considered of that sex also; and had proclamed themselves - what they really are - a new order of beings endeavouring to establish an entirely new order of things, and that of such nature as to aim the destruction of all established law, and to recreate government on a system favourable only to their own idiosyncracies. (Women’ s Rights, by a womanly voman; London, 1872).
- ↑ Un pensiero presso a poco simile trovasi espresso da Plutarco in una lettera a Pollione: «Rendete familiari alla moglie i migliori
- ↑ Fu detto da qualche giornale l'anno scorso, e mi ha anche recentemente assicurato un magistrato inglese, che la ragione più forte che determinò il Bright a mutare opinione, fosse questa: che egli e i più del partito innovatore democratico si sono persuasi che la estensione alle donne del voto politico sarebbe un provvedimento al sommo conservativo. Che ne penseranno, a suo tempo, i partiti in Italia? A suo tempo, dico, cioè quando i partiti politici si formeranno sopra un pensiero?