Il pastor fido (Laterza, 1914)/Argomento

Argomento

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Il pastor fido Prologo

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ARGOMENTO

Sacrificavano gli arcadi a Diana, loro dea, ciascun anno una giovane del paese; così gran tempo avanti, per cessar assai piú gravi pericoli, dall’oracolo consigliati, il quale indi a non molto, ricercato del fine di tanto male, aveva loro in questa guisa risposto:

     Non avrá prima fin quel che v’offende,
che duo semi del ciel congiunga Amore;
e di donna infedel l’antico errore
l’alta pietá d’un pastor fido ammende.

Mosso da questo vaticinio, Montano, sacerdote della medesima dea, sì come quegli che l’origine sua ad Ercole riferiva, procurò che fosse a Silvio, unico suo figliuolo, sì come solennemente fu, in matrimonio promessa Amarilli, nobilissima ninfa e figlia altresì unica di Titiro, discendente da Pane: le quali nozze, tutto che instantemente i padri loro sollecitassero, non si recavano però al fine desiderato; con ciò fosse cosa che il giovinetto, il quale niuna maggior vaghezza aveva che della caccia, dai pensieri amorosi lontanissimo si vivesse. Era intanto della promessa Amarilli fieramente acceso un pastore nominato Mirtillo, figliuolo, come egli si credea, di Carino, pastore nato in Arcadia, ma che da lungo tempo nel paese di Elide dimorava; ed ella amava altresì lui, ma non ardiva di discovrirglielo per timor della legge, che con pena di morte la femminile infedeltá severamente puniva. La qual cosa prestando a Corisca molto comoda occasione di nuocer alla donzella, odiata da lei per amor di Mirtillo, di cui essa capricciosamente s’era invaghita, sperando, per la morte della rivale, di vincer piú agevolmente la costantissima fede di quel pastore, in guisa adopra con sue menzogne ed inganni, che i miseri amanti incautamente e con intenzione da quella, che vien loro imputata, molto [p. 4 modifica] diversa, si conducono dentro ad una spelonca, dove, accusati da un satiro, ambeduo sono presi, ed Amarilli, non potendo giustificare la sua innocenza, alla morte vien condennata. La quale ancora che Mirtillo non dubiti lei troppo bene aver meritata ed egli, per la legge che la sola donna gastiga, sappia di poterne andar assoluto, delibera nondimeno di voler morire per lei, sì come di poter fare dalla medesima legge gli è conceduto. Sendo egli dunque da Montano, a cui per essere sacerdote questa cura s’appartenea, condotto alla morte, sopraggiunto in questo Carino, che veniva di lui cercando, e vedutolo in atto agli occhi suoi non meno miserabile che improviso, sì come quegli che niente meno l’amava che se figliuolo per natura stato gli fosse, mentre si sforza, per camparlo da morte, di provare con sue ragioni ch’egli sia forestiero e perciò incapace a poter esser vittima per altrui, viene, non accorgendosene egli stesso, a scoprire che ’l suo Mirtillo è figliuolo del sacerdote Montano. Il quale suo vero padre, rammaricandosi di dover esser ministro della legge nel proprio sangue, da Tirenio, cieco indovino, vien fatto chiaro colla interpretazione dell’oracolo stesso non solo repugnare alla volontá degli iddii che quella vittima si consagri, ma essere eziandio delle miserie d’Arcadia quel fin venuto, che fu loro dalla divina voce predetto. Colla quale mentre tutto il successo vanno accordando, conchiudono che Amarilli d’altrui non possa né debba essere sposa, che di Mirtillo. E perché poco innanzi Silvio, credendosi di saettare una fèra, avea piagata Dorinda, miseramente accesa di lui, e per cotale accidente la solita sua durezza in amorosa pietá cangiata, poiché giá era la piaga di quella ninfa, che fu creduta mortale, ridotta a termine di salute, ed era di Mirtillo divenuta sposa Amarilli, anch’esso, giá fatto amante, sposa Dorinda. Per cagione de’ quali oltre ad ogni loro credenza felicissimi avvenimenti ravvedutasi al fin Corisca, dopo l’aver trovato dagli amanti sposi perdono, tutta racconsolata, ancor che sazia del mondo, si dispone di cangiar vita. [p. 5 modifica]

PERSONAGGI

Alfeo, fiume d’Arcadia.
Silvio, figlio di Montano.
Linco, vecchio, servo di Montano.
Mirtillo, amante di Amarilli.
Ergasto, compagno di Mirtillo.
Corisca, innamorata di Mirtillo.
Montano, padre di Silvio, sacerdote.
Titiro, padre d’Amarilli.
Dameta, vecchio, servo di Montano.
Satiro, vecchio, amante giá di Corisca.
Dorinda, innamorata di Silvio.
Lupino, capraio, servo di Dorinda.
Amarilli, figlia di Titiro.
Nicandro, ministro maggiore del sacerdote.
Coridone, amante di Corisca.
Carino, vecchio, padre putativo di Mirtillo.
Uranio, vecchio, compagno di Carino.
Messo.
Tirenio, cieco, indovino.
Coro di pastori.
Coro di cacciatori.
Coro di ninfe.
Coro di sacerdoti.

La scena è in Arcadia.