Il milione (Laterza,1912)/CXXIX
Questo testo è completo. |
◄ | CXXVIII | CXXX | ► |
CXXIX (cl)
Della cittá chiamata Cinghingiu (Cingingiu).
Quando l’uomo si parte di Cinghiafu, e’ va tre giornate verso isciroc tuttavia trovando cittá e castella assai, di gran mercatanzia e d’arti; e sono idoli, e sono al Gran Cane: la moneta hanno di carte. Di capo di queste tre giornate si truova la cittá di Cinghingiu, ch’è molto grande e nobile; 1 e sono come gli altri d’ogni cosa, e hanno da vivere d’ogni cosa assai. Una cosa ci aviene che io vi conterò. Quando Baiam, barone del Gran Cane, prese tutta questa provincia, poi ch’ebbe presa la cittá mastra, mandò sua gente a prendere questa cittá; e questi s’arenderono. Come furono nella terra, trovarono sí buono vino, che s’inebriarono tutti, e stavano come morti, sí forte dormivano; e2 costoro, veggiendo questo, uccisongli tutti in quella notte, sí che niuno ne scampò, [e non dissoro nè bene nè male sí come uomeni morti]. E quando Baiam, signore dell’oste, seppe3 questo, mandovvi molta gente e fecela prendere per forza; e, preso la terra, tutti gli missono al taglio delle ispade. Or ci partiamo di qui, e dirovvi di un’altra cittá che ha nome Signi (Sugiu).
- ↑ Berl. Pad. e sono molte cazason e oxelason, e abondanzia de tute vituarie; e sono una tera molto obertosa. E diròve una cosa che feno quelli dela zitade. Quando Baian andava conquistando la provinzia de Mangi per el Gran Can, el mandò una zente che era apelada «alani» a prender questa zità, e erano cristiani. Questi alani conbaterono la zità, e si la preseno...
- ↑ Berl. quando veteno che... i erano cussi conzi, non induxiò, ma subito...
- ↑ Berl. che quelli dela zita aveano morti i suo’ omeni...