Il milione (Laterza,1912)/CLXXVIII
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CLXXVIII (CCXVI)
Delle parti di verso tramontana.
In tramontana si ha uno re ch’è chiamato lo re Conci, e sono tarteri,1 e sono genti molto bestiali. Costoro si hanno un loro domenedio fatto di feltro, e chiamanlo Fattigai (Natigai), e fannogli anche la moglie. E dicono che sono l’iddii terreni, che guardano tutti i loro beni terreni; e2 cosí li danno mangiare, e fanno a questo cotale iddio secondo che fanno gli altri tarteri, de’ quali v’abbiamo contato adrietro. Questo re Conci è della ischiatta di Cinghi Cane, ed è parente del Gran Cane. Questa gente non hanno cittá nè castella, anzi si stanno sempre o in piani o in montagne. E sono grande gente delle persone: vivono di latte di bestie e di carne: biada non hanno. E non son gente che mai facciano guerra ad altrui, anzi istanno tutti in grande pace. E hanno molte bestie3, ed hanno orsí che sono tutti bianchi e sono lunghi venti palmi, ed hanno volpi che sono tutte nere, e asini salvatichi assai, e hanno giambelline, cioè quelle di che si fanno le care pelle, che una pelle, da uomo, vai bene mille bisanti, e vái hanno assai4. Questo re si è di quella contrada, dove i cavagli non possono andare, perciochè v’ha grandi laghi e molte fontane, e soavi i ghiacci sí grandi, che non vi si può menare cavallo. E dura questa mala contrada tredici giornate; ed in capo di ciascuna giornata si ha una posta, ove albergano i messi, che passano e che vengono. E a catuna di queste poste istanno quaranta cani5, gli quali istanno per portare gh messaggi dall’una posta all’altra, sí com’io vi dirò. Sappiate che queste tredici giornate si sono due montagne, e tra queste due montagne si ha una valle, e in questa valle è sí grande il fango e il ghiaccio, che cavallo non vi potrebbe andare; e fanno ordinare6 tregge sanza ruote, che le ruote non vi potrebbono andare, peroch’elle si ficcherebbono tutte nel fango, e per lo ghiaccio correrebbono troppo. In su questa treggia pongono un cuoio d’orso, e vannovi suso questi cotali messaggi. E questa treggia mena sei di questi cani, e questi cani sanno bene la via, e vanno infino all’altra posta; e cosí vanno di posta in posta tutte queste tredici giornate di quella mala via;7 e quegli che guarda la posta si monta in su ’n una altra treggia, e menangli per la migliore via. E sí vi dico che gli uomeni che stanno su per queste montagne sono buoni cacciatori, e pigliano di molte buone bestiole, e fannone molto grande guadagno, sí come sono giambellini e vái ed ermellini e coccolini e volpi nere e altre bestie assai, onde si fanno le care pelli. E piglianle in questo modo: ch’e’ fanno loro reti, che non ve ne può campare veruna. Qui si ha grandissima freddura8. Andiamo piú innanzi, e udirete quello che noi trovamo, ciò fu la Valle iscura.
- ↑ Berl. * ma li oserva como (Cinchins Can) e de altri veri tartari.
- ↑ Berl. quando i manzano alcuna cossa, i onzeno la boca de quel dio. E fano la vita bestial... Questo re non a zitade nè casteli, ma stano senpre in gran pianure e nelli monti...
- ↑ Berl. Pad. zoè buo’, ganbelli, cavali e moltoni, e molte altre bestie asai. El gh’è orsi..., volpe... nere e molto grande...
- ↑ Berl. Pad. e rati de faraon grandi, in grande abondanzia. I (ne) vivano li tuto l’instade, (perchè) sono molto grandi. Elli (áno) grande abondanza de salvadesine, perchè la contrá è molto salvadega. Soto la segnoria de questo re è una contrá, che nesuno non può andar a cavallo, perchè a molti laghi e molte fontane, ed è sí gran giaze... e fanghi, sí che...
- ↑ Pad. * che sono puoco menor de aseni.
- ↑ Pad. traze (Fr. treies).
- ↑ Pad. Questi cani non vano se non da una posta a l’altra, e a zascaduna posta canbiano traza e cani.
- ↑ Berl. * per el fredo è lá i fano le suo’ case soto tera, e continuamente stano soto tera.