Il milione (Laterza,1912)/CLXXVI

CLXXVI. Della Gran Turchia

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CLXXVI. Della Gran Turchia
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CLXXVI (CXCVIII-CC)

Della Gran Turchia.

Turchia si ha un re c’ha nome Caidu, lo quale è nipote del Gran Cane,1 che fu figliolo d’uno suo fratello cugino. Questi sono tarteri, valentri uomeni d’arme, perchè sempre istanno in guerra e in brighe. Questa Gran Turchia è verso maestro. Quando l’uomo si parte da Curmaso2 e passa per lo fiume di Geon, e dura di verso tramontana insino alle terre del Gran Cane, sappiate ch’e’ truova Caidu. E tra questo Caidu e lo Gran Cane si ha grandissima guerra, perchè Caidu vorebbe conquistare parte delle terre del Cattai e de’ Magi; ma il Gran Cane3 vuole che lo sèguiti, sí come fanno gli altri che tengono terra da lui: questi nol vuol fare, perchè non si fida, e perciò sono istate tra loro molte battaglie. E si fa questo re Caidu bene centomila cavalieri; e piú volte hae isconfitto i baroni e i cavalieri del Gran Cane, perciochè questo re Caidu è molto prode dell’arme, egli e sua gente. Or sappiate che questo re Caidu avea una sua figliuola, la quale era chiamata in tartaresco Aigiarne (Aigiaruc): cioè viene a dire in latino «lucente luna». Questa donzella era sí forte che non si trovava persona che vincere la potesse di veruna prova. Lo re suo padre sí la volle maritare: quella disse che mai non si mariterebbe, s’ella non trovasse un gentile uomo che la vincesse di forza o d’altra pruova. Lo re4 si le avea largito ch’ella si potesse maritare a sua volontá. Quando la donzella ebbe questo dal re, sí ne fu molto allegra; e allora mandò per tutte le contrade, che, se alcuno gentile uomo fosse che si volesse provare colla figliuola [p. 252 modifica]del re Caidu, si andasse a sua corte, sappiendo5 che, qual fosse quegli che la vincesse, ella il terrebbe per suo marito. Quando la novella fu saputa, per ogni parte eccoti venire molti gentili uomeni alla corte del re.6 Or fu ordinata la pruova in questo modo. Nella mastra sala del palagio si era lo re e la reina con molti cavalieri e con molte donne e donzelle: ed ecco venire la donzella tutta sola, vestita d’una cotta di zendado molta acconcia. [La donzella era molto bella e ben fatta di tutte bellezze.] Or conveniva che si levasse il donzello, che si voleva provare con lei, a questi patti com’io vi dirò: che, se ’l donzello vincesse la donzella, ella lo doveva prendere per suo marito, ed egli dovea avere lei per sua moglie; e se cosa fosse che la donzella vincesse l’uomo, si conveniva che l’uomo desse a lei cento cavalli. E in questo modo avea la donzella guadagnati bene diecimila cavagli. E sappiate che questo non era maraviglia, che questa donzella era sì ben fatta e sì informata, ch’ella pareva pure una gigantessa. Eravi venuto un donzello, lo quale era figliuolo del re di Fumar, per provarsi con questa donzella; e menò seco molta bella e nobile compagnia, e si menò mille cavagli per mettere alla pruova: ma ’l cuore li stava molto franco di vincere, e di ciò gli pareva essere troppo bene sicuro. E questo fu nel mcclxxx anni. Quando il re Caidu vidde venire questo donzello, sì ne fu molto allegro, e molto disiderava nel suo cuore che questo donzello la vincesse, percioch’egli era bel giovane e figliuolo di un gran re 7: e allora si fece pregare la figliuola che si lasciassi vincere a costui. Ed ella sì rispuose: — Sappiate, padre, che per veruna cosa del mondo non farei altro che diritto e ragione. — Or eccoti la donzella entrata nella sala alla pruova: tutta la gente che stava a vedere pregavano che desse a perdere alla donzella, acciochè cosí bella [p. 253 modifica]coppia fossero accompagnati insieme. E sappiate che questo donzello era forte e prode, e non trovava uomo che ’l vincesse, nè che si potesse con lui in ogni pruova.8 Or vennono insieme il donzello e la donzella alle prese, e furonsi presi insieme alle braccia, e feciono una molto bella incominciata: ma poco durò, che convenne pure che il donzello perdesse la prova. Allora si levò in sulla sala il maggior duolo del mondo, perchè il donzello avea cosí perduto, ch’era uno de’ piue belli uomeni che vi fosse ancora venuto o che mai fosse veduto. E allotta ebbe la donzella questi mille cavalli, [e '1 donzello si partio, ed andossene in sua contrada molto vergognoso]. E voglio che voi sappiate che lo re Caidu menò questa sua figliola in piú battaglie: e quando ella era alla battaglia, ella si gittava tra’ nemici sí fieramente,9 che non era cavaliere sie ardito nè sí forte ch’ella noi prendesse per forza e menavalo via; e faceva molte prodezze d’arme. Or lasciamo di questa materia, e udirete d’una battaglia che fu tra lo re Caidu ed Argo (Argon), figliuolo dello re Abaga, signore del Levante.

  1. Berl. perch’el fo fio del fio de (Ciagatai), zerman (carnal) del Gran Can, el qual àno molte zitade e casteli, et è gran signor et era tartaro, e la suo’ zente...; e questo Caidu non ebe mai paxe con el Gran Can, ma continuamente guera.
  2. Berl. la Gran Turchia sono oltra el fiume de Gion... Questo Caidu... el vene in discordia con el Gran Can, Caidu domandava ch’el volea la so’ parte de quello che l’avea conquistado, e massimamente dela provinzia del Cattalo e del Mangi.
  3. Berl. * disse ch’elo i [non] voleva dar tanto quanto ai altri so’ fidi, e ch’el dovesse andar ala so’ corte a conseio, quando lui mandasse per elo; e voleva che l’obedisse come feva i altri suo’ baroni. E per questo muodo el gran signor disse ch’elo [non] i voleva dar la so’ parte che l’avea acquistato. E Caidu, el qual... non se confidava (del so) avo (zio), disse ch’el non anderia mai da lui, e volevalo obedir: (ma) mai andar ala so’ corte, perchè temea che no ’l fesse morir. E el gran signor tegnia tuto l’ano el suo exerzito atorno le tere de Caidu, azò che Caidu non podesse far dano ale suo’ tere. E pixor volte Caidu conbatè... E sapiè che Caidu avea ben zentomilia cavalli, i quali iera molto valenti e usi in bataia. Or diremo de algune bataie fate tra el gran signor e re Caidu. E prima diremo como i vano in bataia. Zascadun de lor porta quaranta (soixante) sagete in bataia, dele qual vinti (trente) sono menor, per caxon de passar; le altre sono mazor, e àno uno fero largo, e queste le zetano quando i sono apreso. E, quando i àno gitade tute le sagite, i fica man ale spade e ale maze de fero, e sì se dano de gran percosse. Or abiamo dito como i vano ala bataia; mò torneremo alla nostra materia. Or adevene che (nel 1266) questo re Caidu con li suo’ parenti, deli quali uno nomea (Iesudar), congregò una gran quantitá de zente, e andò sopra i sorastanti del gran signor, i quali iera suo’ parenti ed era gran signori: l’uno nomeva (Cibai) e l’altro (Ciban), ed era fioli de (Ciagatai), el qual fo Cristian batizado, fradel carnal del gran signor (Cublai). Questo Caidu (conbatè) con questi do sorastanti, i quali avevano zente assai, per tal che l’una parte e l’altra funo zentomilia cavalieri, I quali insembre crudelmente conbatèno, e d’una parte e de l’altra molti ne fo morti; e finalmente re Caidu tene la bataia e fexe gran dano a quela zente. E vedendo zio i prediti zermani, i quali era cuxini del re Caidu, scanpò senza algun dano e inpazo dela persona; i quali avea [molti] boni cavalli. E, finita che fo sta bataia, el re tornò ala so’ patria, e stete do ani in paxe, fra i quali non fexe guera, ni (el Gran Can) non congregò mai exerzito. Or adevene che, in cavo de do ani, re Caidu asunò grando exerzito, per tal che l’ave gran quantitá de cavalieri. El saveva che a (Caracoron) iera el fiol del gran signor, el quale avea nome (Nomogan), e con quello iera (un fiol del) fiolo del prete Zane; e questi do sorastanti avea una gran zente da cavallo. E quando re Caidu ave congregado la suo’ zente, el se partì del suo reame, e mèssese in camin; e caminò tanto ch’el vene apresso Caracoron, lá dove i duo baroni stava con el suo grando exerzito. E quando questi do baroni, zoè el fiol del gran signor e ’l fiol (del fiolo) del prete Zane sapeno comò Caidu ierano vegnudo in la so’ patria con tanta moltitudine de zente per... conbater con quelli, subito i se aparechiò con la so’ zente, i quali ierano da sesantamilia cavalieri; i quali, quando i fono aparechiadi, si andò contra i suo’ nemixi. E tanto camino che i fono a luogo per spazio de diexe mia (Fr. près au roi Caidu á dix miles), e lá stete el canpo. E lo re Caidu in quela medema pianura iera con tuta la so’ zente, e l’una parte e l’altra fono ala bataia. E fra el (nel) terzo di dapuò el fiol del gran signor e quelo del prete Zane iera vegnudi, in quella matina una parte e l’altra fo ala bataia. Ma alguno avantazo non furono (dall’una zente a l’altra), perchè in cadauna dele parte ierano ben sesantamilia cavalieri, i quali ierano ben in ponto de tute arme. E d’una parte e l’altra fono aparechiade le suo’ schiere, le qual ierano siè in zascaduno quaro e aveano zascaduno boni condutori. E quando queste do parte fono aparechiade, e’ non aspetava se no de tocar le nacare, perchè i tartari non sono ardidi de comenzar la bataia se non oldeno sonar le nacare. E áno tal uxanza: che, quando i sono schieradi che i aspetano la bataia, fina che le nacare comenza, i sona e canta con quatro corde (Fr. lor estrumens de deus cordes) molto dolzemente, e aspetano continuamente la bataia. E per questa uxanza tute do le parte, ch’erano aschierade aspetando la bataia e ’l son dele nacare, cantava sí dolzemente ch’el iera una cosa meraveiosa d’aldir. E quando i fono stado uno poco, una dele parte (Fr. d’andeus pars) comenzò a sonar le nacare, e la zente non fexe alguna demora; ma una zente con l’altra crudelmente comenzò la bataia, per tal che gran parte fono morti e feridi. Senza dubio re Caidu... fexe gran prodeze, e s’el non fosse stado (Fr. s’en son corz seulamant ne fust), seria scanpado del campo, sí che in tute cose refrancava la so’ zente, confortandola sí che valentemente conbateva. Da l’altra parte el fiol del gran signor e ’l fiol del prete Zane se portò ben in tute cose, sí che questa fo una crudelissima e pesima bataia, perchè zascaduno se forzava con tute le so’ posse di conbater (Fr. metre a desconfiture le une jens les autres). Ma questo niente non valse; onde la bataia durò fin a vesporo, e una parte e l’altra non se potè descazar del campo; ma da una parte e l’altra ne fo tanti morti ch’el fo una cossa spaventosa a veder; onde ognuno se partîro e tornò ai lor canpi, perchè zascaduno avea bixogno di posarse. E la matina el re Caidu intese come el gran signor avea radunado uno grando exerzito per piarlo: infra sè disse che ’l non era piú tenpo de aspetare, e subito se armò con suo’ zente, e montò a cavallo e sí se messe in camino per andar in la so’ patria. E quando el fiol del signor e quelo (Fr. le nevo) del prete Zane vete che re Caidu con la so’ zente se partivano, non volse seguirli, per esser tropo stanchi. E ’l re Caidu con la so’ zente cavalcò tanto per lor zornade, ch’i pervenero ale zitade de Turchia, a Samarcand, e lá stete per algun tenpo, e non se curava del gran dano l’avea fato al gran signor. (Fr. Et iluec demore auques, qe ne fait gere). Onde, ziò sapiando el gran signor, avè gran ira de questo Caidu, el quale continuamente danizava la suo’ zente e tere; e se ’l non fosse stado suo nevodo, el non averla posudo canpar che ’l non fosse stato morto (messo) a mala morte. Ma la carne i doleva (lo stringeva) forte; e per questo muodo el scanpò dale suo’ mano. Or lasseremo questo, e diremo dele prodeze dela fiola del re Caidu.
  4. Berl. li dete libertade.
  5. Berl. che la podesse venzer per forza, lei el torave per marito.
  6. Berl. i quali se provò con lei. El re con molta zente iera in la sala del palazo, dove che erano le damixele.
  7. Berl. un fiol d’uno gran re rico (Fr. il nome è lasciato in bianco), el qual iera uno nobel zovene.
  8. Berl. si se afrontò insenbre... Dapuò che tuti do fono prexi insenbre ale braze, s’andavano tirando or qua or lá: pur adevene che la fia del re avense, e quelo mise in tera.
  9. Berl. e prendea uno cavalier per suo’ forza, e menavelo prexon ale suo’ zente.