Il marito amante della moglie/Atto terzo/Scena seconda
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Beatrice e Detti.
- (Beatrice entra colla lettera in mano e la porge senza parlare a Fulgenzio)
- Fulgenzio
- Che cos'è?
- Beatrice
- Legga.
- Fulgenzio
- (finge sorpresa)
- Oh! vostro marito!
- Beatrice
- Sissignore.
- L'ha portata, ora fa un momento, un servitore
- Di piazza.
- Fulgenzio
- Vi domanda perdono... si confessa
- Colpevole...
- Beatrice
- Fa grazia...
- Fulgenzio
- Prega gli sia concessa
- Facoltà di vedervi... È un evento insperato...
- Io, già, l'ho sempre detto che sarebbe tornato.
- Beatrice
- Ha un coraggio!
- Fulgenzio
- Che fare?
- Beatrice
- Ma! lo domando a lei...
- Fulgenzio
- Cavalier, che ne dite?
- Asdrubale
- Dirò... dico.. direi...
- Ho detto
- (fra sè)
- Sudo freddo.
- Fulgenzio
- Sembra proprio pentito.
- Beatrice
- Le pare? Ed a me, invece, par due volte impazzito.
- Fulgenzio
- Impazzì abbandonandovi, tornando rinsavisce.
- Beatrice
- Un pazzo di dieci anni inganna se guarisce.
- Fulgenzio
- Non volete riceverlo?
- Beatrice
- Anzi.
- Fulgenzio
- Questo biglietto
- L'avete letto bene?
- Beatrice
- Pensi se non l'ho letto!
- Fulgenzio
- Dice:
- (legge)
- «Sono sicuro che manteneste intero
- «L'onore del mio nome, che neanche il più leggero
- «Dubbio...»
- Beatrice
- Lo so a memoria.
- Fulgenzio
- (ad Asdrubale)
- Vedrete i buoni effetti.
- (a Beatrice)
- Ebbene?
- Beatrice
- Ho provveduto.
- Fulgenzio
- Grazie, nipote.
- Beatrice
- Aspetti.
- Asdrubale
- Ahi!
- Beatrice
- Dopo le spiacevoli parole di ier sera
- Avevo dato l'ordine alla mia cameriera
- Di respingere il conte di Monfiorito quando
- Si fosse presentato.
- Fulgenzio
- Bene.
- Beatrice
- Questo comando
- Era un libero omaggio reso ai miei due diletti
- Amici e consiglieri.
- Fulgenzio
- Grazie, nipote.
- Beatrice
- Aspetti.
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Va male...
- Beatrice
- Dopo ch'ebbi l'invidiabile sorte
- Di leggere la lettera del mio signor consorte,
- Alla mia cameriera formale ordine ho dato
- Di ricevere il conte.
- Fulgenzio
- Come?
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Siete suonato.
- Fulgenzio
- Lo scherzo...
- Beatrice
- Non è scherzo.
- Fulgenzio
- Allora è pazzia vera.
- Beatrice
- A mezza impertinenza, impertinenza intera.
- Fulgenzio
- L'immaginarvi onesta è così grave offesa?
- Beatrice
- Il chiedermene conto è una strana pretesa.
- Fulgenzio
- Di ricevere il conte ieri vi era permesso.
- Beatrice
- Mi è permesso due volte di riceverlo adesso.
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Non ne farete nulla.
- Fulgenzio
- (a Asdrubale)
- Venitemi in aiuto,
- Ditele una parola.
- Asdrubale
- (allo stesso)
- Se l'avete voluto...
- Fulgenzio
- Un marito colpevole è pur sempre un marito.
- Torna...
- Beatrice
- Non tornerebbe se non fosse partito.
- Fulgenzio
- La colpa e il pentimento vi fan l'effetto istesso?
- Beatrice
- Dovea restare allora, o non tornare adesso.
- E poi chi di un possibile inganno mi assicura?
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Ahi!
- Fulgenzio
- (a Asdrubale)
- Zitto!
- Beatrice
- Chi mi dice che questa è sua scrittura?
- Forse ch'io la conosco?
- Asdrubale
- (fra sè)
- Non so dir quel che provo,
- Ma soffro.
- (un servo entra con una lettera)
- Beatrice
- Un'altra lettera? Mio marito... di nuovo?
- Fulgenzio
- Come?
- Beatrice
- Guardi...
- Fulgenzio
- Albavilla!
- Asdrubale
- Albavilla! Oh!
- Fulgenzio
- Guardate...
- Asdrubale
- È vero...
- Beatrice
- Che mi scrive?
- (legge)
- «Avendo consumate
- «Le mie sostanze, a fine di campare la vita
- «Parto pel nuovo mondo. Ve ne faccio avvertita
- «Per vostra norma. Conte Ottavio d'Albavilla.»
- (silenzio)
- Signor zio...
- Fulgenzio
- Non comprendo...
- Beatrice
- Neanch'io.
- Asdrubale
- (fra sè)
- Non ho una stilla
- Di sangue nelle vene.
- Beatrice
- (guardando la lettera)
- Da Vienna!
- Servo
- L'ha mandata
- Un cavaliere al quale l'aveva consegnata
- Il conte d'Albavilla a Vienna.
- Beatrice
- Ma... il latore?
- Servo
- Ah!... un servo di locanda.
- Beatrice
- Bene.
- (il servo esce)
- Beatrice
- (a Fulgenzio)
- Faccia il favore,
- Mi dia il primo biglietto.
- Fulgenzio
- Non so dove l'ho messo.
- Beatrice
- Se l'ha in mano...
- (lo prende)
- Asdrubale
- Imbecille!
- Beatrice
- Vediam. Non è lo stesso
- Carattere...
- Fulgenzio
- Possibile!
- Beatrice
- A lei... L'uno è rotondo
- Mentre l'altro è allungato.
- Fulgenzio
- Confondete.
- Beatrice
- Confondo?
- Fulgenzio
- Ci si vede l'impronta di un'identica mano.
- Guardate, cavaliere.
- Asdrubale
- Sì... c'è un nesso... lontano...
- Beatrice
- Molto lontano.
- Asdrubale
- Basta certe volte una penna...
- Beatrice
- Difatti una è datata di qui, l'altra da Vienna.
- D'altronde il contenuto lo dimostra abbastanza;
- Nè certo è nel carattere la maggior dissonanza.
- Qui sotto c'è un tranello.
- Asdrubale
- (fra sè)
- Ahi!
- Fulgenzio
- (tirandolo per la falda)
- Zitto!
- Asdrubale
- (adiratissimo e piano)
- Siete un bue!
- Beatrice
- O una lettera è falsa, o lo son tutte e due.
- Fulgenzio
- Chi volete che ardisca...
- Beatrice
- Non so nè chi nè come.
- Trovo in calce a due lettere scritto lo stesso nome
- Da due mani diverse. Guardi questa scrittura:
- È la seconda... ferma, risoluta, sicura.
- Qui nè pensier nè mano nè penna hanno tremato...
- È un gentiluom che scrive. Sarà un tristo sfrontato,
- Ma un gentiluomo. Guardi la prima, ora.
- Asdrubale
- (fra sè)
- La mia!
- Beatrice
- Non si legge evidente la tema e la bugia?
- Guardi come la mano tremolante trascina
- E ingobbisce le lettere... C'è un'anima piccina
- In questo scritto, un core plebeo, subdolo, vile...
- Asdrubale
- Ma...
- Fulgenzio
- (ad Asdrubale)
- Zitto!
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Scoppio, scoppio...
- Fulgenzio
- (allo stesso)
- Per carità!
- Beatrice
- E lo stile...
- Asdrubale
- Oh lo stile, io non c'entro, ci pensi lui.
- Beatrice
- Che? Zio!...
- Cavaliere!... Nessuno risponde?...
- Asdrubale
- Dirò... io...
- È vero.
- Beatrice
- Questa lettera...
- Asdrubale
- Sì...
- Beatrice
- Fu scritta?...
- Asdrubale
- Da me!...
- Io sono il core subdolo, vile, plebeo...
- Beatrice
- Perchè?
- Fulgenzio
- (ad Asdrubale)
- Tacete.
- Asdrubale
- No, vi voglio rendere la moneta,
- E spifferarle tutto dall'a fino allo zeta.
- Ah! ingobbisco le lettere, tremando, e le strascino?
- Ah! mentisco, ho paura, ho l'animo piccino?
- Ah! mi fate strumento delle vostre follie,
- E poi tutte le pillole amare sono mie?
- Lo volevo io? parlate, lo volevo? cospetto!
- Non vi ho detto che... cento mila cose v'ho detto...
- Ma no: il signor Ripiego... il signore Spediente...
- Questa notte ho temuto di morir d'accidente!
- Perchè, quando la testa se ne va in processione...
- Ma è tempo che la dica anch'io la mia ragione:
- Certo, se il conte Gino è marito, l'afflitta
- Moglie... ed anche Maurizio... Ecco perchè l'ho scritta.
- Fulgenzio
- (allo stesso)
- Imbecille!
- Beatrice
- Marchese, è vero?
- Fulgenzio
- Non lo nego.
- Tentai condurvi al bene e mi fallì il ripiego.
- Beatrice
- Glie lo perdono in grazia della mala riuscita.
- Cavaliere, incoratevi, vi rimetto la vita.
- L'eloquenza che avete mostrata or fa un momento
- Mi pare arra sicura di serio pentimento.
- D'altronde della lettera è assai scemato il danno,
- E il mal che ne temetti mi fa dolce l'inganno.
- Rimane la seconda, l'unica ormai, la vera.
- Mio marito mi rende la padronanza intera
- Di me stessa; dal nodo maritale disciolta,
- Sono vedova o, meglio, fanciulla un'altra volta:
- Signor zio, qua la mano; torneremo a picchetti,
- A seste, a quinte...
- Un servo
- (entrando)
- Il conte di Monfiorito.
- Beatrice
- Aspetti.
- (a Fulgenzio)
- Le offro la man... ricusa? Anche voi, cavaliere?
- Asdrubale
- (baciandole ripetutamente la mano)
- Oh!
- Beatrice
- Basta. Non comprendo.
- Fulgenzio
- Io faccio il mio dovere.
- Beatrice
- La serietà che ostenta non mi par troppo acconcia.
- L'oltraggiata perdona: l'oltraggiator s'imbroncia?
- Fulgenzio
- Io faccio il mio dovere.
- Asdrubale
- (fra sè)
- A momenti lo batte!
- Beatrice
- Vorrebbe in cortesia dirmi che cosa ho fatto?
- Fulgenzio
- Non avete respinto il conte.
- Beatrice
- E ardisce ancora...
- Fulgenzio
- Sissignora!
- Asdrubale
- Testardo!
- Beatrice
- Pretender...?
- Fulgenzio
- Sissignora!
- Quando parla l'onore, ogni altro affetto è vano,
- Nè mi guadagna l'esca di un bacio sulla mano.
- Beatrice
- Ehi di là...? Dite al conte che non ricevo. Oh zio!
- Non cedo ai suoi comandi, cedo all'orgoglio mio...
- Non patisco sospetti, e sono assai dolente
- Nel veder che i più ingiusti mi vengon da un parente!
- Lei, che dovrebbe primo sorgere in mia difesa,
- Sceglie mostrarsi invece primo, solo, all'offesa!
- E quanto più deserta mi si mostra la vita,
- Tanto più il cor ferirmi di profonda ferita!
- (ad Asdrubale)
- Il vostro braccio, amico. Fra le prove di affetto,
- Agli occhi miei, marchese, la migliore è il rispetto.
- Asdrubale
- Servo suo...
- Fulgenzio
- Devotissimo.
- Asdrubale
- Mi rallegro...
- Fulgenzio
- Animale!