Il marito amante della moglie/Atto terzo/Scena quarta
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Gino - Beatrice.
- Beatrice
- Siamo soli. L'ascolto.
- Gino
- Le pervenne un biglietto
- Del conte d'Albavilla?
- Beatrice
- Eccolo.
- Gino
- Dov'è detto...
- Beatrice
- Che si reca in America.
- Gino
- Per sempre. Egli ha temuto
- Non le fosse per caso l'annunzio pervenuto,
- E mi scrisse pregandomi...
- Beatrice
- L'ebbi appunto stamane.
- Gino
- Povero conte Ottavio! Solo, in terre lontane...
- Beatrice
- Le resta altro ad aggiungere?
- Gino
- Altro.
- Beatrice
- (inchinandosi)
- Conte...
- Gino
- Mi manda
- Via? perchè?
- Beatrice
- Ma...
- Gino
- Ho diritto di far questa domanda:
- Ieri mi concedette quanto oggi mi ricusa.
- Perchè? non mi risponde? Chi, di che mi si accusa?
- Beatrice
- Nessun l'accusa.
- Gino
- E allora... che avvenne?
- Beatrice
- Nulla.
- (s'inchina come per partire)
- Gino
- Che!
- Mi tratta come l'ultimo degli esseri... perchè?
- Gentiluomo, ho diritto, dacchè a offendermi è intesa,
- Di conoscere almeno la cagion dell'offesa.
- Beatrice
- Mi parli di sua moglie, signor conte.
- Gino
- Di mia
- Moglie!
- Beatrice
- Sì. Le soccorre qualche nuova bugia?
- Gino
- Sono vedovo.
- Beatrice
- Ah, è vero, non me ne sovveniva...
- Me lo disse ier l'altro. Però sua moglie è viva.
- Gino
- Che?...
- Beatrice
- Fu dimenticanza o amor di simmetria?
- Mi ero data per vedova io pure... era bugia,
- E lei si tenne in obbligo di rispondermi in rima.
- Ha fatto egregiamente, e... amici come prima.
- Gino
- Contessa, io non comprendo...
- Beatrice
- Davvero?
- Gino
- Chi le apprese
- Questa fola?
- Beatrice
- Maurizio, che lo disse al marchese
- Mio zio.
- Gino
- Naturalmente ne avrà aggiunto il casato.
- Beatrice
- Non lo so.
- Gino
- La dimora...
- Beatrice
- Non glie l'ho domandato.
- Gino
- Mia moglie l'ho perduta da molto tempo.
- Beatrice
- Sì?
- Potrebbe mio marito dire anch'egli così.
- Gino
- Io ne piango la perdita. Era buona... era pia...
- Beatrice
- Faccia di consolarsene.
- Gino
- Oh mi rimandi via
- Piuttosto...
- Beatrice
- L'ho tentato invano, e non vorrei...
- Gino
- Giuro che sono solo al mondo come lei.
- Beatrice
- Perchè quest'insistenza? Chi le chiede ragione
- Dei fatti suoi? Non ho diritto nè intenzione
- D'interrogarlo. Al caso solamente è dovuto
- Se lei m'ha conosciuta e se io l'ho conosciuto.
- Ci imbattemmo un istante sullo stesso sentiero,
- Ed or ci se ne scosta d'intesa...
- Gino
- Non è vero!
- Lei non è più un'estranea per me, nè io per lei.
- Ai suoi dolori io piansi, ella ha cercato i miei.
- Il sentier dove insieme c'incontrammo, contessa,
- Fatalmente ci guida ad una meta istessa.
- Lei non passò, leggiera visione, alla sfuggita,
- Ma impresse una profonda orma nella mia vita.
- Ebbi da lei parole che avvincono: mi diede
- Di penetrar nell'intimo suo secreto... in mercede
- Dell'amor mio mi aperse il mite animo intero...
- Beatrice
- E che ne ottenni in cambio? inganni.
- Gino
- Non è vero!
- Le giuro che son solo, solo al mondo, che tutta
- La giovinezza mia fu in un giorno distrutta,
- Che vissi senza affetti, senza gioie, incurante
- Del futuro, mostrando impassibll sembiante,
- Ma invidiando in core, da mortal doglia offeso,
- Le serene dolcezze del ciel che mi è conteso.
- Non mi respinga, in grazia... creda che ne morrei..
- Mi dica che sofferse del dubbio ed anche lei
- Sente il destino... Lasci... la sua man nella mia...
- L'amor soltanto è vero, tutto il resto è follia.
- Anche voi, così bella, così giovine, e sola...
- Beatrice
- Oh la mia vita è molto triste!
- Gino
- Ma una parola
- D'amore è tal dolcezza che di tutto ripaga.
- Vi amo molto, Beatrice, e ho l'anima presaga
- Di una immensa ventura... M'inganno? Beatrice...
- Sì, siatemi pietosa. Quel silenzio mi dice
- Assai... non vi trattenga qualche ingiusto sospetto:
- Solo un sì... è così dolce... è così presto detto!
- Beatrice
- Ebbene... sì...
- Gino
- Ah!
- Beatrice
- Maurizio ha mentito, n'è vero?
- Gino
- Di certo.
- Beatrice
- Siete libero?
- Gino
- Son vostro prigioniero.
- Beatrice
- Voi siete proprio solo?
- Gino
- Proprio solo.
- Beatrice
- L'avete
- Molto adorata? molto?
- Gino
- Strana donna che siete!
- Beatrice
- È ver... tanto bisogna lasciarci.
- Gino
- Oh!
- Beatrice
- Certamente.
- Gino
- Perchè?
- Beatrice
- Non lo capite?
- Gino
- Io non capisco niente...
- Beatrice
- Voi non avete moglie, ma io pur troppo ho un marito...
- E debbo...
- Gino
- Il conte Ottavio è per sempre partito.
- Beatrice
- Che importa?
- Gino
- Abbandonandovi, la sua fede vi ha resa.
- Beatrice
- Può darsi... ma in ricambio non ho la mia ripresa.
- Gino
- Non dovete rispetto a una vana promessa.
- Beatrice
- Devo rispetto, e intendo di serbarlo... a me stessa.
- Gino
- (fra sè)
- Oh! possibile!
- (forte)
- E, amandomi, mi mandereste via?
- Beatrice
- Al cor non si comanda, ma il fatto è in mia balia.
- Gino
- Oh non lo posso credere...
- Beatrice
- Credetelo. E mi duole
- Assai sentir sul vostro labbro queste parole.
- Gino
- Mi amate?
- Beatrice
- Sì.
- Gino
- L'amore sè soltanto rispetta;
- Ed io voglio... Che fate?
- Beatrice
- Nulla. Chiamo Lisetta.
- Gino
- Osereste cacciarmi?
- Beatrice
- Costretta, in verità
- Non starei titubante un momento.
- Gino
- (avvicinandosi)
- Oh!
- Beatrice
- Ehi, di là?
- Gino
- (le prende tutte e due le mani e la bacia in fronte ripetutamente)
- Ah grazie, grazie, grazie!
- Beatrice
- Conte... Mio Dio... che fate...
- Gino
- Grazie, purezza, grazie, fede, grazie, ignorate
- Virtù...
- Beatrice
- Ma... conte... uscite. Qual delirio vi prende?
- Gino
- Come! vostro marito ritorna, e vi sorprende
- Mentre state parlando d'amor con...
- Beatrice
- Mio marito?
- Chi siete voi?
- Gino
- Non sono Gino di Monfiorito,
- Mi chiamo Ottavio...
- Beatrice
- Voi!
- Gino
- Arbitra di mia sorte
- Date la mia sentenza, o di vita o di morte!
- Qualunque sia, vi giuro fin d'ora che l'accetto...
- Col finto nome intesi mostrarvi il mio rispetto,
- E sicuro che un giorno avrò la vostra stima,
- Cercai di guadagnarmi l'amor vostro dapprima.
- Beatrice
- Al conte d'Albavilla l'amor mio non ho dato.
- Gino
- Oh non mi condannate senza aver giudicato...
- Beatrice
- Da dieci anni vi giudico, signore, e il cor mi dice
- Che non potrò mutare giudizio.
- Gino
- Beatrice...
- Beatrice
- Non vi faccio rimproveri. Sono troppo orgogliosa.
- Gino
- Leggete...
- (le porge un biglietto)
- Beatrice
- Che?
- Gino
- Leggete... Eravate mia sposa
- Da due minuti, quando questo foglio infernale
- Mi venne posto in mano. Giudicate.
- Beatrice
- Che vale?
- Gino
- Oh lo esigo! Il mio nome, che salvaste da tanto
- Oltraggio, me lo impone.
- Beatrice
- (legge)
- Che?
- Gino
- Non vi dico quanto
- Ho sofferto...
- Beatrice
- Io vi giuro, signore...
- Gino
- Oh voi mi avete
- Conservato l'onore dei miei padri... voi siete
- La mia salvezza... Ho tutto appreso; non vi rendo
- Grazie... non potrei farlo... Ma se anche il più tremendo
- Supplizio, il non vedervi mai più, per voi mi aspetta,
- Vi giuro che sarete nel mio cor benedetta
- Come una santa.
- Beatrice
- (fra sè)
- Piange...
- Gino
- E ora... addio...
- Beatrice
- Non vuol dire
- Nient'altro in sua difesa?...
- Gino
- (esitando, e combattuto crudelmente)
- No... piuttosto morire
- Che chiamarmi codardo alla vostra presenza.
- Addio.
- Beatrice
- Mi crede priva affatto d'indulgenza?
- Gino
- Ah!
- (tornando)
- Mi perdoni?... mi ami?... Sei mia!...