Il marito amante della moglie/Atto primo/Scena quinta
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Fulgenzio e Detti.
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Marchese,
- Sapete la piacevole notizia che m'apprese
- Il signore? Vi lascio indovinarla in cento,
- In mille, in dieci mila...
- Fulgenzio
- Eh, ditela.
- Gino
- Un momento.
- Asdrubale
- Vostra nipote è vedova.
- Fulgenzio
- (volgendosi a Gino)
- Possibile?
- Gino
- (ad Asdrubale)
- Signore,
- Mi compiaccio vederla di così allegro umore.
- Ma badi che non abbia a ridere ancor io.
- Del suo riso è cagione uno sbaglio, del mio,
- Se lei mi ci costringe, potrebbe esser cagione
- Il gusto soavissimo di darle una lezione.
- Asdrubale
- Sono già troppo vecchio per potere imparare.
- Gino
- Sono ancor troppo giovane per farmi corbellare.
- Fulgenzio
- Ma che cosa è seguito?
- Gino
- Mi spiego in due parole,
- Marchese. Sua... nipote, della quale mi duole
- Non conoscere il nome, mi disse, e, a quanto pare,
- Scherzando, di esser vedova: io volli interrogare
- Il signore, e ne ottenni...
- Fulgenzio
- Ma non è vero nulla,
- Sa, della vedovanza.
- Gino
- Ah!
- Fulgenzio
- Pur troppo...
- Asdrubale
- È fanciulla.
- Gino
- Fanciulla.
- Fulgenzio
- Veramente... sì...
- Asdrubale
- Quantunque il marito...
- Gino
- Il marito?
- Asdrubale
- (ridendo)
- Il marito.
- Fulgenzio
- (ridendo)
- Il marito.
- Gino
- Ho capito:
- Qui mi si piglia a gabbo...
- Asdrubale
- (fra sè)
- Ha una bizza arrabbiata.
- Fulgenzio
- Mia nipote è fanciulla, vedova, e maritata.
- Le spiegherò. Ed appunto perchè, grazie una tale
- Condizione, essa è esposta più di ogn'altra alle male
- Insidie ed ai sospetti, penso che sia dovere
- Di congiunto non farne mistero. Un cavaliere
- Sa qual rispetto debbasi all'illibata fama,
- Alla pace, al decoro, all'onor di una dama.
- Gino
- Benchè non meritata, accetto la lezione;
- La forma è più cortese forse che l'intenzione,
- Ma non devo indagarlo. Parmi, non fui leggiero.
- Per farmi rispettoso non occorre un mistero:
- Colle dame lo sono, lo fui sempre, è per questo
- Che esse si chiaman donne, ed io mi chiamo onesto.
- Fulgenzio
- Lo credo.
- Gino
- In conseguenza, signore, io la dispenso
- Da maggiori ragguagli. Mi è troppo chiaro il senso
- Di sue parole per accettar spiegazioni
- A cui non ho diritto.
- Asdrubale
- (fra sè)
- Se ne va.
- Fulgenzio
- Le ragioni
- Che mi han fatto parlarle...
- Gino
- Non le cerco.
- Fulgenzio
- Signore,
- Mi conceda che io sappia almen con chi ho l'onore...
- Gino
- Mi chiamo il conte Gino di Monfiorito.
- Fulgenzio
- Ed io
- Il marchese Fulgenzio di Roccantica, zio
- Della contessa d'Albavilla.
- Gino
- Che! Ha detto?
- Fulgenzio
- Della
- Contessa d'Albavilla.
- Gino
- Impossibile! quella
- Signora...
- Fulgenzio
- È mia nipote. Perchè tal meraviglia?
- Gino
- Albavilla!... o che forse c'è più di una famiglia
- Di tal nome?
- Asdrubale
- Una sola. Ma come?...
- Gino
- Che ha sposato...?
- Fulgenzio
- Un certo conte Ottavio, birbo matricolato.
- (Gino fa un vivissimo movimento d'indegnazione)
- Asdrubale
- Lo conosce?
- Gino
- Par caso... sì... lo incontrai... non so.
- Asdrubale
- Ha incontrato un bel mobile!
- Fulgenzio
- Oh! famoso!
- Gino
- Però...
- Asdrubale
- È suo amico, alle volte?
- Gino
- Amico..
- Fulgenzio
- E adesso, dove
- Sta?
- Gino
- Pel momento... ignoro.
- Asdrubale
- Va bene, buone nuove.
- Lei l'ha incontrato?...
- Gino
- A Vienna.
- Fulgenzio
- Dove, certo, rubava
- A man salva.
- Gino
- Signore!
- Asdrubale
- O almeno barattava
- Le carte.
- Gino
- Ma, signore!
- Asdrubale
- Lo difende?
- Gino
- Sicuro.
- Fulgenzio
- Badi a farsi del torto.
- Gino
- Oh! quanto a ciò, le giuro
- Che non può farmi torto prenderne le difese.
- Io lo conobbi onesto.
- Fulgenzio
- Uhm!
- Gino
- Leale.
- Asdrubale
- Uhm!
- Gino
- Cortese.
- Fulgenzio
- Anche cortese?
- Gino
- A segno, che dichiaro diretto
- A me qualunque oltraggio che lo tocchi.
- Asdrubale
- Cospetto!
- Non l'aveva incontrato solo per accidente?
- Gino
- Il gentiluom difende un gentiluomo assente.
- Fulgenzio
- Lei non sa le ragioni che ci dettano questo
- Linguaggio.
- Gino
- So che il conte Ottavio è un uomo onesto.
- Fulgenzio
- Chiama onesto sposarsi a una giovin fanciulla
- E partirsi per sempre, solo, senza dir nulla
- Pria di condurla a casa?
- Asdrubale
- Sentiamo: qui fra noi.
- Gino
- Meno onesto sarebbe l'esser partito... poi.
- Fulgenzio
- Un angiolo di sposa.
- Asdrubale
- Bellissima fra mille.
- Fulgenzio
- Non è oprar da...
- Asdrubale
- Furfante?
- Fulgenzio
- Peggio ancor.
- Asdrubale
- Da imbecille?
- Gino
- Il conte ebbe di certo qualche grave ragione.
- Fulgenzio
- Quale?
- Gino
- Non so.
- Asdrubale
- Una donna da starci in orazione
- Davanti.
- Fulgenzio
- Una dolcezza di modi e di parola!
- Asdrubale
- Una bocca celeste, una bocca che sola
- Vale un impero.
- Fulgenzio
- Spirito, colta.
- Asdrubale
- Due occhi ardenti.
- Fulgenzio
- Indulgente, modesta, costumata.
- Asdrubale
- Dei denti!
- Senza contar la mano, larga come il mio dito...
- E il piede...
- Fulgenzio
- Don Asdrubale, vi par bello?
- Asdrubale
- Ho capito.
- Vorreste il privilegio voi di parlarne bene.
- Fulgenzio
- No, ma voglio un elogio come a lei si conviene.
- Asdrubale
- Senti! Non sa far altro in tutto quanto il giorno.
- Fulgenzio
- Voi piuttosto...
- Asdrubale
- Io! Guardate!...
- Fulgenzio
- Le siete sempre attorno.
- Gino
- Signori miei, mi sembra, senz'essere indovino,
- Che le cose in complesso procedano benino.
- E almeno agli occhi vostri il feroce marito
- Dovrebbe avere un merito, quello d'esser fuggito.
- Povero conte Ottavio! se per sorte insperata
- Tornasse, troverebbe la fortezza occupata.
- Asdrubale
- Non tornerà, per poco che gli resti buon naso.
- Gino
- Chissà, chissà, signori, è così grande il caso!
- Fulgenzio
- Se crede d'avvertirlo, faccia pur, conte mio.
- Gli dirà che sua moglie per fortuna ha uno zio
- Del ben di lei più amante, dell'onor più geloso
- Che non lo fu chi avrebbe pur dovuto... lo sposo.
- Gino
- Non dubito, marchese, della sua gelosia.
- Fulgenzio
- Come l'intende?
- Gino
- Forse come vossignoria.
- Asdrubale
- (fra sè)
- Ora attaccano lite.
- Fulgenzio
- Sa ch'ella è molto arguto?
- Gino
- Eh!
- Fulgenzio
- Ma io non mi disputo con uno sconosciuto.
- Gino
- Rispondo del mio nome.
- Fulgenzio
- Non mi basta. Io vorrei
- Che qualcuno a sua volta rispondesse di lei.
- Tanti non gentiluomini lo sembrano al parlare!
- Gino
- Andrà in conto di quelli che lo sono, e non pare.
- Asdrubale
- (a Fulgenzio)
- Andiamo, via...
- Fulgenzio
- Lasciatemi... lasciatemi...
- Asdrubale
- (fra sè)
- Ha una bile!
- Fulgenzio
- (a Gino)
- La badi ch'io non vado tanto per il sottile,
- Nè ho l'animo pacifico come l'amico mio.
- Ho dieci anni di meno.
- Asdrubale
- Ecco, che c'entro io?
- Gino
- Raccolgo la minaccia, ma prima è mio dovere
- Mostrarle che son uomo d'onore e cavaliere.
- Ella conosce il conte Maurizio di Valpiana.
- Asdrubale
- Parlan del lupo, e il lupo esce fuor dalla tana.