Il libro dell'arte/Capitolo XXIX
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Capitolo XXIX.
Come dèi temperare tuo’ vita per tua onestà e per condizione della mano; e con che compagnia e che modo dèi prima pigliare a ritrarre una figura da alto.
La tua vita vuole essere sempre ordinata siccome avessi a studiare in teologia, o filosofia, o altre scienze, cioè del mangiare e del bere temperatamente, almen due volte il dì, usando pasti leggieri e di valore, usando vini piccoli; conservando e ritenendo la tua mano, riguardandola dalle fatiche, come in gittare pietre, palo di ferro, e molte altre cose che sono contrarie alla mano, da darle cagione di gravarla. Ancor ci è una cagione, che, usandola, può alleggerire tanto la mano, che andrà più ariegando, e volando assai più che non fa la foglia al vento. E questa si è, [non] usando troppo la compagnia della femmina. Ritorniamo al fatto nostro. Abbi a modo d’una tasca fatta di fogli incollati, o pur di legname, leggiera, fatta per ogni quadro, tanto vi metta un foglio reale, cioè mezzo: e questa t’è buona per tenervi i tuo’ disegni, ed eziandio per potervi tenere su il foglio da disegnare. Poi te ne va’ sempre soletto, o con compagnia sia atta a fare quel che tu, e non sia atta a darti impaccio. E quanto questa compagnia fusse più intendente, tanto sarebbe meglio per te. Quando se’ per le chiese, o per cappelle, e incominci a disegnare, ragguarda prima di che spazio ti pare o storia o figura che vogli ritrarre; e guarda dove ha gli scuri, e mezzi, e bianchetti: e questo vuol dire che hai a dare la tua ombra d’acquerelle d’inchiostro; in mezzi, lasciare del campo proprio; e a’ bianchetti, dare di biacca, ec. ec.