Il libro dell'arte/Capitolo CXVII
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Capitolo CXVII.
Come s’ingessa un’ancona di gesso sottile, e a che modo si tempera.
Come tu hai ingessato di gesso grosso, e raso bene pulito, e spianato bene e dilicatamente, togli di questo gesso sottile; a pane a pane mettilo in una catinella d’acqua chiara; lascialo bere quant’acqua e’ vuole. Poi ’l metti a poco a poco in su la prieta proferitica, e senza mettervi altr’acqua dentro, perfettissimamente il macina nettamente. Poi ’l metti in su un pezzo di pannolino, forte e bianco; e così fa’ tanto, che n’abbi tratto un pane. Poi il rinchiudi in questo panno, e strucalo bene, che l’acqua n’esca fuori quanto più si può. Quando n’hai macinato quanto ti fa per bisogno (che ti conviene avvisarti, per non avere a fare di due ragioni gessi temperati, che non ti gitterebbe buona ragione), abbi di quella medesima colla, di che hai temperato il gesso grosso: tanta se ne vuole fare per volta, che temperi il gesso sottile e grosso. E vuole essere il gesso sottile temperato meno che il gesso grosso. La ragione? chè il gesso grosso è tuo fondamento di ogni cosa. E per tanto el ti viene bene a ragionare, che non potrai strucare tanto il gesso sottile, che qualche poco non vi rimanga di acqua. E per questa cagione fa’ arditamente una medesima colla. Abbi una pignatta nuova, che non sia unta; e se fusse invetriata, tanto è migliore. Togli ’l pane di questo gesso, e col coltellino il taglia sottile, come tagliassi formaggio; e metti in questa pignatta. Poi vi metti su della colla; e colla mano va’ disfacendo questo gesso, come facessi una pasta da fare frittelle, pianamente e destramente, che non ti facci schiuma mai. Poi abbi una caldara d’acqua, e falla ben calda, e mettivi questa pignatta di gesso temperato. E questa ti tiene il gesso caldo, e non bolle; chè se bollisse, si guasterebbe. Quando è caldo, togli la tua ancona; e con pennello di setole grossetto e bene morbido, intigni in questa pignatta, e pigliane temperatamente, nè troppo nè poco; e danne distesamente una volta su per li piani, e per cornici, e per fogliami. È vero che in questa prima volta, come vai daendo, così colle dita e colla palma della mano al tondo va’ rispianando e fregando su per lo gesso dove il poni: e questo ti fa incorporare bene il sottile col grosso. Quando hai fatto così, ritorna da capo, e danne distesamente una volta di pennello, senza fregare più mano. Poi lascialo posare un poco, non tanto che secchi in tutto; e ridanne un’altra volta per l’altro verso, pur col pennello; e lascialo riposare a modo usato. Poi ne da’ un’altra volta per l’altro verso: e per questo modo, sempre tenendo il tuo gesso caldo, ne da’ in su’ piani per lo meno otto volte. In fogliami e altri rilievi si passa di meno; ma in piani non se ne può dare troppo. Questo è per cagione del radere, che si fa poi.