Il laicismo (Riccardi)/Capitolo VI
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Capitolo V |
VI.
Il Papa Leone XIII ed il suo Giubileo Episcopale.
Mi rimane a dire di quanto importa più di tutto.
Nel dettare queste brevi e semplici pagine, il pensiero mio stava fisso di continuo a Roma, al Vaticano, al Magno Sacerdote, il padre di tutti i fedeli, Maestro infallibile del Clero e del Laicato, il Papa Leone XIII.
Pare che la divina Provvidenza riservasse pei calamitosi nostri tempi l’impareggiabile Pontefice e lo conservi prodigiosamente in florida salute, perchè il mondo abbia agio di contemplare come incarnata in Lui la sapienza, la potenza e la inesauribile virtù della Chiesa di Gesù Cristo. Quanto io appena accennai sui benefizi recati al mondo per l’influenza del sacerdozio cattolico, trovasi mirabilmente riunito e splendidamente realizzato nella persona dell’attuale Pontefice. Quale grandiosa e gigantesca figura di Papa! L’azione potente di Lui diffonde il soffio cristiano da una estremità all’altra della terra. Con l’occhio dell’aquila abbraccia le nazioni tutte e penetra fin nel profondo di loro viscere ed a tutte addita la via da battere per vivere felici e gloriose. Uomo dalle grandi iniziative e conoscitore acuto delle aspirazioni e dei bisogni dell’età nostra, traccia le norme infallibili per soddisfarvi! Tutti gli errori ha combattuti, svelandone le insidie e le contraddizioni. Tutte le questioni religiose, morali, politiche, sociali ed anche economiche trattò con mano maestra e sicura, e colla luce d’una dottrina non sai se più semplice o più sublime e col magistero d’una parola inspirata e persuasiva, tutte le ha arditamente e felicemente risolte. Non mai forse come regnando Leone XIII apparve vero, che per comprendere ed apprezzare la vigoria indefettibile della Chiesa cattolica, fa d’uopo mirare al Papa. Guardando oggi al Papa, a ciò che Egli operò ed opera, si capisce pienamente quale sia il compito, quale l’ufficio, quale l’influenza verso la società tutta di quel sacerdozio, che ha il suo centro nel Papa.
Carissimi! Guardiamo al Papa Leone XIII: preti e laici tutti guardiamo a Lui, che strappa l’ammirazione agli stessi avversari. Guardiamo al Papa per venerarlo e sovratutto per obbedirlo e nell’unione invitta con Lui rimanere strettamente e dolcemente congiunti alla Chiesa ed a Gesù Cristo.
Sono 55 anni che Egli è prete, 15 che è Papa, 50 che è Vescovo!
Fra pochi giorni celebrerà il suo Giubileo Episcopale, fra il plauso di tutto il mondo cattolico. Già i pellegrinaggi dei fedeli a Roma per la fausta ricorrenza si sono splendidamente inaugurati e si succedono l’uno all’altro con felice esito. Fra pochi giorni, se piacerà a Dio, partirò io pure per l’eterna Città ed avrò l’onore di accompagnare quelli fra di voi, che prenderanno parte al pellegrinaggio piemontese. A Roma ci prostreremo ai piedi del S. Padre! ed Egli ci benedirà. Quale inesprimibile consolazione per un’anima cattolica!
Ma voi altresì, ai quali non sia possibile assistere in Roma alle feste Giubilari del Pontefice, vorrete, sto certo, festeggiare presso di voi il grande avvenimento. Uniti in ispirito ai pellegrini, ringrazierete Dio Ottimo Massimo per gl’immensi benefizi procacciati alla Chiesa ed al mondo per mezzo di tale Pontefice, implorando dal cielo che ne conservi ancora a lungo la preziosissima vita.
Preghiamo!
Sempre poi preghiamo tutti con fervore, e sovratutto nel corso dell’imminente quaresima, per il Vicario di Gesù Cristo, per la Chiesa ed anche per la patria nostra, che versa in condizioni sì infelici e tristi. Preghiamo eziandio per l’amato nostro Monarca, Re Umberto I, per l’augusta sua Consorte e per i Membri tutti della Reale Famiglia; ed altresì per i Poteri dello Stato. Voglia Iddio pietoso illuminarli con un raggio di sua sapienza, onde comprendano, come l’unico sicuro rimedio ai molteplici mali accumulati sulla patria nostra e che essi pure deplorano, sta nel rimettere in onore la religione di Gesù Cristo e tutelare la libertà piena della Chiesa nell’azione sua rigeneratrice della società.
Specialmente poi innalziamo al trono di Dio supplici e ferventi preci, perchè distolga dal capo dell’Italia nostra quella nuova sciagura religiosa e morale, che sarebbe per essa l’approvazione delle due proposte, tendenti, l’una a vietare la celebrazione del matrimonio religioso prima del civile, e l’altra ad introdurre fra noi la piaga funestissima del divorzio. Sarebbe introdurre il laicismo fin nei Sacramenti! Anzi peggio. Infatti la prima proposta punirebbe di grave pena e quale delitto il Sacramento del matrimonio celebrato legittimamente in faccia alla Chiesa, mentre non solo lascia impunito il concubinato, ma allargherebbe di molto la via a sì fetida peste dell’odierna società. Questa medesima via poi alle ignominiose unioni sarebbe vieppiù dischiusa dall’altra proposta sul divorzio, con l’aggravante della insana pretesa che possa mai l’uomo separare ed infrangere ciò che Dio indissolubilmente congiunse. Quale Italiano, che senta vivo in petto l’amore alla Chiesa ed alla Patria, non protesterà contro questi funesti tentativi, e non pregherà fervidamente il Signore che voglia con l’onnipotente sua destra sventarli per sempre?
Raccomando in fine di cuore me stesso alle orazioni vostre, delle quali sento specialissimo bisogno, mentre con il più vivo e tenero affetto vi benedico nel Nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.