Il giuocatore/L'autore a chi legge
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L'AUTORE
A CHI LEGGE.1
Io non pretendo già che le mie Commedie abbiano ad essere la scuola degli uomini; ma questa sì vorrei che lo fosse, e in questa ho studiato di farla da Precettore, quanto mai ho potuto; perchè avendone io nel tempo passato avuto bisogno, avrei desiderato mirar su le Scene un esemplare, che mi avesse svegliato e corretto. Ma all’incontro non ho veduto rappresentare che Giuocatori, i quali menando una vita commoda ed allegra per ragione delle vicende del giuoco, non facevano che lusingare la mia passione.
Non occorre adularsi: chi giuoca, giuoca per vincere, e il desiderio di vincere ha il suo principio o dall’avarizia, o dalla scostumatezza; nel primo caso cerca il Giuocatore di vincere per accumulare, nel secondo per appagare le sue voglie, non misurate colla sua condizione. Vi è un altro piccolo eccitamento al giuoco, proveniente dalla poca volontà del far bene. Arricchirsi, o satisfarsi almeno con poca fatica, senza studio e senza merito, è una cosa che agli oziosi piace infinitamente; ma siccome spesse volte accade loro di perdere il poco certo, per la speranza del molto incerto, ciò dovrebbe al fine disingannarli. Ed ecco perchè ho scelto io nella mia Commedia un Giuocatore di tal carattere, il quale se non piacerà a molti, gioverà a pochi, ed io desidero che sia di profitto a tutti gli Amici miei.
- ↑ Questa avvertenza fu stamp. la prima volta nel t. V (1754) dell’ed. Paperini.