Il giornalino di Gian Burrasca/4 gennaio
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Stamani Collalto aveva scritto al mio babbo una lettera col pepe e col sale (come ha detto lui) informandolo di tutte le mie birbanterie (son sempre sue parole) e pregandolo di venirmi subito a riprendere; ma poi la lettera non è stata più impostata e anzi mio cognato ha smesso il broncio e mi ha detto sorridendo:
- Via per questa volta ci passeremo sopra, anche per non dare un dispiacere ai tuoi genitori... Ma bada bene! La lettera rimane qui nel cassetto del mio scrittoio, e alla prima che mi fai ancora, io l’aggiungo alle altre e le spedisco tutte insieme a tuo padre... Règolati!
Il curioso è che questo cambiamento di scena è avvenuto in seguito a un’altra mia birbanteria - per dir come dice Collalto - ma che pare abbia fatto molto piacere a mio cognato.
Ed ecco come sta il fatto.
Oggi, alla solita ora, cioè quando si era a colazione, è venuta la marchesa Sterzi, quella che fa la cura per non parlar più col naso. Io allora ho pensato, che, giacché il Collalto aveva scritto al babbo (allora credevo che avesse già impostata la lettera), potevo pigliarmi qualche altro divertimento senza pregiudicare di più la mia situazione: e còlto il momento propizio sono andato di corsa nella sala delle consultazioni.
La marchesa stava seduta in una poltrona voltando le spalle verso la porta per la quale ero entrato io.
Mi sono avvicinato piano piano alla poltrona, e, quando le sono stato proprio dietro, mi son chinato perché non mi vedesse e ho gridato:
- Maramèo...!
La marchesa ha fatto un salto sulla poltrona, e quando mi ha visto accoccolato sul tappeto ha esclamato:
- Chi è là?
- Il gatto mammone! - ho risposto, inarcando la schiena, puntandomi sulle mani e sul piedi e sbuffando come fanno i gatti.
Mi aspettavo che la marchesa Sterzi si risentisse per questo mio scherzo ma invece ella mi ha guardato un poco con ammirazione e poi si è chinata su me, mi ha rialzato, mi ha abbracciato, mi ha accarezzato e ha incominciato a dire con voce tremante per la commozione:
- Oh caro! Oh caro! Ah che gioia, che grande gioia mi hai recata, ragazzo mio...! Oh che grata sorpresa!... Parla, parla ancora... Ripeti ancora quella magica parola che mi ridà la pace dell’anima e suona al mio orecchio come una dolce promessa e il più gradito augurio ch’io possa mai desiderare...
Io, senza farmi pregare, ho ripetuto:
- Marameo!
E la marchesa a raddoppiare le carezze e gli abbracci, mentre io, per farle piacere, seguitavo a ripetere: Marameo, marameo...
Finalmente ho capito il motivo di tanta allegrezza: la marchesa sentendo che non discorrevo più col naso come la prima volta che mi aveva incontrato, mi credeva guarito e non finiva di domandarmi:
- E quanto tempo è durata la cura? E quando hai cominciato a sentire il miglioramento? E quante inalazioni facevi al giorno? E quanti sciacqui?
Io da principio le rispondevo quel che mi veniva alla bocca; ma poi, siccome cominciavo a seccarmi, l’ho piantata li, e soltanto quando sono stato sulla porta, le ho ripetuto, sempre per farle piacere:
- Marameo!
Ma proprio in quel momento stava per entrare il dottor Collalto il quale, avendo sentito quella parola, mi ha allungato una pedata nel corridoio che son riuscito a scansare per miracolo, e ha borbottato fremendo:
- Canaglia, ti avevo proibito di venir qui!...
Poi è entrato nella sala di consultazione, e io, ritornando indietro per il corridoio con l’intenzione di andare in camera mia e chiudermici dentro a scanso di altre pedate, ho sentito che diceva alla marchesa Sterzi:
- Perdonerà, signora marchesa, se quel ragazzaccio maleducato...
Ma la marchesa lo ha interrotto subito:
- Che dice mai, caro professore! anzi non può immaginare quanto confortante sia stato per me il poter constatare i miracolosi effetti della sua cura... Quel ragazzo è guarito in pochi giorni!...
Qui ci è stata una pausa, e poi ho sentito il Collalto che diceva:
- Già, già... infatti è guarito presto... Sa, un ragazzo! Ma spero col tempo di guarire anche lei...
Non ho voluto sentir altro; e invece di andarmi a chiudere in camera, sono andato da mia sorella che ho trovato nel suo salottino da lavoro e alla quale ho raccontato tutta la scena.
Che risate abbiamo fatto insieme!
E così, mentre si rideva a crepapelle, ci ha sorpresi il Collalto che ha riso anche lui... e non ha spedito più la lettera al babbo.
- Giannino - ha detto mia sorella - ha promesso dì esser buono, non è vero?
- Sì, - ho risposto - e non dirò più bugie... nemmeno alla marchesa Sterzi.
- Ah! - ha esclamato mio cognato - badiamo bene che tu non abbia a incontrarti più con lei, altrimenti c’è il caso che il bene vada a finire in male!