Il giornalino di Gian Burrasca/27 febbraio
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27 febbraio.
L’orizzonte si rannuvola.
Oggi il babbo mi ha fatto una predica d’un’ora, dicendomene di tutti i colori e terminando colla solita conclusione: che io son destinato a esser la rovina della famiglia.
E tutto questo perché, a quanto pare, l’avvocato Maralli gli ha detto che era stato diseredato dal suo zio per colpa mia.
Ma, anche se questo fosso vero, dico io, è giusta mi si debbano dare ora le sgridate per una colpa passata, della quale ho già scontata la pena in Collegio?
Sempre così! Sempre ingiustizie e prepotenze!
Io sono stato a sentire sempre zitto; e dopo la predica sono uscito con una scusa e sono andato al negozio Balestra, dove ho mangiato dodici paste tutte svariate per rifarmi la bocca.
Uscendo ho incontrato Gigino Balestra al quale ho raccontato della sgridata avuta ed egli mi ha detto tutto meravigliato:
- Ma se l’avvocato Maralli, anzi, dice che è stato lui che ha consigliato suo zio a lasciar tutto ai poveri!...
- Come!
- Vieni con me a casa mia e vedrai. -
Siamo andati infatti a casa sua e lì Gigino mi ha fatto vedere l’ultimo numero del Sole dell’avvenire dove è un articolo intitolato: Il nostro candidato contro il privilegio dell’eredità.
Ricopio qui il principio dell’articolo dal giornale che mi ha regalato Gigino, perché è bene che in queste pagine di un giornale scritto da un bambino si veda con quale sincerità sieno scritti i giornali dei grandi:
A costo di parere indiscreti al nostro egregio amico avvocato Maralli, e sicurissimi delle proteste che gli inspirerà la sua naturale modestia, noi non possiamo assolutamente tacere di un nobilissimo fatto che torna a suo onore e che è prova novella della coerenza che egli segue sempre in tutti gli atti della vita verso i suoi principii.
Il nostro candidato, dunque, con la generosità che è una delle prime virtù dell’animo suo, aveva ospitato un suo zio molto malato e molto ricco, straordinariamente ricco, del quale egli sarebbe stato il naturale erede... se il nostro valoroso compagno non fosse fedele seguace dei nostri principî contro ogni privilegio capitalistico, primo dei quali il diritto di eredità.
Egli dunque, in ossequio al programma del nostro partito, non solo nulla fece di quel che avrebbe fatto qualunque borghese per persuadere il ricco zio di farlo erede del lauto patrimonio, ma con la predicazione sincera delle proprie idee lo convinse a nominare eredi i poveri della città, i quali oggi appunto in cui avverrà la distribuzione del làscito al nostro Municipio, avranno un aiuto alla loro grama esistenza.
E qui l’articolo era tutto un attacco contro il candidato avversario che era chiamato egoista, sfruttatore ecc., mentre si esaltava il disinteresse del mio cognato.
Io, quando ho letto quest’articolo, son cascato dalle nuvole, poiché ben sapevo com’erano andate le cose riguardo all’eredità del povero signor Venanzio. E sapendo che il giornale era fatto dal babbo di Gigino gli ho detto:
- Ma come! Ma qui il tuo babbo ha sbagliato!... Quando lo vedrà il Maralli, quest’articolo, starete freschi!...
- Che dici? Ma il Maralli l’ha visto e come!
- L’ha visto?
- Non solo l’ha visto, ma prima hanno discusso a lungo, lui e il babbo, se conveniva di farlo, e da ultimo hanno deciso di sì, perché, come ha detto il Maralli, il suo zio nel testamento stesso dichiara che lascia eredi i poveri in ossequio alle idee del nipote e sebbene abbia scritto questo per canzonarlo, da chi non conosce come stanno le cose può essere preso benissimo sul serio. "Almeno," ha detto il tuo cognato "avrò avuto un utile morale!...". - Sicché ha approvato tutto?
- Ha approvato? Altro che! Anzi, il principio dell’articolo lo ha scritto il Maralli stesso... -
Io sono rimasto di stucco: ma Gigino Balestra, che è più infarinato di me di cose elettorali, mi ha detto: - Ti fa meraviglia? Non è nulla ancora! Ora, vedi, incomincia la polemica con l'Unione Nazionale e sentissi che cosa non si dicono!... Ma il babbo, mentre gliene scrive di quelle da levare il pelo, ci ride e ci si diverte... Se il mio babbo non facesse il pasticciere, sarebbe un giornalista di prim’ordine, lo dicono tutti: ma lui dice gli rendono più i pasticci con la crema che quelli scritti!
- E come anderà a finire l’elezione?
- Eh! Il Maralli ha tutte le probabilità di riuscire perché c’è l’unione dei partiti popolari...
- Meno male! -
Bisogna che dica la verità; io avrei piacere che il mio cognato fosse eletto deputato.
Perché? Non lo so neppur io precisamente; ma mi pare che avere un deputato in famiglia sia una cosa utile e da averci delle soddisfazioni, e ho in idea che se il Maralli riuscisse, mi perdonerebbe; e allora mi piacerebbe molto d’andar con lui nei comizi elettorali dove tutti urlano, anche i ragazzi, senza che nessuno li sgridi...
- Anzi, - mi ha detto Gigino - più che si urla e più ci hanno piacere. Se vuoi venire domenica si va a Collinella dove c’è una gran fabbrica con di molti operai e lì il babbo vuole che si gridi: Evviva la lega! -
Ci anderei volentieri, ma non so se il babbo mi ci manderà... Vedremo.