Il giornalino di Gian Burrasca/1 novembre
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Oggi, mentre il babbo era fuori, Ada è venuta a darmi le notizie dell’avvocato Maralli, che va sempre migliorando, e a dirmi se volevo scendere in salotto, col patto che dopo una mezz’oretta ritornassi in camera mia.
Io sono sceso molto volentieri, per cambiare aria; e dopo poco è venuta la signora Olga a far visita alla mamma e mi ha fatto molte feste, dicendo che ero cresciuto, che avevo gli occhi intelligenti, e molte altre cose che dicono le donne di noi ragazzi quando discorrono con le nostre mamme.
Però, mia sorella Virginia, che era venuta in quel momento, ha creduto bene di farmi subito scomparire, dicendo che ero troppo spensierato, ed è entrata a parlare del fatto dell’altra sera che ha raccontato naturalmente a modo suo, esagerando, come fa sempre lei, e portando alle stelle la rassegnazione della povera vittima (così chiama l’avvocato) che rimarrà privo di un occhio per tutta la vita.
Però, la signora Olga, che è una persona molto istruita e che scrive i libri, ha detto che la vittima era da compiangersi, ma che era stata una disgrazia; e io ho aggiunto subito:
- Sicuro: e una disgrazia voluta, perché se l’avvocato fosse stato fermo come dicevo io, non avrei sbagliato la mira...
Dopo molti discorsi la signora Olga ha tirato fuori l’orologio e ha detto:
- Mio Dio! Già le quattro!
La mamma allora ha osservato:
- Curiosa! Lei ha un orologio che somiglia perfettamente al mio...
- Ah, sì? - ha risposto la signora Olga, e se l’è riposto in seno, mentre Virginia che le stava di dietro faceva dei cenni con le mani alla mamma che non capiva niente.
Quando poi la signora Olga se n’è andata, Virginia che ha sempre il vizio di chiacchierare e di ficcare il naso nelle cose che non le appartengono, ha esclamato:
- Ma, mamma! Non hai visto che, oltre all’orologio, aveva anche un ciondolo preciso al tuo?... È una cosa strana!...
E son salite tutte in camera della mamma per pigliar l’orologio... Ma l’orologio non c’era, perché l’avevo preso io l’altro giorno per fare i giuochi di prestigio nel giardino.
È impossibile descrivere come son rimaste la mamma, l’Ada e Virginia. L’Ada è corsa subito in camera sua, ed è tornata dicendo:
- Ma io ve ne dirò un’altra... un’altra che è anche più straordinaria, tanto che, prima di dirla, ho voluto sincerarmi. Quando la signora Olga si è soffiata il naso ho osservato che aveva un fazzoletto di tela batista col ricamo come quello che mi regalasti tu, mamma, per la mia festa. Ebbene: ora sono andata a vedere nel mio cassetto e me ne manca proprio uno!...
Sfido! È il fazzoletto che presi l’altro giorno per fare il gioco di prestigio in giardino, e che consegnai a Marinella con dentro l’orologio della mamma!...
Ebbene: per queste due cose così semplici, la mamma e le mie due signore sorelle sono state lì a chiacchierare più d’un’ora con mille: Ah! Oh! Uh! e sono andate a ricercare l’ultimo giorno che la signora Olga era stata da noi, che fu l’altro lunedì, e si son ricordate che la mamma l’aveva fatta passare in camera sua, e finalmente Ada ha concluso tutte le discussioni così:
- Questo è un caso di cleptomania.
Questa parola io la conosco per averla letta più di una volta nel giornale del babbo, e so che è una specie di malattia curiosissima, che spinge la gente a rubare la roba degli altri senza neanche accorgersene.
Io allora ho detto:
- Sempre l’esagerazioni!... -
E avrei voluto spiegare la cosa, salvando la signora Olga da un’accusa ingiusta; ma siccome Virginia è saltata su a dire che io sono un ragazzo e che dovevo stare zitto, e guai, anzi, se avessi detto a qualcuno del fatto al quale avevo assistito, così io le ho piantate, lasciando che se la sbrigassero fra loro.
Quanta superbia hanno i grandi! Ma questa volta si accorgeranno che, anche essendo ragazzi, si può giudicare le cose molto meglio di loro, che voglion sempre saper tutto!...