Il giornalino di Gian Burrasca/15 gennaio

15 gennaio

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15 gennaio.

Il signor Venanzio è uggioso, ne convengo, ma ha delle buone qualità. Con me per esempio, è pieno di gentilezze e dice sempre che sono un ragazzo originale e che si diverte un mondo a sentirmi discorrere.

È di una curiosità straordinaria. Vuol saper tutto quello che si fa in casa e tutto quello che si dice di lui, e per questo mi dà quattro soldi al giorno.

Stamani, per esempio, si è molto interessato ai soprannomi coi quali lo chiamano in casa, e io glie ne ho detti parecchi.

Mia sorella Virginia lo chiama vecchio spilorcio, sordo rimbambito, spedale ambulante; il Maralli lo chiama lo zio Tirchio, lo zio Rùdero, e spesso gli dice anche vecchio immortale perché non muore mai. Perfino la donna di servizio gli ha messo il soprannome: lo chiama Gelatina perché trema sempre.

- Meno male! - ha detto il signor Venanzio. - Bisogna convenire che, fra tutti, la più gentile verso di me è la serva. La ricompenserò! -

E s’è messo a ridere come un matto.