Il giornalino di Gian Burrasca/14 gennaio
Questo testo è completo. |
◄ | 13 gennaio | 15 gennaio | ► |
14 gennaio.
Il giovane di studio del Maralli è, invece, un vecchio tentennone che sta sempre nella stanza d’ingresso, seduto a un tavolino, con lo scaldino tra le gambe, e scrive sempre, dalla mattina alla sera, sempre copiando e ricopiando le medesime cose...
Io non so come fa a non incretinire; ma forse dipende perché è cretino di suo.
Eppure mio cognato ha molta fiducia di lui, e ho sentito spesso che l’ha incaricato d’incombenze anche difficili che non so come faccia a disimpegnarle, con quella faccia da Piacciaddìo che si rimpasta...
Invece, se il Maralli avesse giudizio, quando ha qualche commissione da sbrigare alla svelta e per la quale c’è bisogno d’un po’ d’istruzione e d’intelligenza, dovrebbe affidarla a me, e così piano piano farmi impratichire nella professione e tirarmi su per avvocato.
Mi piacerebbe tanto dì diventar come lui e d’andar nei tribunali a difendere i birbanti, ma quelli buoni però, cioè che son diventati cattivi per disgrazia e per forza delle circostanze nelle quali si son trovati, come è successo a me; e lì vorrei fare certi bei discorsi, urlando con tutto il fiato che ho in corpo (e mi par d’averne più di mio cognato) per fare stare zitti gli avversari e far trionfare la giustizia contro la prepotenza delle classi sfruttatrici, come dice sempre il Maralli.
Io qualche volta mi trattengo a discorrere con Ambrogio che è appunto il giovane di studio e che è dello stesso mio parere.
- L’avvocato Maralli si farà strada, - mi dice spesso - se lei diventasse avvocato troverebbe qui nel suo studio la nicchia bell’e fatta. -
Oggi intanto ho incominciato a impratichirmi un poco di processi e di tribunali.
Mio cognato era fuori; e Ambrogio a un certo punto ha posato lo scaldino, è uscito di dietro il suo tavolino e mi ha detto:
- Che mi potrei fidar di lei, sor Giannino, per un piacere? -
Gli ho risposto di sì, e lui allora mi ha detto che aveva da andare un momento a casa sua dove aveva dimenticato certe carte importantissime, che avrebbe fatto presto...
- Lei stia qui finché torno io: e chiunque venga lo faccia aspettare... Mi raccomando però; non si muova di qui... Posso star sicuro, sor Giannino? -
L’ho rassicurato e mi son messo a sedere dove sta lui, con lo scaldino tra le gambe e la penna in mano.
Di lì a poco è entrato un contadino, un tipo buffo con un ombrellone verde sotto il braccio, e che, rigirandosi il cappello tra le mani ha detto:
- Che è qui che ho a venire?
- Chi cercate? - gli ho domandato.
- Del sor avvocato Maralli...
- L’avvocato è fuori... ma io sono il suo cognato e potete parlare liberamente... È come se ci fosse lui in persona. E voi chi siete?
- Chi sono io? Io son Gosto contadino del Pian dell’Olmo, dove mi conoscono tutti, e anzi mi chiamano Gosto grullo per distinguermi da un altro Gosto che sta nel podere accanto, e sono, come lei saprà, ascritto alla Lega dove pago due soldi tutte le settimane che Dio mette in terra, e il sor Ernesto lo può dire che è il nostro segretario e sa far di conto perché lui non è un contadino come noialtri disgraziati... Sicché i’ ero venuto a sentire per quel processo dello sciopero con la ribellione, che deve andare fra due giorni e dove son testimonio, come qualmente il giudice istruttore mi ha mandato a chiamare per farmi l’interrogatorio, ma io prima di andar da lui son venuto qui per sentire come mi devo regolare... -
Io non ne potevo più dal ridere, ma mi son trattenuto, e anzi ho preso un’aria molto seria e gli ho detto:
- Come andò il fatto?
- Gua’! Il fatto andò che quando noi ci si trovò di fronte ai soldati si cominciò a vociare, e poco dopo Gigi il Matto e Cecco di Merenda cominciarono a tirar sassate e allora i soldati spararono. Ma che le ho a dire queste cose al giudice istruttore? -
S’intende esser bestie, ma a questo punto non credevo mai che un contadino ci potesse arrivare. Hanno proprio ragione a chiamarlo Gosto grullo! Come si fa, dico io, a non sapere che in Tribunale i testimoni devono dire la verità, tutta la verità e niente altro che la verità, che sono cose che le sanno anche i bambini d’un anno?
Io gli ho detto di dire le cose come stavano, che in quanto al resto poi ci avrebbe pensato il mio cognato.
- Ma i compagni di Pian dell’Olmo però mi hanno raccomandato di negare il fatto delle sassate!
- Perché sono ignoranti e grulli come voi. Fate come vi dico io: non dite nulla a nessuno di quel che avete fatto, e vedrete che tutto anderà a finir bene.
- Gua’!... Lei non è il cognato del sor avvocato Maralli?
- Sicuro.
- E a discorrer con lei non è lo stesso che discorrer con lui?
- Precisamente.
- E quand’è così vo via tranquillo e dico come stanno le cose per filo e per segno. Arrivedella e grazie. -
E se n’è andato. Io son rimasto molto soddisfatto d’aver sbrigato quest’affare a mio cognato... Pensare che se stessi qui sempre potrei preparare i processi, dare il parere ai clienti ed essergli utile e nello stesso tempo divertirmi chi sa quanto!...
Sento proprio d’esser nato per far l’avvocato...
Quando è tornato Ambrogio e mi ha domandato se c’era stato nessuno gli ho risposto:
- C’è stato un grullo... ma me lo son levato di tra i piedi. -
Ambrogio ha sorriso, è tornato al suo posto, s’è messo lo scaldino tra le gambe e la penna tra le dita, e ha ricominciato a scrivere sulla carta bollata...