Il giornalino di Gian Burrasca/12 dicembre
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Gran bella cosa per un ragazzo avere delle sorelle grandi che piglian marito!
Giù la sala da pranzo pare diventata una bottega di pasticcere... Vi sono preparate paste di tutte le qualità: le migliori però sono quelle con la conserva di frutta, ma son buoni anche i diti con la crema dentro, sebbene abbiano il difetto che quando si mettono in bocca da una parte per mangiarli, la crema scappa via da quell’altra, e anche le maddalene nella loro semplicità sono squisite, ma in quanto alla delicatezza le marenghe bisogna lasciarle stare...
Io però non le ho lasciate stare, e di quelle ne ho mangiate nove... Sono così fragili, che si struggono in bocca e non durano nulla.
Tra un’ora gli sposi torneranno dal Municipio con i testimoni e tutti gli invitati, e allora avrà principio il rinfresco...
In casa c’è soltanto Ada che piange, poveretta, perché vede che tutte le sorelle piglian marito e lei ha paura di far come la zia Bettina.
A proposito: la zia Bettina non è venuta, benché il babbo l’abbia invitata. Ha risposto che non si sentiva di affrontare il viaggio, e che mandava tanti auguri di felicità dal fondo del cuore, ma Virginia ha detto che non sa che se ne fare, e che sarebbe stato meglio se quell’avaraccia le avesse mandato un regalo.
Giornalino mio, rieccoci daccapo chiusi in camera, e forse, Dio non voglia, condannati alle minestre di capellini!
Quanto sono disgraziato!... Sono tanto disgraziato che piangerei chi sa come, se non mi venisse da ridere, nel ripensare alla faccia del Maralli quando è scoppiata la gola del camminetto. Com’era buffo, con quel barbone che gli tremava tutto dalla paura!
Il disastro è stato grande; ed è inutile dire che la causa sono stato io, perché io sono la disperazione dei miei genitori e la rovina della casa... per quanto, alla fin dei conti, la rovina si riduca a una sola stanza e precisamente al salotto di ricevimento.
Ecco dunque com’è andato il fatto.
Quando il Maralli, mia sorella, il babbo, la mamma e tutti gli altri son tornati dal Municipio faceva un gran freddo, ragione per cui uno degli invitati, entrando nella sala da pranzo, ha detto:
- Siamo tutti intirizziti; se ci date anche il rinfresco, moriremo qui assiderati!
Allora Virginia e l’avvocato Maralli hanno chiamato subito Caterina e le han fatto accendere il caminetto nella sala da ricevere.
La Caterina, poveretta, ha obbedito e...
Dio, che bomba!
È parsa proprio una bomba; e poi lì per lì, tra la polvere, sotto la pioggia dei calcinacci che schizzavano qua e là si è creduto che rovinasse tutta la casa.
Caterina è cascata lunga distesa senza più dar segno di vita; Virginia, che stava lì a vederle accendere il caminetto, ha cacciato un urlo come quando trovò il fantoccio sotto il letto; e il Maralli, bianco come un cencio lavato, scoteva il barbone e ballettava per la stanza ripetendo:
- Mamma mia, il terremoto! Mamma mia, il terremoto!
Molti invitati sono scappati via. Il babbo, invece, è corso subito sul luogo del disastro, ma nessuno capiva il perché si era schiantata la gola del caminetto, facendo rovinare giù mezza parete della stanza.
A un tratto, quando tutto pareva finito, si è sentito dentro il camino un fischio e tutti son rimasti senza fiato per la sorpresa.
Il Maralli ha detto:
- Ah! Li dentro c’è un incendiario! Bisogna chiamar le guardie! Bisogna farlo arrestare!...
Ma io che avevo capito tutto non ho potuto fare a meno di esternare il mio dispiacere:
- Ah, i miei razzi col fischio!
Mi ero ricordato in quel momento che quando avevo comperato i fuochi per festeggiare il matrimonio di Luisa, non avendoli potuti più adoperare li avevo ficcati appunto su per la gola del camino nel salone di ricevimento, dove non andava mai nessuno, perché il babbo non me li trovasse, ché altrimenti me li avrebbe sequestrati.
Naturalmente la mia esclamazione è stata un lampo di luce per tutti.
- Ah! - ha gridato l’avvocato Maralli imbestialito - ma tu sei addirittura il mio flagello! Ero scapolo e tentasti di accecarmi, ora piglio moglie e tenti di incenerirmi!...
La mamma intanto mi aveva preso per un braccio e, per salvarmi dal babbo, mi ha portato qui in camera mia, tanto per mutare.
Fortuna che quando ci sono dei rinfreschi in casa, io ho la precauzione di farmi sempre la parte prima che incomincino!