<dc:title> Il geloso avaro </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Carlo Goldoni</dc:creator><dc:date>1753</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_geloso_avaro/L%27autore_a_chi_legge&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210726111342</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_geloso_avaro/L%27autore_a_chi_legge&oldid=-20210726111342
Il geloso avaro - L’autore a chi legge Carlo GoldoniGoldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu
’AVARO è un buon carattere comico originale; l’hanno trattato i migliori Poeti, ed io pure l’ho adoperato per episodio nella Commedia che ha per titolo Il Vero amico2. Il Geloso è parimenti un carattere da Commedia, ed io e tutti gli scrittori comici se ne sono serviti. Un uomo con due difetti notabili diviene ancora più comico, e molto più se i due difetti si contrastino fra di loro. La gelosia e l’avarizia possono facilmente verificarsi in uno stesso soggetto, senza che una passione si risenta dell’altra, ma darsi possono delle occasioni, in cui divengano fra di loro nemiche. L’arte del poeta può ritrovare in natura dei punti essenziali per un tale contrasto, senza escire dalla ragione, dal verisimile e dall’esempio ancora. Io non dirò aver copiato a puntino il mio geloso e avaro Protagonista, che di tali pitture inoneste e pericolose sono costantemente nemico, ma confessare degg’io averlo bensì disegnato sul modello rappresentatomi al vivo da persona degna di fede, che ebbe la carità e la prudenza di non nominarmi il soggetto. Ignaro io dunque della persona, non ebbi scrupolo di valermi del suo carattere, tanto più che son certo trovarsi lo sconosciuto da noi lontano. Se mai per avventura però giungesse questa mia Commedia alle di lui mani (giacchè per la sua avarizia non è sperabile ch’ei la veda in teatro rappresentare) gli servirebbe di un bel rimprovero, e forse di correzione. Ma non sarà egli solo al mondo con questi due malanni d’intorno, e il caso forse ne farà incappare più d’uno. Questa è la prima Commedia mia, che fu rappresentata in Venezia nel teatro che dicesi di San Luca, della nobilissima casa de’ Vendramini. Non ebbe, per dir il vero, molto felice incontro, e il personaggio che rappresentava il Geloso Avaro, quantunque abilissimo [p. 32modifica]in altre parti giocose, in questa non riuscì bene3. Ciò mi fece risolvere appoggiar tal carattere al Pantalone, ch’era in allora il graziosissimo Francesco Rubini, e non m’ingannai, poichè alle di lui mani comparve mirabilmente, e la Commedia fece in Genova un buon effetto. Morì poco dopo il valoroso Rubini4, e la mancanza dell’incomparabile attore fe sì che di tal Commedia non si è parlato più oltre.
Conosco anch’io che il carattere è troppo odioso, col confronto massime di una moglie afflitta, virtuosa, che merita compassione, e senza una grazia originale del personaggio non può universalmente piacere. Anche il fine un poco tragico della Commedia può riuscire pericoloso, ma io ho voluto condurre la peripezia di quest’uomo più al morale, che al fin giocoso. Non manca la Commedia per questo del suo ridicolo, non manca d’intreccio e di episodi, ed ha avuto i suoi partigiani. Ella esce presentemente alla vista del pubblico colle stampe, soggetta al destino di tante altre, e se non avrà la fortuna di soddisfare il genio de’ leggitori, potrà nascondersi facilmente tra la folla delle cinquanta che la precedono, e di quelle che dopo di lei nel nuovo mio Teatro compariranno.
↑Questa prefazione fu stampata la prima volta nel t. I (1757) dell’ed. Pitteri di Venezia.