Il feudatario/L'autore a chi legge
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L’AUTORE
A CHI LEGGE1.
Non sono assolutamente da disprezzarsi, nè in ordine alla natura, nè in ordine alla società, poichè malgrado all’educazione, alla quale la Provvidenza li ha destinati, hanno anch’essi la loro filosofia, e sono suscettibili di tutte quelle passioni orgogliose, delle quali vorrebbono i Cittadini avere il Jus privativo.
Ho creduto render loro giustizia, traendo da essi l’argomento di una Commedia; e trattenere coi loro caratteri l’attenzione delle persone di spirito, e le dilicate signore di condizione.
Spero che queste buone genti di villa mi sapran buon grado di averle associate nel mio Teatro, e spero altresì che il ridicolo de’ ranghi superiori soffrirà in pace di starsi accanto al ridicolo di questo rango inferiore.
- ↑ La presente Avvertenza fu stampata nel t. VIII (1766?) dell’ed. Pasquali di Venezia. Così invece leggevasi nel t. VI (1754) dell’ed. Paperini di Firenze: «La Commedia che suol dipingere i caratteri degli Uomini e delle Donne, ha dato motivo a me di esaminare i costumi e le virtù, e i difetti di ogni genere di persone. Ora ho preso di mira i Contadini e le Contadine, una Commedia facendo in cui cotal gente ho procurato dipingere ed imitare. Non ho però cercato di farlo in azioni o troppo rustiche, o troppo comuni, ma in quelle cose che rendono il Contadino ridicolo, che è quando vuole egli uscire del suo carattere, e farsi onore complimentando o ragionando di cose gravi, politiche e giudiziose. Questa Commedia è stata assai bene accolta dall’universale, e nel portarla dal Teatro al torchio, altro abbellimento io non le ho fatto, se non che cambiare i nomi agli Uomini e alte Donne di villa, assegnando a ciascheduno un nome contadinesco. Io che non avevo fatto a principio, per lasciare agli Attori il loro solito di Ottavio, di Corallina ecc.».