Il diavolo nella mia libreria/Eva e il Serpente

Eva e il Serpente

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Pandora La santa inquisizione e le mirabili opere del demonio
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Eva e il Serpente

Ecco una Bibbia. È una Bibbia a serie continua che io ho estratto dal cassone di mia zia: una Bibbia che non finisce più. Quanti volumi ne ho trovati? Cinquanta? Cento? Sono tutti fascicoletti con la copertina azzurrina, con un fregio quadrato, e ogni volumetto costa centesimi austriaci cinquanta. E stampata in Venezia nel 1830. Sacra Bibbia di monsignor Antonio Martini.

È proprio quella ortodossa e dentro vi sono due graziose colonnine di stampa, quella latina e quella volgare di fronte. Ma per quanto ortodossa, è sempre un libro che io mi spiego perchè la Chiesa lo [p. 71 modifica]consideri proibito, oppure da leggersi con molte cautele.

Essa è chiamata anche Storia Sacra, ed è piena di guerre e di stragi: le quali continuano anche oggi.

Dicono i filosofi che tutta la storia è sacra, quasi fatale. Ma si può intendere anche sacra nel senso latino, cioè esecranda. E infatti tutta la storia Sacra comincia con la maledizione di Dio. Quale delitto ha mai commesso l’uomo per una maledizione così tremenda? Perchè è una tremenda maledizione quella che Dio scaglia contro Eva ed Adamo quando li scaccia dal paradiso terrestre!

Io rileggo ancora queste parole che avevo dimenticato: Maledetta la terra per quello che tu hai fatto. Da lei trarrai con grandi fatiche il nutrimento per tutti i giorni della tua vita. Mediante il sudore della tua fronte mangerai il tuo pane sino a tanto che tu ritorni alla terra dalla quale ti ho tratto, perocchè tu sei polvere ed in polvere ritornerai.

Ma quale delitto hanno mai commesso [p. 72 modifica]quei due disgraziati di Eva e di Adamo per provocare un così terribile sdegno?

Io non so che delitto: lo chiamano peccato originale. A me pare lieve, e poi dovuto in gran parte alla tentazione del serpente. Ma per Iddio deve essere stato un gran peccato, come un’irrimediabile infezione per cui egli non poteva più eseguire con Adamo e con Eva quel piano di felicità che egli aveva ideato. Quale? Chi lo sa! Ma da quello che mi pare di capire, di tal natura che il lavoro era escluso. Dunque ozio? No. Una beatitudine di cui noi non possiamo arrivare a formarci una idea. Oggi per noi il lavoro è la sola via di salute. Eppure Dio ha maledetto il lavoro. Di ciò non è dubbio.

Forse egli, Dio, oltre al lavoro per far nascere il grano, oltre al lavoro per elevare la dimora, antivedeva questo martirio del pensiero che cerca e non trova, che crea leggi e poi le distrugge; antivedeva anche questo lavoro della nostra civiltà, di cui tanto ci gloriamo; lavoro diurno e notturno, e per terra, e per l’aria, e pel mare, in [p. 73 modifica]cui eserciti di lavoratori lavorano senza varietà accanto alle macchine, e le macchine generano macchine, e l’uomo può bensì ribellarsi contro l’uomo, non contro la macchina, e allora si esalta e celebra non so quale sua comune fratellanza nella servitù della macchina.

E il Serpente? Certo Iddio lo ha maledetto: Maledetto sii tu fra tutti gli animali. E il Serpente, certo, era il demonio.

Deve essere effetto di quel libro del Seicento sulle opere stupende e mirabili del Demonio, e dei demoni che cavalcano le mogli, che ho pensato che Adamo sia stato, in ordine storico, il primo uomo cornuto. E ciò non può essere stato se non per opera del demonio. Chi può garantire la paternità di Abele e di Caino? Ecco un libro del Digesto, pesante come una macina di mulino, che mi insinua questo dubbio. Vi trovo scritto: pater nunquam certus, mater [p. 74 modifica]certa. Quante cose impressionanti si dicevano; ma soltanto in latino!

Probabilmente Caino è nato dal Serpente e Abele da Adamo.

La prima cosa che fa Caino è quella di ammazzare Abele.

Non poteva avvenire il contrario? Perchè Abele non è stato capace di ammazzare Caino?

Questo stato di cose era intollerabile, e bisognava pur rimediarci. Ed ecco Eva che si trasforma in Maria Vergine,

Che il pianto d’Eva in allegrezza torni.

Come dice bene tutto questo il mio Petrarchino, con quanta poesia nella canzone alla Vergine!

Io non lo venderò questo Petrarchino all’uomo di lustrino nero della libreria antiquaria di Milano. Questo libro habet pinguedinem, piove rugiada di lagrime e di balsami su le nostre miserie.

Guardo questo Petrarchino coi caratteri elzeviri, tutti appiccicati, e penso quanti [p. 75 modifica]poeti per tre secoli hanno faticato per diventare poeti come Petrarca.

È che il poeta non è colui che soltanto fa versi; ma colui che consuma nei versi la intera parabola del suo dolore.