Filosofia

Canto III
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XIX.

Alto risplende il faro, ed ogni casa,
Ed ogni pergol sommo. Di Medora
Cerca ansioso la torre, e la ricerca,
Ma invan Corrado; strano inver! fra tante,
Buja solo è quest’una;.... eppur l’amico
Segno mai non mancò! Velato forse,
Non estinto or sarà.... Sul primo schifo
Scende, e volge a la riva, i non ben presti
Remi guatando impazïente. Oh, vanni
Chi di falco gli porge, chi di strale
Or volo, deh! perchè ei più ratto salga
A la cima diletta! I remiganti

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Cessano appena;.... ei più non regge,.... nulla
Vede, null’ode;.....balza in mar;.. .. coll’onda
Contrasta,.... vince,.... il lido afferra,.... il noto
Sentier trascorre,.... giunge,.... in su la soglia
Sosta,.... tende l’orecchio. Non accento
Fra quelle mura;.... notte è intorno; forte
L’uscio martella, e voce non risponde,
Piede non move ad incontrarlo.... Batte
Ma più languido ancor, ch’omai la mano
Trema e l’opra ricusa al cor, che dura
Tanto la chiede. S’apre alfin la porta,
Non ignoto è quel viso, ma le forme
Ch’anéla ei stringer non son quelle, e muta
È quella bocca; ben due fiate, e indarno
Per ben due fiate, la fatal domanda
Tenta Corrado primo espor; ne strappa
Di man la lampa.... il raggio suo funesto
Tutto dirà;.... ma da la sua più incerta,
Sfugge la mesta lampa;.... e cade.... e spira.
Non attende colui ch’altra s’avvivi
Propizia luce;.... ancor che breve, istante
Interminato fora questo, come
La nuov’alba aspettar;.... ma per lo fosco
Corridor serpe un fioco raggio;.... vola
L’affannoso Corrado,.... è nella stanza,....

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Vede,.... ahimè! quel che non credeva il core,
Eppur n’era presàgo!....