Il corsaro/Canto II/VII
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VII
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VII.
Ma non anco
Unite incontro a lui movean tant’armi,
E schiere, a schiere, braccia, a braccia opposte,
Ridestavan la pugna, e già in secura
Parte Gulnara, e le tremanti ancelle
Raccolte avea Corrado, e là quel pianto
Salve tergeano, che versato avièno
Onore, e vita ad implorar. La bella
Da le negre pupille, la vezzosa
Giovinetta Gulnara ivi a la mente
Richiamava i pensier, ch’avea dispersi
Lo spavento primier; ivi il cortese,
Il lusinghiero favellar di lui
Si rammentava, ed il pacato sguardo,
E inudìto pareagli, chè sì tristo
Ladron tinto di sangue, più gentile
Di Seid fosse allor ch’a lei d’innante
In amoroso atto venìa. Superbo
Del core che le offrìa, lieta ei volea
La schiava sua; ma generoso il braccio
Stese l’altro in suo prò; quant’il poteo
Temprò suoi mali, quasi a vinta donna
Debba d’omaggi il vincitor, tributo.
» Folle desir! ed in femmineo seno
» Peggiore assai, vano desir! ma sento
» Ch’anco una fiata riveder costui
» I’ vorrei pur.... Solo un istante! ond’ei
» Questi alfine, che il labbro allor tacea
» Per lo terror, miei sensi udisse: grati
» De la vita che diemmi, e che il mio Sire,
» Caldo amator abbandonava intanto....