Cap. 2. Della larghezza delle rote, & che il roteggiare è uso antichissimo, & utilissimo.
Le Rote per ogni sorte di cavallo se saranno quattro canne larghe per diametro saranno di honesta grandezza; & come si richiede. È ben vero, che per poledri principianti se sono anco maggiori un poco non importa. Et per darvi essempio, questa è la ruota Et quella linea retta, che la divide nel mezzo è la sua larghezza. La quale nelle ruote piccole deve essere una canna, ò poco più, & acciò che meglio sapiate come s’habbino à formare, & donde devete entrarvi, o uscirne, & come essercitar il cavallo in quelle, vi si dimostra per essempio chiaro, nella prima figura della seguente facciata. So che ad alcuni avezzi nelle due rote parer à forse strano le tre grandi, e le tre piccole in questo modo, & che dove è stato posto il numero de’ giri in quattro per mano, io li vogli in tre, overo in dui. Ma se riguarderanno l’intention mia vedranno, ch’io mi son mosso per non fastidir tanto il cavallo, & massime giovane, & poledro: & forse anco il cavalcatore, & cavallier, il quale non havendo à tener à mente si lungo numero di volte, mezze volte, & giri, ponerà meglio mente à tutto quello, che ha à fare col cavallo. Il quale per questo (al parer mio) ne anco si fastidirà tanto, sù una mano, e tanto sù l’altra, e per una via medesima di due rote, e poi solo per una piccola. Oltra che in queste tre rote grandi però, si possono essercitare due cavalli alla volta commodamente, & con grande utilità, chi considera bene, che nelle due non così bene. Ne accadrà moltiplicar porte per haver l’entrata à questi giri, & anco uscita; perche donde entrerete nella medesima uscirete. Et à mio giuditio il cavallo in questo principio, & sempre, si riduce con il poco girare, che con lo assai, da una mano medesima. Le tre rote picciole ho posto con l’istessa ragione, la quale piacendo potrete seguitare, se non piace potete lasciar la rota grande di sopra, & le due picciole di banda di sotto; & seguitare l’ordine, che meglio vi parerà. Et acciò non sia chi pensi, che i giri siano nuova inventione, come alcuni han detto, che de i giri, e del radoppiare ne fu inventore Cola Pagano: Devete sapere, che usitatissimo uso era appresso alli antichi il[p. 61vmodifica]
[p. 62rmodifica]far roteggiar il cavallo intanto, che essendo mostrato à Platone uno, che ciò faceva sì giustamente & presto, che pur due diti non perdeva di terreno nel girare con un cavallo maravigliandosene molto ciascuno sol Platone se ne rideva. Et dimandato per che d’una cosa sì bella & meravigliosa rideva; rispose, se costui fosse occupato in maggior cosa faria meglio, & non metteria tanta esquisita diligentia in questa. E de i giri, com’io vi dissi di sopra, ne furono inventori i Lapiti Peletronij, si come furono anco de i freni, e del guarnire, & strigliare i cavalli. E tanto grande, & esquisita fu l’arte, & ragione de i giri appresso alli antichi, che Xenofonte auttor graviss. ne tratta diffusamente in due trattati. Et non è dubbio, che le utilità, che ne derivano siano grandi per che danno lena al cavallo, lo sciolgono singolarmente nelle spalle & nelle gambe, lo aggiustano di collo e di bocca, lo allegeriscano, gli danno animo, & appoggio honesto sulla briglia, & li levano le credenze di qual si voglia mano, & li toglieno le creanze cattive, facendolo più agile, & presto al raddoppiare,& a tutte le sorti de gl’altri maneggi. Sono utili assai anco nelle scaramuccie, nelle giornate, ne’ duelli, sì per diffendersi come per offendere, serveno anco à far più destro il cavallo ne’ torneamenti, & altre cose simili. Et apportano seco una certa gratia, che fanno che’l cavalliero che roteggi par molto valoroso, & disposto. Ma questo basti haver detto dell’uso, utilità, & forma del roteggiare, se gl’aggiungo, che il cavallo naturalmente ama il girare, et che sia vero non più presto i poledrini sono nati che intorno vanno lascivendo & correndo in questo modo. Per il che io non sono di questa opinione, che l’ultima cosa sia mettere il poledro alle rote.