Il cavallarizzo/Libro 2/Capitolo 16
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Cap. 16. Del modo di finir di fare il cavallo terragnolo, e del maneggio di contratempo.
Credo che da che comminciaste ad amaestrare il vostro cavallo fin à quest’hora, non siano più di quattro mesi; eccetto però s’alcuno accidente in contrario non vi fosse occorso; & credi che l’habbiate ridutto in tal fermezza, & obedienza, che già se gli possa levare il capezzone, & metterli le false redine; nel qual tempo non ho voluto parlarvi mai ne di maneggio à mezzo, ne à tutto tempo, ne di volte in un pezzo, le quali à me non piaceno, ne del raddoppiar alto con calci, & senza, ne di capriole, & salti, & galloppi gagliardi, accioche per niente l’usaste mai à sì fatte cose in tal tempo; ne anco per l’avenire; ancor che il cavallo, dimostrasse spirito, & volontà di venire fin tanto però, che del tutto non sia ben fermo in tutti i maneggi & andari che à cavallo terragnolo s’appartengono. Perche (non havendo anco le debite forze) voi forse se pensareste di fare un effetto, & ne causareste un’altro tutto contrario. Hor havendo voi ridutto in quattro mesi al termine, che havemo detto, il cavallo, non vorrei, che faceste come fanno alcuni, che non si sanno quasi mai partire dal capezzone, e stanno gl’anni, e i mesi, & una età d’huomo à far il cavallo, che pur si deve, e si può far presto, per godercelo quel poco di età che gl’avanza, che è ben poca in vero, merce de i cattivi governi, che dall’avaritia & poca cura, che n’hanno i padroni, e ministri procedono. Devete adunque voi levarli il capezzone, e da qui innanzi essercitarlo in tutte le sue lettioni con le false redine, per un’altro mese almeno; & vedendo che vi riesca, lo potete astrengere del tutto al maneggio de i repeloni di contratempo. Alla giustezza, & prestezza del quale, lo ridurete agevolmente osservando quel che più volte n’è stato detto, dell’accrescerli à poco à poco nelle volte più strettezza, & più prestezza, & à ridurlo à questo giovarà molto, se sarà essercitato nell’esse, non molto lungo, & stretto; il quale anco per questa causa vi fu detto. Nel maneggio di contratempo va gran fermezza di mano, e di persona, & per aventura vi va più tempo, & misura ancor che si dimandi maneggio
di contra tempo, che non va ne gl’altri di mezzo, e di tutto tempo. Et io sono d’oppinione che sia più bello, & lo giudico anco più difficile al cavallo, che gl’altri dui, & massime quando i repeloni si fanno di furia & non di galoppo; & che poi scorrendo il cavallo nel parare gli arrobbate subito la mezza volta con bel garbo, cacciandolo innanzi nel girare, & non rinculandolo in modo alcuno, facendocela far spezzata, presta, & chiusa, come si deve; & non colcata; & che da ivi sopra le anche partendosi spessolato alquanto, se ne va pur di tutto corso all’altro capo del repelone, & fa il medesimo: & così seguita più volte senza fermarsi. Et questo maneggio si accomanda di contratempo (secondo me) over senza tempo più per ironia, cioè per contrario senso, che per altro: perche è sì poco il tempo, che voi li date nel paarre à prender la volta che ben bisogna, che il cavalliere sappi ben fare à farlo bene, così come nella Musica, assai più difficile è pigliar la nota poi d’un sospiro, ò mezzo, che sopra una battuta, e un tempo. Più facile, ancora al cavallo e cavalliero, di poi che fa le sue posate prenderlo nell’ultima & chiuderli la mezza volta al repelone, & seguitare. Hor in questo maneggio lo devete essercitare col modo, che più volte v’è stato detto di farlo ricconoscere prima di passo poi di trotto, e poi di galoppo, riducendolo à poco à poco a quella prestezza & furia, che si richiede; & che pò sopportare il cavallo parandolo poi nel fine con due, ò tre pesate, in bona lena. Perche s’altrimente faceste, non fareste bona cosa; ne lodevole appresso à cavalieri giuditiosi, & appresso à chi sa, e vi sta mirando. Io son sicuro, che in un mese facendo à questo modo, voi affinarete il vostro cavallo tanto, che se le vorrete ad altro l’havrete facilmente, lo devete anco essercitar sempre in questo mese nelle volte raddoppiate terra terra, le quali anco ho voluto, che insegnate prima di questo maneggio al cavallo, accioche in questo, & ne gl’altri venghi più presto, & più giusto alle sue mezze volte. Ma quando il cavallo non vi rispondesse fermo, & consertato, come si deve, ma facesse alcun disordine, non devete per questo sgomentarvi; anzi nell’istesso luogo dove fallisce castigarlo, con tutti quei castighi, che à tal fallo si conviene. Ne devete cessare fin che non facci bene: & se in una mattina non potrete, ben lo ridurete all’altra, overo all’altra: à voi sol basti di non scapitar con esso le prime fiate. Ma questo basti del caval terragnolo. Veniamo al resto.