Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 39


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Cap 39. Del governo particolare de' poledri & de' cavalli.


Ancor che l’istesso governo, che s’è detto di sopra s’appartenghi parimente a’ poledri; nondimeno io desiderarei alcune cose in questi, che nè cavalli di età fatti non mi pareno necessarie; & queste sono. Prima che mangiasseno quasi col muso in terra. Perche per questo il collo è sforzato à distendersi & dimenarsi; da che si fa poi più gracile, scarico & bello. Oltra che la testa purga più facilmente quell’humidezza, alla quale generalmente sogliano essere sottoposti. Non deveno essere i poledri per niente battuti nel governarli, ne sgridati; fin che non siano assicurati molto; ma ogni cosa gli si faccia intendere con piacevolezza: & massime se gl’accarezzi & losenghi la testa; & usinuisi spesso ad alzargli i piedi da terra; sotto i quali prima si deve battere con la mano, dipoi mettendoli sopra qualche sferra, ò ferro con un’altro ferro si deve battere sopr’esso. Che così diventeranno piacevoli à lasciarsi ferrare. Et con le carezze si farà, che non solo ameranno il lor curatore, ma etiandio lo desideraranno. Il che medesimamente accaderà se da loro, & da ogni cavallo sarà rimosso tutto quello, che li pò offendere, & recar noia, com’è à dire la fame, la sete, li strami marci, & tristi, il freddo & altro. Nella state le mosche, & il caldo. Et maneggiandoli ancora spesso quelle parti del toccar delle quali s’allegrano: & dalle quali si levasse, essendovi alcuna cosa che li molestasse, che da se, loro non si possono levare. Come saria nettarli spesso gl’occhi, le narici, sotto il codone, & dentro la borsa. Et spesse volte toccarli in tutto il corpo losengandoli con la voce & con le mani, & dandoli alcuna volta alcuna cosetta che piaccia loro non ordinaria à mangiare. Queste son cose tutte che fanno i poledri mansuetissimi & amorevoli nel lor governo, & non che i poledri, ma ogn’altra sorte di cavallo. Sopra tutto è da guardarsi di non aspregiarli con bachette sulla stalla, ne con altro per credere che per questo diventino più destri, animosi & presti: per che è cosa molto dannosa: la quale si pò vedere dal timore, & da quel desiderio che hanno per questo di fuggire: & quando non risguardando ad altro vanno ben spesso à battere delle spalle nella mangiatora, & alle volte le saltano dentro; à pericolo grandissimo di guastarsi, & rovinarsi. Et quando non sia tanto male questo, almeno non mi negarete, che non ne risulti, che il cavallo per timore delle battiture, & de i gridi sì fatti in stalla [p. 50v modifica]non diventi ò vile, & pauroso, overo inmansueto & pieno di furore. Et che sia vero ponete mente ancora meglio che alcuni cavalli battuti, & sgridati in stalla molte volte tremano per timore, senza causa alcuna stando alle lor poste; & si vanno dimenando in qua, & in la con la testa, come quelli che sempre aspettano di esser aspregiati; pensando sol nel veder l’huomo che sempre gl’habbi à fare simili inconvenienti. Si vedeno ancora con ogni sforzo, & impeto moversi, & adirarsi; & ciò anco dimostrano ne’ gl’occhi, che se gli fanno infiammati; come se volessino scacciare da se il lor contrario, & quelle cose che li sono fatte violentemente, & fuor di proposito. Però ad ogni buon governo questo principalmente si richiede che il cavallo sia amato, & accarezzato, & in conto veruno aspreggiato, & massime sulla stalla. Per la qual cosa devriano i padroni ben spesso, come dissemo, veder i lor cavalli sulle stalle; & non far loro, ne patire che altri faccino asprezze; dalle quali risultano tanti & milli mali. Et oltra che vederiano il governo de’ cavalli, non sariano ne anco incogniti à quelli. Il che importa pur assai, per esser di natura tale il cavallo, che se ricorda de i beneficij; e de i dispiaceri; & per essere molto grato animale, & massime al suo padrone; come già provassemo diffusamente. Et parmi che il cavalliero, che haverà uno, ò più cavalli, li deggia non solo amare, ma esserne non meno gelosissimo, che s’havesse una bella donna; la qual volessi sempre vedersi appresso; & non la lasciasse andare ne à conviti ne à feste; perche non tornasse poi à casa con cattivi costumi, & opinioni nuove. Questo precetto utilissimo, & perfettissimo deveno tenere molto carto i cavallieri, & signori che mai si debbiano fidare in modo ne’ servitori, maestri di stalla, & cavallarizzi che anch’essi non vedino spesso l’opera loro; raccordandosi che, come dissemo di sopra, l’occhio del padrone è quello, che ingrassa il cavallo. Procurino anco di essere presenti quando si cavalcano à lettioni, & se non sempre, che gli è quasi impossibile, almeno più spesso che lor possino. Perche è prima il fronte dell’occipitio. Et più commove & costregne la presentia di Turno che d’altri. Ma ritornando al governo. Vorrei ancora, che pian piano s’usasseno allo strepito dell’armi; accioche imparasseno à non spaventarsene. Ma questo dico quando saranno però assicurati, & dimesticati bene: & che saranno avezzi à sella, & briglia, che altrimente non si deve far cotai strepiti sulla stalla. Perche più tosto potrebbe causar male, che quello effetto che noi desideriamo. Nondimeno quando si facesseno con destrissimo modo, & à poco à poco crescendo ad un dover convenevole: io lodarei anco questo. Non saria se non bene ancora che nel muro della magnadora avanti à cavalli, fossino dipinti gl’huomini armati à piedi & à cavallo. Et quando i poledri fosseno assicurati ci si potrebbeno attaccare de’ corsaletti, & altre armi. Et alcuna fiata si potrebbe far passeggiare per la corsia alcuno armato d’arme bianche; il quale [p. 51r modifica]le andasse scoprendo à poco à poco, per assuefarli, & assecurarli à tal vista & romore, & così anco dipoi si potrebbe sparare alcun archibugio & schioppetto innante, & dipoi il suolo di tromba & di tamburro facendo anco oltra di questo alcun strepito come havemo detto d’armi; le quai cose non si deveno però fare in un tratto della stalla, se prima non sono assecurati di fuori. Gli antichi non solo usavano & avezzavano à queste cose li lor cavalli, sulle stalle, benche non havessimo archibugi, ma gli assuefacevano ancora à fargli vedere & tenere innanzi alle mangiatore & nelle lettiere i cadaveri de gl’huomini morti armati & disarmati, ferriti & pieni di sangue: & non sol questo, ma usorono ancora alcuni antichi come Glauco figliol di Sisipho astutissimo, & Diomede re di Thratia, à pascere li lor cavalli, di carne humana, accioche fosseno più feroci nelle battaglie, & ne’ fatti che lor volevano da essi. Ma questo potrebbe hoggi parere, & sarebbe per vero strano & inhumano, & al tutto privo di religione christiana, monstruoso & quasi impossibile. Però io vorrei che in altro modo che fosse convenevole si procedesse; che il medesimo effetto però venisse à partorire; & questo saria con fingere huomini morti, armati, ferriti, & insaguinati.Il che giovarebbe molto anchora per assicurarli; & farli non solo nelle battaglie, & fattioni animosi; ma etiandio in ogn’altra attione intrepidi, & valorosi. Ma questo sia detto solo per uso de’ cavalli di gran speranza; per l’imprese veramente di cavallaria; e di guerre, e di duelli; & siano poi anco per pompa & gioco, over da vero.