Il buon cuore - Anno XIII, n. 24 - 13 giugno 1914/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Beneficenza IncludiIntestazione 25 febbraio 2022 50% Da definire

Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 189 modifica] Religione

Domenica 2’ dopo Pentecoste Testo del Vangelo.

Essendo Gesù a mensa nella casa di Levi, ecco che, venutivi molti pubblicani e peccatori, si misero a tavola

con Lui e coi suoi cEscepoli. Ed i Farisei, vedendo ciò, dicevano ai discepoli di Lui: Perchè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori? Ma Gesù ciò udendo, disse loro: Non è ai sani che il med.co faccia di bisogno, ma agli ammalati! Ma andate e imparate ciò che vuol dire: Io amo meglio la misericordia che il sacrificio; imperocchè io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Allora si accostarono a Lui i discepoli di Giovanni dicendo: Per qual motivo noi ed i farisei digiuniamo, frequentemente,.ed i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto, fintantochè lo sposo è con essi? Ma verranno i giorni, che sarà loro tolto Io sposo, e allora digiuneranno. (S. MATTEO, Cap. go.

Spiegazione. Il fatto, accennato dal Vangelo, avvenne nella città di afarnao, che era come un centro di commercio, nella Galilea e nella quale risiedevano parecchi gabellieri o pubblicani, incaricati di riscuotere i tributi. Presso i Giudei il nome e la professione di Pubblicano o di gabelliere erano detestati, più che in qualsiasi altro paese del mondo. Si avevano in conto di gente senza coscienza, senza cuore, ed erano equiparati ai Gentili, come scrive S. Matteo: «Sia per te come un Gentile e un Pubblicano» (Cap. 18). Ora, tra costoro, era un certo Levi o Matteo, figliuolo di Alfeo, al quale si volse Gesù, maestro amorosissimo di pietà e di misericordia. Lo vide Egli un dì al banco della gabella, e fissatolo con uno sguardo pieno d’amore, gli disse: «Seguimi». E quello sguardo, quell’amore, quella parola furono onnipossenti; poichè Lebi lasciata ogni cosa, seguì Gesù e divenne suo fedelissimo Apostolo. Matteo (o Levi) volle celebrare con un gran banchetto il miracolo della sua conversione, ed al banchetto convitò Cristo, intanto che v’erano molti gabellieri e peccatori di poca fama. Malgrado ciò il buon Gesù vi si condusso co’ suoi discepoli, volendo con questo, non solo dare un gran segno d’infinita benignità, ma eziandio prendere occasione di porgere nuovi e salutari ammaestramenti. Il convito •infatti riuscì non una festa allegra e spensierata come si sarebbe potuto pensare, ma una scuola di consolanti verità, alle quali indarno cercarono di far contrasto i superbi e ipocriti Farisei.

Riflessi. E’ noto il proverbio: Buono come un forte. Infatti chi è veramente forte, non ha altro modo di mostrare la propria fortezza verso chi è debole, se non col mostrarsi buono, cioè compassionevole, tollerante, misericordioso e pronto al perdono. C’è valoré nello stritolare chi è più debole di noi, anche quando una ragione plausibile milita in nostro favore?... Potrà essere giusta punizione, ragionevole severità; non mai segno di fortezza. E Iddio, che è fortissimo, come mostrerà la sua bontà verso le sue creature, che sono debolissiiite?.... Appunto col mostrarsi paziente, tollerante misericordioso; coll’esinanirsi, riducendosi come il più debole degli uomini, perdonando sempre, ogni qualvolta una sua creatura riconosce d’aver [p. 190 modifica]mancato, ridonandole la sua primitiva nobiltà e chiamandola ancora col dolce nome di figlia. Non è questa l’opera della Redenzione?.... In essa non vediamo noi il Dio fortissimo annientarsi, per sollevare, guarire e nobilitare l’uomo debolissimo, caduto nel baratro d’ogni bassezza? Come bene comprese Dio e il suo Cristo il poeta cristiano, quando osservando da una parte l’estrema miseria dell’uomo decaduto, e dall’altra l’immensa bontà di Dio, esclama:

All’uom la mano Ei porge Che si ravviva, e sorge Oltre l’antico onor!....

vertirli....• essi dicono.... Per assecondare i biechi intendimenti della loro mente e le malvagie passioni del loro cuore, diciamo noi. Ed è vero’ — Fuggi da costoro come fuggiresti dalla peste..24!t di.94

/Al mio cagnolino " Gogò" Versione italiaaa quasi letteraria del graziosissimo Sonetto del Sig. Federico

(Manzoni).

Quale torto dunque fanno al buon Dio coloro che ce lo mostrano sempre severo, accigliato e pronto a punire inesorabilmente chi ebbe la sventura di offenderlo col venir meno ai proprii doveri!... Non sanno costoro che l’opera della Redenzione è l’opera dell’amore e del perdono?.... Non hanno mai pensato che l’umanità si prostrò al Crocifisso del Golgota, e ne accettò la dottrina, perchè fu vinta dalla bontà di Dio fortissimo, che per amore si fece debolissimo? L’uomo molte còse negò, anche ciò che è evidente... anche la luce del sole in pìen meriggio... Non negò, nè mise mai in discussioni l’amore, la bontà, il perdono. Gli è per questo che molti increduli, quando si determinarono a conoscere Cristo, furono vinti dalla sua bontà, e divennero suoi seguaci. Ne abbiamo esempi recentissimi. Si sarebbero convertiti se Iddio fosse quale l’avrebbero voluto gli antichi, e lo vorrebbero i moderni Farisei?

Conseguenze pratiche.

Caro Gogò, bel bestiolino! Hai le zampette belle, un bel musino,. Un bel codino, e un par di vispi occhini, Che brillan come fosser due lustrini. Tu m’obbedisci meglio d’un bambino! Se mi guardi sei tutto festosino, E se ti meno a spasso, i tuoi passini Sembran quelli dei cari passerini. Ma perchè mai non parli?... perchè no? Chi sa quante cosine il coricino Tuo mi direbbe, non è ver, Gogò? Ma tu non puoi parlare.... è il tuo destino! Oh che brutto destino!... ma però Ti do spesso, in compenso, un biscottino.

I. I Farisei, vedendo Gesù a tavola insieme ai pubblicani e ai peccatori, dissero ai discepoli di Lui: «Per ELISEO BATTAGLIA.

-=*---=*

chè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori?» (S. Matteo, Cap. 9). Non ti pare di udire certi Farisei odierni, i quali per difendere i diritti, com’essi dicono, di Dio e della sua Chiesa, insultano, vilipendono, calunniano e in mille modi perseguitano anche chi ha il gran torto di non essere in tutto del loro parere?! E dire che costoro hanno l’impudenza di chiamarsi cristiani puri!.... Se ami la salvezza dell’anima tua, e quella dei tuoi fratelli, rispondi loro le parole di Cristo: «Voi non sapete di quale spirito siete. Il

Figliuolo dell’Uomo non è venuto a perdere gli uomini, ma a salvarli». (S. Luca, ap. 9). Puoi aggiungere anche quelle del primo Papa: «Gesù Cristo ha patito per noi per lasciarci l’esempio de’ suoi patimenti. Maledetto non malediceva, oltraggiato non oltraggiava, soffrendo noli minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui, che giudica giustamente o. (S. Pietro, Ep. 1, Cap. 2). 2. Sai tu perchè le opere di certuni, che amano fard chiamare cristiani puri, sono sterili? -- Perchè non hanno mai capito, nè d’altronde sono capaci di capire, le parole di Cristo: «Quando sarò levato in alto, ogni cosa

trarrò a me stesso. Io amo meglio la misericordia che il sacrificio; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori o. (S. Matteo, Cap 9). Cristo si lasciò config• gere in croce per salvare gli uomini, e co ’esti puri crocifiggerebbero ben volontieri tutti gli uomini

Bl1•51

pubblicato nel N. 23 Maggio del Buon Cuore

per con Le colonie del Rio Grande Do Sul (Continuazione del numero precedente).

CONSERVAZIONE NAZIONALE DELLA COLONIA.

Dal punto di vista della conservazione nazionale, la colonia italiana di Porto Alegre, come generalmente tutte le colonie urbane dei nostri emigrati, lascia assai a desiderare. Il contatto continuo, per tutti gli interessi, colla popolazione e colle istituzioni del luogo, la mescolanza dei figli degli italiani, nelle scuole e dappertutto, coi ragazzi del paese, produce nell’elemento italiano un processo rapido di snazionalizzazione. La prova evidente del decadimento dell’italianità si ha nel fatto che appena un centinaio di figli di italiani frequentano le due scuole italiane sopra ricordate: numero ben meschino per una colonia di oltre 10.000 italiani! Non è che la colonia italiana di Porto Alegre abbia maggior tendenza alla snazionalizzazione di altre colonie; chè anzi in occasione della recente guerra italo [p. 191 modifica]turca si ebbero manifestazioni commoventi di attaccamento alla patria, e tutto fa vedere che in quella colonia non si è giunti a certi fenomeni veramente vergognosi di snazionalizzazione che si verificano altrove, specialmente nell’Argentina. Ma effettivamente essa fu per l’addietro assai abbandonata a se medesima, ed è tuttora priva di quegli aiuti e di quelle istituzioni che non mancano ad altre. Così, ad esempio, essa non ha mai avuto una parrocchia propria, non vi è in Porto Alegre un prete italiano: nessuna comunità religiosa italiana, nè maschile nè femminile aprì mai un istituto in quella città. Anche astraendo dalle conseguenze che tale mancanza porta nei riguardi della conservazione religiosa di quella colonia, è evidente come sia pure un motivo fortissimo del suo progressivo disgregamento e del decadimento dei caratteri etnici, perchè in tal modo restano abbandonati e si perdono alcuni fra i più significativi costumi e tradizioni, e non si tramanda nemmeno la lingua della patria. Eppure, senza parlare della colonia tedesca di Porto Alegre, la quale ha parrocchie, chiese e numerosi sacerdoti della propria nazionalità, ed istituti fiorenti, altre colonie straniere minori della nostra, hanno i loro sacerdoti e le patrie istituzioni delle quali è manifesto il benefico influsso. Di recente si sono avuti nella colonia segni di risveglio nazionale, dovuti specialmente allo zelo ed all’azione abile spiegata dal cav. Gio. Battista Beverini, R. Console in quella città: a lui si deve se sono sorte le due scuole di cui abbiamo parlato, le quali qualche anno fa erano cadute, e se un po’ di spirito di coesione si fa strada nella colonia. Vicino a Porto Alegre, alla distanza di 40 minuti di ferrovia vi sono i due nuclei agricoli di Tristeza e Villa Nova, popolati in massima parte da italiani, i quali sono colà quasi tutti proprietari di uno o più lotti coloniali ed n condizioni discrete: coltivano prevalentemente gli ortaggi e la vite.

fabbriche di tessuti della città. Una di queste fabbriche, la Italo-Brasilera, è italiana; questa, ed una fabbrica di birra dell’italiano Anselmi, sono i due soli stabilimenti industriali italiani di importanza nello Stato. Nessuna scuola veramente italiana: solo un collegio di Padri Salesiani, nel quale insieme al programma locale, si fa anche un corso di lingua italiana. La città di Pelotas situata essa pure sulla Lagéia dos Patos, ed accessibile a vapori di discreto tonnellaggio, conta circa 26.000 abitanti: la industria di maggiore importanza, nella città e nel municipio, è lo xarque; vi sono poi fabbriche di birra, di candele, di cappelli, ecc. Ha una colonia tedesca numerosa e ricca: vi risiedono pochi italiani, e sono negozianti ed operai: gli italiani residenti nel municipio ascendono ad un migliaio ed esercitano i mestieri più vari. Bagè è altra cittadina assai importante, con circa 10.000 abitanti, situata a sud verso il confine coll’Uruguay, in piena zona di allevamento: è sede di Agenzia Consolare, nella cui giurisdizione si trovano circa 900 italiani: è legata colla ferrovia a S. Maria da Bocca do Monte e a Pelotas• (Continua).