Il buon cuore - Anno XIII, n. 18 - 2 maggio 1914/Religione

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Domenica 3a dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: Un pochettino e non mi vedrete; e di nuovo un pochettino e mi vedrete; perchè io vo’ al Padre. Disser però tra loro alcuni de’ suoi discepoli: Che è quello che egli dice: -Non andrà molto e non mi vedrete; e di poi, non andrà molto ee mi vedrete, e me ne vo’ al Padre? Dicevano adunque: Che è questo ch’egli dice: Un pochettino? non intendiamo quel ch’egli dica. Conobbe pertanto Gesù che bramavano’ di interrogarlo, e disse loro: Voi andate investigando tra di voi il perchè io abbia detto: non andrà molto e non fni vedrete. e di poi: non andrà molto e mi

vedrete. In verità, in verità vi dico, che piangerete e gemerete voi, il mondo poi godrà; voi sarete in tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gaudio. La donna allorchè diventa madre è in tristezza, perchè è giunto il suo tempo: quando poi ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’affanno a motivo dell’allegrezza, perchè è nato al mondo un uomo. E voi adunque siete pur adesso in tristezza; ma vi vedrò di bel nuovo, e gioirà il vostro cuore e nessuno vi torrà il vostro gaudio. (S. GIOVANNI Cap. i6).

Pensieri. Credo, che ad una buona interpretazione del’passo evangelico qui sopra riportato, giovi assai ricordare il momento storico, in cui esso fu pronunciato. E’ tolto da S. Giovanni, al capo decimosesto: dunque Gesù lo recitò poco innanzi alla sua passione: fu l’ultimo suo discorso, l’ultime parole dette dopo la lavanda dei piedi agli apostoli, dopo l’istituzione della SS. Eucaristia. Rileggendole col pensiero fisso nella sera, in cui veniva ad essere tradito -- quelle parole solenni, si vede come Gesù si abbandonasse alla piena del suo amore. Loro parlava della sua morte vicina, dell’abbandono in cui doveva lsaciarli, dlele prove che avrebber oavuto terriblii, della promessa dello Spirito Santo. Qui è riportata la parte che ha per iscopo di consolare gli apostoli del proprio dolore che provavano, sentendo che presto avrebbero dovuto separarsi dal loro amato Maestro. A consolarli e prepararli, loro fa noto che lo Spirito Santo convincerà il mondo di peccato, giustizia p giudizio col manifestare loro ogni verità, col glorificare Cristo innanzi agli uomini, coll’assicurarli della brevità della separazione. La frase di Gesù — attraverso spiegazioni numerosissime — ha una più logica e facile applicazione colla „. scomparsa ed umiliazione di lui nella imminente passione, e nella breve e susseguente sua risurrezione gloriosa. Se cosi si spiega facilmente, non so perchè la vera soluzione debba escogitarsi attraverso geniali sì, ma arditis-, sime trovate. Una delle qualità del discorrere di Cristo è la perspicacità delle sue parole, dunque... Cosi mi pare sia anche suggerito dall’esempio della maternità, in cui ad acutissime ed intense doglie, per quanto brevi, subito segue la gioia della madre nell’abbracciare la nova creatura. Meglio. Gli stessi dolori di ieri, oggi si mutano in ragione di gioia, come appariva per gli apostoli, ai quali sarebbe stata ragione di gioia, gloria e trionfo, le umiliazioni, gli avvilimenti, le pene brutalissime da loro provate nella crocifissione di Cristo. Quella Croce, che sino a ieri era l’obbrobrio e la maledizione, proprio quella -- dopo breve — essi avrebbero innalzato glorioso vessillo di libertà, di redenzione, di salute di mezzo agli uomini, al mondo. Se adunque — dalle parole del Redentore divino — nel cristiano la ragione della vera gioia, origina e nasce [p. 143 modifica]da una causa ben diversa come natura (giacchè proprio la gioia spunta come fiore e sorpresa e s’irrora di lagrime e pianto) oh! come dobbiamo lamentare la mancanza della fede — nel senso, di virtù teologale — quando per la violenza delle bufere, delle passioni, del mondo, della vita noi cì sentiamo avviliti e scorati! Come non sappiamo alzare lo sguardo a Dio nelle frequenti tribolazioni! quanto non sappiamo leggere, quanto ignoriamo di provvidenziale nei mali fisici, nei morali dolori della vita sociale ed individuale! Come e quanto sa d’ironico e blasfemo il sorriso e l’invidia del cristiano alle gioie, ai desideri del mondo, dei mondani, ai loro tripudi, alla vita di lusso, di piacere, di sfarzo!... quanto assilente il vedere come non raccolga eco alcuna nella pratica cristiana della vita la parola di Gesù:...

la vostra afflizione si cambierà in gioia!