Il buon cuore - Anno XIII, n. 05 - 31 gennaio 1914/Religione

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Domenica VI dopo l’Epifania

Testo del Vangelo. Si accostò a Gesù un uomo., e si gettò in ginocchio avanti a Lui, dicendo: Signore, abbi pietà di mio figlio, perchè è lunatico, e soffre molto,; imperocchè spesso cade nel fuoco, e spesso nell’acqua. E io l’ho presentato a’ tuoi discepoli, e non hanno potuto.sanarlo. Ma Gesù rispose e disse: Oh generazione incredula e perversa! Menatelo qui da me. E Gesù sgridò il demanio, e questo uscì dal fanciullo, il quale da quel momento fu risanato. Allora i discepoli pre [p. 38 modifica]in disparte Gesù, e gli disero: Per qual motivo non abbianz noi potu,to scacciarlo? Rispose loro Gesù: A motivo della vostra incredulità. Imperocchè in verità vi dico: Se avrete fede quanto un granello di senapa, potrete dire a questo monte: Passa da questo a quel luogo, e passerà; e nessuna cosa sarà a voi impossibile. Ma questa sorti’ (di demoni) non si discaccia se non mediante l’orazione e il digiuno. S&ZO

(S. MATTEO, Cap. ’7).

Pensieri Abbiamo un episodio doloroso: la confessione del padre dell’impotenza dei discepoli; ’la risposta di Cristo. L’episodio del padre che ginocchione innanzi a Cristo — ch’egli non sa che sia Dio, che conosce dalla semplice esteriorità che è un uomo, che non sa gli splendnri della avvenuta trasfigurazione — è davvero commovente, ma è egli ancora significantissimO. Il figlio suo è lunatico: a volte cade nell’acqua con pericolo d’affogarvi, di poi subitamente si precipita nel fuoco ove s’abbrucia, dando al genitoe buono continue apprensioni, ansie, dolori. Un genitore può ben comprendere lo stato d’animo.di quel povero padre: a lui, nella fatica, nella lontananza, nel divertimento, nel sonno istesso doveva dare ansia ed acerba pena lo stato del figlio che si regolava più che coll’uso della ragione, dalla mutevolezza del capriccio più strano ed insospettato. La sua preghiera a Gesù — anche dalla esteriore manifestazione — dovette essere sincerissima. e,dolo-• rosa: nulla gli tace nel proprio dolore: sente il bisogno di dire, narrare tutto a quel medico prezioso onde salvi e... risani. Questo episodio evangelico manifesta anche troppo bene lo stato d’animo d’un’anima peccatrice. Questa non è più retta dalla retta ragione — nel nostro caso dalla legge di Dio, non è più confortata dalla grazia,di Dio, illustrata dalle sue voci — : in. L’anima del peccatore, — in balia al fluttuare incessante delle paskioni così tanto mutabili e prepotenti — si da a diversi e contrarii sentimenti e cose, non trovando mai quel punto stabile che possa dare pace e tranquillità. Abbagliati dallo splendore e riflesso delle ricchezze i loro occhi altro non vedono: i loro orecchi non odono musica più grata, la loro vita muta ed avvilente — per il bisogno d’illudersi — tenta affogarsi in quelle infinite vanità da cui ritrae più disgustato e dolorante il palato. — Oh! l’umana leggerezzal... Quante volte al capriccio, alla moda, alla pubblica opinione piega, cede

il passo. S’oscura il sereno dettame dell’intelletto in

quegli uomini, che una vita regolare ed intemerata creava... colossi!... Oh! triste umana società! chè lungi da Dio -- più che la vecchia inferma dantesca — or a destra•or a sinistra pieghi, l’egro fianco per trovare schermo al dolore, mentre non sollievo, ma più acuta, più dura, più esauriente altra doglia ne soffri e ti punge!... Perchè? • •

In tale stato ci si riduce per la forza delle passioni, Non represse a tempo, Libere e sfrenate, all’uomo, alla società impongono il loro tristissimo giogo: di loro noi siamo gli schiavi. Lo disse Gesù: Chi fa il peccàto, è servo del peccato. Ma come guarire? Gli apostoli — ai quali fu presentato il lunat;co — nulla hanno potuto. Si dovette portarlo a Gesù: se ne dovette sentire il rimprovero amaro, ma si ortenne con queste umiliazioni la grazia della salut% Bisogna andare a Gesù: altra via di guarigione non c’è: il resto è palliativo, che non so come — dopo tanti secoli — non abbia ancor, perso la fiducia ciel popolo.. Cristo solo guarisce; guarisce con quella condizione che Egli solo vuole e può imporre, e che a noi sono e debbono essere insindacabili. Che importa a noi se a ciascuno di noi Cristo impose di dolersi e narrare le proprie vergogne al sacerdote? Chi ha il diritto d’avere il perdono a.,-.rte condizioni? Cristo ha voluto così: uomo superbo, ti basti! Piega, credi, ubbidisci. • •

Cristo impose l’orazione ed il digiuno. L’orazione ha forza d’ascesa al cielo: se di là ritiriamo lo sguardo, se non fissiamo lo sguardo, e la meta lassù nulla noi potremo. Il digiuno: la lotta contro la parte bassa, materiale. Se pieghiamo al calcolo, al comodo, al facile, al gusto nostro, alle passioni, alla moda, al mondo, impossibile la guarigione! Gustato di lassù, provato il piacere dello spirito, deve sapere d’amaro ogni cosa che a Dio non guidi, non indirizzi. B. R. Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi.