Il buon cuore - Anno XII, n. 49 - 6 dicembre 1913/Beneficenza

Beneficenza

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[p. 389 modifica]Beneficenza


Fiera per l’Asilo Infantile dei Ciechi

Via Vivaio, 7

Lunedì cominciò nel Salone dell’Istituto dei Ciechi l’annunciata fiera a favore dell’Asilo Infantile dei bambini ciechi. Il salone presentava un magnifico aspetto: lungo le pareti, nel centro e sul palco, spiccavano i banchi delle dodici capi-gruppi, ricolmi di oggetti di vendita delle più svariate materie. Sul palco, nel centro del banco della Buouvette, tenuto dalla Baronessa Leonino, spiccava il dono di S. M. la Regina Madre, un grande candelabro a lumiera, e sul banco centrale, il dono delle Signore Patronesse. Era pure esposto un mezzo busto in bronzo dell’Abate Antonio Stoppani, dono ed opera dello scultore Confalonieri. Verso le ore 15, quando il Salone erasi già molto affollato, venne fatta una breve commemorazione della defunta Marchesa Maria Trotti, già Presidente del Comitato Promotore dell’Asilo Infantile, anima delle fiere negli anni scorsi, e della quale molti lavori precedentemente preparati, erano sul già suo banco, ora tenuto dalla Nobil Donna Bice Greppi. 11 Rettore dell’Istituto rivolse ai presenti alcune par.ole di ricordo della benemerita Marchesa, richiamando quanto a beneficio dell’opera pia avesse tatto col consiglio e coll’opera, e augurando ch-e degna persona venga prescelta a succederle. La Signorina. I atelda Cajrati, segretaria del Comitato, che aveva conosciuto la Marchesa nell’intimità, lesse la seguente commemorazione,ascoltata da tutti col più vivo interesse e con sensi di vera commozione. Giovedì mattina, un lungo, si potrebbe dire, infinito corteo, seguiva la salma della M.sa Trotti dal palazzo di Via Bossi alla Parrocchia di San Tommaso e quindi al Camposanto. Là, ne intesserono ben degnamente le meritate lodi, Monsignor Vitali, rimpiangendo in modo speciale la Presidente dell’Asilo Infantile dei Ciechi, il Prevosto di San Tommaso, Don Marazzani, che la conobbe sotto l’umile luce della Dama di S. Vincenzo e ricordò la mesta gioia d’averla assistita nella morte edificante e la maestrina cieca Una Venturelli portò alla salma venerata il saluto riconoscenté dei bambini ciechi che furono oggetto di speciale, materna carità della Marchesa. Davvero che la dipartita del’eletta gentildonna è lutto non solo per l’aristocrazia, cui apparteneva, ma di tutti che la conoscevano: conoscerla, voleva dire stimarla e non è vuota frase, ma profonda convinzione l’asserire che si piange la Marchesa Trotti dalla reggia al tugurio. Se la benevolenza di S. M. la Regina Madre che l’ebbe carissima fra le sue dame, altamente l’onorava, la gratitudine del beneficato rare volte fu più sincera che per lei. [p. 390 modifica]Fu la vera donna forte e pia, vero esempio di virtù intemerate; ma la caratteristica della Marchesa Trotti fu appunto la carità nelle sue forme più nobili e insieme più umili. Quando dovette rinunciare per il malore che cominciava a dare i primi, gravi indizi, a prestar servizio d’onore alla benamata sovrana fu un vero dolore che ebbe un riflesso sincero nel sacrifizio di dover sospendere a poco a poco le visite sue provvide nelle corsie dell’Ospedale, nella soffitta del povero, nei laboratori operai, negli Istituti di beneficenza a lei più cari. • Non fece pesare a nessuno il suo dolore, il suu sacrifizio, se non nel sacrifizio di averla lontana, nel dolore di saperla sofferente. Non più vicina di persona alla Sovrana, la seguiva con devoto affetto nel ricordo delle gioje e dei dolori della Nazione di Casa Savoia e ne accolse con grato animo le visite confortatrici. Non più in grado di recarsi fra gli sventurati, i malati, i poveri, si avvicinò loro centuplicando il suo interessamento, il suo lavoro, la sua carità per essi. Confinata in casa, concentrò le cure più amorevoli intorno al dilettissimo consorte: più festosa quasi, accolse le figlie vicine e lontane, più grata ancora

  • che nei giorni lieti si circondò di amicizie salde e

provate. Tutta Milano e mezz’Italia _passò intorno, alla Marchesa: intelligenze elette, illustrazioni della politica, dell’arte, gentiluomini e galantuomini, dame popolane l’avvicinarono. Nella conversazione geniale, amichevole, vi ace colla Marchesa intelligente, colta e buona, appena ella s’avvedeva del pericolo che il discorso degenerasse in pettegolezzo, in maldicenza, senza nessuna ostentazione, con arte semplice e tutta sua che non offendeva nessuno e a tutti insegnava amore, ella divergevalo e lo portava o sul sano libro letto di recente o più facilmente, troncava con mite sorriso così: «Vuoi fare un’opera buona? ecco qui» e offriva dei biglietti in un modo che nessuno poteva nè avrebbe voluto rifiutare. La Marchesa pensava: «Se colle mani lavoro per i poveri, colla parola, posso, devo salvare altri deboli: gli assenti!» Se non si poteva dir bene di qualcuno, procurava che dinnanzi a lei non se ne dicesse male. Discorrendo, la Marchesa spessissimo lavorava. Lavori come dovessi guadagnarti la vita» k diecvano le amiche. Non a lei, ma a tanti infelici assicurava il pane col suo lavoro e quante altre mani fece lavorare il suo cuore generoso! Ma qualcuno, la Marchesa compiangeva anche più del povero stesso: il ricco che non sente il dovere, il conforto di dare: più ancora di esserne indignata, ne era addolorata. Così dedita alla carità, la Marchesa, con spirito illuminato, prima di dare il suo nome, il suo aiuto ad un’opera, voleva vagliarne lo scopo, il programma: sapeva che spesso il chiedere il suo nome eia

la via per ottenere un altro nome di cui il suo diveniva come l’ombra fida ed ella voleva esser ben sicura che il nome fulgido di Margherita di Savoia brillasse su opere di vero bene e non di sentimentalismo filantropico, di fittizio vantaggio pel povero. Ma, entrata in un’opera, se ne interessava non superficialmente, per breve momento: non l’abbandonava più: Ben disposta ad accogliere tutti i dettami di giusto progresso, giustamente temeva le novissime teorie che vorrebbero suggerire al povero, allo sventurato di rifiutare il sentimento della pietà, di emanciparsi dal dovere della gratitudine, insegnandogli solo diritti e reclamando per lui, solo giustizia, mentre ne fanno un illuso, una vera vittima! E come sapeva insegnare, interessarsi alle persone più giovani, incoraggiarle col consiglio, coll’esempio e, se sempre al suo cordiale, sorridente commiato: «Torna presto» si sentiva bisogno di risponder con un «grazie D, questo veniva più spontaneo, quando la sua preziosa benevolenza si era esplicata in una giusta osservazione, in un mite rimprovero! L’impresa di Libia aveva acceso nella figlia delta P.ssa Cristina di Belgiojoso, nella fida compagna del M.se Lodovico Trotti, del valoroso soldato di un tempo, del patriota dal carattere adamantino, il voto più ardente per la rinnovata grandezza d’Italia! Alle fiere di beneficenza, la M.sa Trotti in persona compiva prodigi, di carità e delicatezza. Fra la folla elegante che giungeva al suo banco, intravvedeva, per es. talvolta la Marchesa la donnicciuola del popolo che, inesperta e grata, veniva a lei che aveva conosciuto e apprezzato forse da un letto all’Ospedale: la capiva, la indovinava da lontano la Marchesa e sussurrava alle compagne di banco: «Tiremm giò i prezzi, tirem giò i prezzi D. E aspettava sorridente, faceva festa all’insolita cliente: questa comperava e partiva, soddisfatta, senza neppur sapere d’aver pagato due lire lo scialletto della Marchesa che ne costava cinque. E il cassiere non trovava nessun deficit: qualcuno aveva subito colmata la differenza e l’onda tranquilla e pura della carità sommergeva il piccolo atto gentile, noto solo ai vicini! Ma, quanti altri nella vita della Marchesa, sconosciuti a tutti, fuorchè al grande Retributore! Sì, se nei giorni lieti, ognuno sapeva che il modo migliore per ricambiare l’ospitalità signorile ed affabile di Casa Trotti era il raggiungere la Marchesa in un ritrovo benefico per lasciarle una somma pei suoi poveri, più gradita a lei del più bel mazzo di fiori per lei, e se il far piacere alla Marchesa era nei giorni lieti un piacere per chi la stimava, per chi le voleva bene, quel piacere ora era tramutato in conforto, in rimedio quasi alle sue sofferenze: il ricordarsi ora, lei malata, dei suoi poveri, l’aiutare le sue opere buone era un farla star meglio: altro conforto per lei, il poter lavorare a vantaggio dei miseri anche nel suo letto di dolore. [p. 391 modifica]Come serberanno preziose le amiche, le magnifiche sciarpe seriche eseguite da lei in questi ultimi tempi e da lei distribuite a beneficio di questa nostra gara di carità, di occuparsi della quale essa era, a loro tutte, gentili Signore, tanto grata, perchè le stava specialmente a cuore e, qui, in mezzo a noi il suo spirito aleggia, benedicente! Quelle sciarpe, dai delicati colori, più ancora aie un bell’ornamento, rimarranno un caro ricordo di lei, diverranno quasi una bandiera nella quale è intessuto un insegnamento davvero benefico, lo sforzo di volontà altruistica della carità sul malore che doveva infiacchirla.e invece l’elevava sempre più! Come ci si sentirebbe sperduti in questo salone, senza il conforto della sua presenza, o quello almeno di portarne a lei, malata, colle buone nuove della sua fiera, se non fosse ancor lei che ci sprona ad andare innanzi, a fare, a dare. Sì, è lei che ringrazia i bambini dell’Asilo per la ghirlanda dei fiori della gratitudine per lei, ma ringrazia ancor più dei frutti della carità pei suoi diletti bambini ciechi!

L. Sigg. Caterina e Antonia Besozzi Sig. Caterina Demarchi so Sig. Contessa Clelia Marchetti 25 Sig. Olga Basevi Maroni» Sig.na Lina Martinetti Sig.na Maria Bernasconi, da conteggiare nel banco Osculati Sig. Clementina Mina Beltrami (idem) 5() Sig.na Sofia Brioschi, da conteggiare nel, banco Robecchi so Sig. Erminia Benso, indumenti 24.Sig. Anna Calegari, capi 12 Sigg. Emilia e Teresa Robecchi, indum. i5 Oggetti ceramica dipinti 5 Sig. Carlotta Alfieri, capi Io) Sig. Anna Paravia-Vigliardi, indumenti e oggetti vari 29 Sig. Bianca Viscardi, cappuccio Sig. Gina Chierichetti, indumenti 32 Oggetti e calendari» 17 Famiglia Osculati, indumenti 71 Oggetti vari e giocattoli Sig. Ferranti Pasta, capi Il Sig. Paolina Sala, p. calze 13 Sig. Carolina Strambio, capi 15 Contessa Maria Luisa Bonacossa 50 (da conteggiare nel banco Camozzi) Sig. Teresa Junck (idem) SO Comm. Enrico tonda (idem) I00 Peretti (idem) Sig.na Eugenia Rajnoldi (idem) 30

Dall’Istituto Figli della Provvidenza, un mazzo fiori finti L. Sig. Rossi Mangiagalli, indumenti Sig. Annetta Rizzardi, indumenti • Sig. Coletta Rosnati, indumenti • Sig. Maria Parola, acquarelli • Sig. Adele Maroni, indum., capi div.» Sig. Rosa Ferrario e sorella (idem) • Ditta Taveggia, 2 albums N. N. ventaglio in piume D.a Rosa Origoni, pezza flanella Scultore Confalonieri, Busto artistico in bronzo dell’Abate Antonio Stoppani. -rt-96M-t-2(5-:,....96"-r:L

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Per i sordomuti poveri Si è costituito in Milano un Comitato «pro mutis», allo scopo di integrare — colla propaganda e con raccolta di fondi — l’opera caritatevole già grandemente benemerita, che si svolge dal Pio. Istituto pei sordimuti poveri di Campagna e dalle nuove istituzioni iniziate,da Mons. Luigi Casanova a favore dei sordomuti e sordo parlanti poveri. Il nuovo Comitato sorge colla approvazione ed adesione dei vari enti locali che già si interessano di quest’opera altamente umanitaria: la redenzione fisica, intellettuale, morale del povero sordomuto. La sede del Comitato -- che avrà sezioni di patroni e patronesse — è in Via Luigi Settembrini, N. 4, presso il Convitto Femminile del Pio Istituto sordomuti poveri di Campagna.

Per la Provvidenza Materna Contessa Una Jacini Cavi, invece di un fiore sulla tomba della rimpianta Marchesa Maria Trotti L. 30 Pia Gavazzi Gnecchi. „ 20 -Maria Dezza „ ro — Amalia Longhi Altoma ▪ re..,, 5 — Contessa Orietta Borromeo. „ io — Contessa;dorando Lydia. Io — ,» Contessa Teresa Borromeo. „ io — Camilla Castelli Sorniani N. 24 fasce e 6 camicie. Contessa Della Somaglia Dal Pozzo N. 12 corredini. Princip.a Trivulzio Della Somaglia N. 6 lenzuola e 3 federe. Contessa Elisa Borromeo, vari indumenti. Contessa Rosanna Borromeo Leonardi, vari indumenti. Contessa Maria Luisa Buana Borromeo, vari indumenti. Marchesa Guendalina Litta, un corredino. Weillschott Donna Bice, 2 corredini. Nob. DOnna Anna Ponti Greppi, 25 capi.