Il buon cuore - Anno XI, n. 08 - 24 febbraio 1912/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Società Amici del bene IncludiIntestazione 13 aprile 2022 75% Da definire

Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

[p. 62 modifica]Religione


Vangelo della prima domenica di Quaresima


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal Diavolo. E avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente gli venne fame. E accostatosegli il tentatore, disse: Se tu sei Figliuolo di Dio, di’ che queste pietre diventino pani. Ma egli rispondendo, disse: Sta scritto: non di solo pane vive l’uomo, ma di qualunque parola che esca dalla bocea di Dio. Allora il Diavolo lo menò nella città santa, e poselo sulla sommità del tempio, e gli disse: Se tu sei figliuolo di Dio, gettati giù: imperocchè sta scritto: Che ha commesso ai suoi angeli la cura di te, ed essi ti porteranno sulle mani affinchè non inciampi talvolta col tuo piede nella pietra. Gesù gli disse: Sta anche scritto: non tenterai il Signore tuo Dio. Di nuovo il Diavolo lo menò sopra un monte molto elevato; e fecegli vedere tutti i regni del mondo, e la loro magnificenza, e gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrato mi adorerai. Allora Gesù gli disse: Vattene, Satana, imperocchè sta scritto: Adora il Signore Dio tuo, e servi Lui solo. Allora il Diavolo lo lasciò, ed ecco che gli si accostarono gli angeli, e lo servirono.

S. MATTEO, cap. 4.


Pensieri.

Una osservazione subito. Gesù doveva proporsi un grande, ben grande insegnamento nel sottostare alle tentazioni, se niente — e subito lo si capisce — può essere più ripugnante all’infinita santità di Dio e del Figlio suo divino quanto questo di doversi mettere a contatto del suo nemico.

Gesù non ha riputato sconveniente alla propria dignità provare dolore, povertà, ignominie: questo anzi gli faceva piacere, poichè col suo contatto le santificava, le divinizzava, le rendeva amabili ed accettevoli agli uomini, ma Gesù mai avrebbe voluto contatto con quel peccato, che del dolore, della miseria, dell’ignominia era stata causa prima e principale. Aveva ben Egli assunta la natura umana con tutte le infermità e debolezze congenite, ma pur nell’Incarnazione aveva preso carne santa da una Vergine santa e immacolata nello suo stesso concepimento. Mai e poi mai sarebbero venute ad incontrarsi il vizio e la virtù Belial e Cristo, la santità ed il peccato.

E Gesù che — colla sua venuta — non diede una ristorazione estrinseca, rinnovò intrinsecamente di un rinnovamento reale, vero quanto non solo Egli direttamente assunse, ma dà lui irradiò per ogni dove la santità su quanto vedeva e toccava nell’aria che respirava, sul sole che illuminava, sulla terra che calpestava, su tutto quel creato in mezzo al quale era disceso ad abitare e del quale — per l’Incarnazione — Egli stesso era nobilissima parte.

Perchè volle in questo caso tollerare il contatto di se stesso con triplice momento di una tentazione, della parola del suo nemico?

Lo volle — non a togliere o diminuire la nostra ripugnanza alle suggestioni cattive — lo volle perchè quel momento la tentazione cambiasse natura e fisonomia: perchè la tentazione avesse a perdere della sua potenza, perchè di generatrice di colpa s’avesse a mutare in generatrice di merito, perchè da ultimo da una forza dominatrice dell’umana volontà avesse a mutarsi in vinta e dominata!

La grande ragione che sospese in Cristo per un’istante la ripugnanza alla colpa... per dire e schiudere agli uomini un campo di vittoria là dove fin a quel momento l’uomo non aveva conosciuto che le più dolorose sconfitte ed umiliazioni.

La storia conferma quanto sopra: nei popoli pagani — corruzione e putridume — la tentazione, l’appetito malsano era la regola della vita, la norma delle azioni: nel popolo di Dio s’era ben tosto dimenticato il precetto di Dio «il tuo appetito è inferiore, tu lo dovrai dominare!» Tutti si sono trovati deboli, disarmati contro la tentazione: cedevano, cadevano vinti e dominati. Venne Cristo: si sottopose alla tentazione: alla grande, [p. 63 modifica] generale tentazione del piacere, della gloria, della ricchezza. Dove tutti caddero vinti, dove uomini e popoli s’inchinarono desiosi di piacere, onori, ricchezze solo Cristo raccolse triplice trionfo sull’infame tentazione.

Da quel momento perdette la sua forza la tentazione: cessa d’essere l’arbitra dei destini degli uomini, anzi agli uomini Cristo la consegnò legata e vinta.

Chi — in seguito di tempo — avrebbe ceduto alla tentazione non gridi e non ne incolpi la forza potente suggestiva, perchè per quanto violenta essa nelle mani d’un cristiano non tiene forza maggiore d’un fuscello di paglia. Cristo soccorre coi suoi esempi, colla sua grazia: invincibile il cristiano nel suo libero arbitrio, ne — ove ceda — può diversamente che libera cedendo al nemico la propria coscienza e volontà!....

Nil sub sole novum! Teorie fallaci e moderne vi dicono l’uomo vittima dell’ambiente, del fato, del destino, unico padrone delle cose nostre. Perciò inutile ed incomoda una lotta che s’ingaggi contro la seduzione, il peccato, il vizio, cose tutte che si hanno per una forza esteriore. Scompare adunque il lecito, l’illecito dal momento che noi ne siamo i passivi, le vittime, dal momento che l’uomo altro non è se non ciò che lo creano il caso, le circostanze, le tentazioni: un risultato della fatalità....

Cristo ha ben detto diverso assai!

Cristo si preparò alla tentazione nel deserto... Nella decorsa settimana il frastuono del mondo, del piacere, delle ricchezze ha impedito la voce di Dio. Nel silenzio Dio parla e versa le sue grazie nelle anime lavorandole per le lotte cristiane.

Dunque il silenzio ha da essere una abitudine della vita, in ogni tempo dovremmo saperci raccogliere per meditare lontani dal mondo. Nessun tempo più adatto propizio dell’incominciata quaresima.

B. R.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

Ingegnere Carlo Mina, in memoria di suo padre |||
 L. 50 ―
Signora Amalia Staurenghi Fossati |||
   » 30 ―

SOCI AZIONISTI.

Signora Lina Simonetta |||
 L. 5 ―
» Coletta Rosnati |||
   » 5 ―
Donna Carlotta Negri |||
   » 5 ―
Signora Santina Valerio (2 azioni) |||
   » 10 ―
Principessa Madeleine Barbiano di Belgiojoso (3 azioni) |||
   » 15 ―
» Matilde Barbiano di Belgiojoso |||
   » 5 ―
Principe Emilio Barbiano di Belgiojoso |||
   » 5 ―
S. E. M.me de Nisard |||
   » 5 ―
S. E. M. de Nisard |||
   » 5 ―
Marchesa Montecuccoli Cicogna (2 azioni) |||
   » 10 ―
» Guerrieri-Gonzaga |||
   » 5 ―
Marchese Guerrieri-Gonzaga |||
   » 5 ―
Contessa Luisa Casati |||
 L. 5 ―
Conte Alessandro Casati |||
   » 5 ―
Signora Adele Rondoni |||
   » 5 ―
Professore Agostino Pasini |||
   » 5 ―
Signora Caterina Sironi |||
   » 5 ―
» Rosa Bertarelli |||
   » 5 ―
» Olga Bertarelli |||
   » 5 ―
Dottore cav. Ambrogio Bertarelli |||
   » 5 ―
Commendatore Tomaso Bertarelli |||
   » 5 ―
Signorina Bianca Gallone |||
   » 5 ―
» Erminia Gallone |||
   » 5 ―

CASA DI RIPOSO PEI CIECHI VECCHI

OBLAZIONI.

Somma retro L. 7162 -

Ingegnere Carlo Mina, in memoria di suo padre |||
   » 50 ―


Totale L. 7212 —

OPERA PIA CATENA

(CURA DI SALSOMAGGIORE).


In un mestissimo anniversario, raccomandandosi alle preghiere dei buoni |||
   » 10 ―
Signor ing. Carlo Mina in memoria di suo Padre |||
   » 10 ―
Sessa dott. Giuseppe |||
 L. 100 ―
Vercesi Pasquale |||
   » 10' ―
Gnecchi cav. uff. Ercole |||
   » 10 ―
Signora Adami Pirelli Maria |||
   » 10 ―
Calvi Clotilde |||
   » 10 ―
Sessa Riva Annetta |||
   » 10 ―
Carelli Lombardi Adele |||
   » 10 ―
Monti Oldi nob. Edvige |||
   » 10 ―
Vercesi Maria |||
   » 10 ―
Facchini Ponzio Emilia |||
   » 10 ―
Sessa Sessa Lina |||
   » 10 ―
Calderara Budelli Giulia |||
   » 10 ―
Clerici Massimini Fanny |||
   » 10 ―
Castiglione nob. Elvira |||
   » 10 ―

(Continua).


NUOVI PATRONI.

Signori: Sessa dott. Giuseppe — Vercesi Pasquale — Gnecchi cav. uff. Ercole.

NUOVE PATRONESSE

Signore: Vercesi Maria — Facchini Ponzio Emilia — Calde• rara Bardelli Giulia — Silva Ortelli Paola — Cusi Girompini Nair.

PENSIERI


Seduta al mio tavolino da studio, vado con la mente confrontando il passato al presente. Ieri la famiglia, gli amici, gli agi, la vita attiva faticosa delle grandi città; oggi la solitudine, l’abbandono, lo sconforto, la miseria anche; quassù in un’umile casetta di campagna, sola, lontana da tutti, dimenticata, in lotta continua coi bisogni, con le privazioni, coi dolori, coi malanni: ho mia madre, è vero; ma vecchia ed infermiccia. Qual differenza! perché? non lo so! non voglio saperlo! Il destino? la perversità degli uomini? l’uno? l’altro? forse tutti e due!....