Il buon cuore - Anno X, n. 26 - 24 giugno 1911/Religione

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Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

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Vangelo della terza domenica dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: Siate misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordiosò. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati. Perdonate, e sarà a voi perdonato; date, e sarà dato a voi; si verserà nel vostro seno una buona misura calcata e ricolmata e sovrabbondante; poichè si farà uso con voi della stessa misura, di cui vi sarete serviti cogli altri. Diceva poi loro anche questa similitudine: È egli possibile che un cieco guidi un cieco? non cadono essi entrambi nella fossa? Non v’ha scolaro da più del maestro. Perché poi osservi tu una pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, e non badi alla trave che hai nel tuo occhio? Ovvero come puoi tu dire al tuo fratello: Lascia, fratello, che io ti cavi dall’ochio la pagliuzza che vi hai, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, cavati prima dall’occhio tuo la trave e allora vedrai di cavare la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

S. LUCA, Cap. 6.


Pensieri.

«Siate dunque misericordiosi».

La raccomandazione, il consiglio evangelico che ricerca e fa rilevare per amore, per generosità le corde più intime e profonde del nostro cuore, che suscita tanti eroismi di carità, di perdono è non solo consiglio sublime, è, ancor più, consiglio sapiente.

La giustizia, che ci pare un diritto, ma che quaggiù è una chimera, che noi stessi non possiamo raggiungere in tutti gli atti nostri, perchè esser giusto è difficile troppo all’uomo, vittima delle passioni e soggetto a mille limitazioni, la giustizia, per la quale ha un solo anelito l’umanità, che è la meta di ogni rivendicazione sociale, la giustizia, se si trova, non rende grati nè ci esalta. Il dare ciò che si deve e l’avere ciò che viene pare cosa volgare: se non s’ottiene, c’è l’agitazione; ma se c’è... il fatto passa inosservato. L’ingiustisia fa fremere: la giustizia (quando raramente è attuata) non commove.

Commove, invece, la bontà, l’eroismo della bontà.

La bontà supera la giustizia ed è tanto più facile all’uomo.

Per giudicare la colpevolezza di un tristo, bisognerebbe poter mettersi nella mente e nel cuore di lui, indagarne ogni fibra riposta: questo giudizio non è possibile per noi, ma è possibile invece, il perdono, il beneficio in cambio dell’insulto, la larghezza che non bada al male ma lo supera con un’ardente carità.

Come è profondo il Vangelo!

Che conoscenza, in esso del cuore umano, delle sue deficenze, delle sue possibilità di bene!

«Sarà rimisurato a voi con la stessa misura onde avrete misurato».

Le cose mutano intorno a noi, l’esistenza è un cambiamento continuo: spesso il benificatore d’oggi, diviene il beneficato di domani e il suddito d’ieri il regnante dell’oggi e spesso torna a noi ciò che noi abbiamo fatto altre volte sia in bene, sia in male! Anche il bisogno, deve avere la sua dolcezza per chi riceve, dopo avere molto dato; come il dare, a chi un tempo assai ebbe... Da ciò vien anzi un’esperienza più piena: l’esperienza dei vari dolori dei diversi conforti che allarga le possibilità di far bene con efficacia maggiore.

Ma c’è altro: Chi oggi perseguita può esser domani perseguitato: — chi ferisce di spada, perisce di spada — dice altrove il Vangelo.

Il mutar degli eventi non porta però nessun conforto in questo caso: non può che servire, se si tratta di un animo non del tutto fuorviato, che a svegliare rimorsi e suscitare propositi.

Questo sarebbe già un vantaggio!

Ma, spesso, quest’esperienza non giova: chi fa il male o per malizia o per cecità, non impara nulla dalla vita e, all’occasione, torna daccapo. È più facile vedere un colpito beneficare chi lo offese, che non un potente risorto riparare un’ingiustizia, compensare un dolore.

[p. 207 modifica]A certe coscienze nè l’esperienza nè la voce divina ed umana non dicono nulla... e la parola evangelica non ha in questo caso che un significato gravido di minaccia.

«Perchè poi osservi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello e non badi alla trave che hai nel tuo?»

Insegna molte cose l’osservazione della società che ci circonda e la meditazione delle contingenze umane, ma il vero campo delle nostre meditazioni e osservazioni, perchè in esso solo possiamo con maggior libertà lavorare, è il nostro proprio. È facile e comodo notare e biasimare errori, che non possiamo togliere: costa di più al lustro orgoglio e alla nostra fiacchezza, posar lo sguardo sul male nostro, sul male in noi e fatto da noi, male che ci umilia, ma che anche possiamo, fino a un certo punto, riparare, limitare.

E la parola evangelica ci ammonisce: correggi te stesso, purifica te stesso e poi pensa a guarir gli altri: che efficacia vuoi avere se sei infetto tutto del male, che solo minaccia e adombra il tuo vicino?

Predica con la tua purezza, con la tua generosità, con la tua carità vissute, più che con le parole che riescono anzi un non senso, una provocazione parlate da labbra impure, uscenti da un cuore gretto e corrotto.

Come la parola del Maestro suona terribile a ognuno che ha o si assume opera, apostolato educativo, morale, religioso!

Conosci te stesso, scriveva la saggezza greca sul suo tempio; lo spirito di verità completa: conosciti e correggiti, correggiti soprattutto se vuoi parlare di bene e di fede ai fratelli.

Gesù ha parlato: ognuno di noi rifletta come attua la sua parola e, da questa osservazione interiore, nascan frutti degni di riparazione e di emendamento.

Per Mons. VENANZIO MERONI

Le feste per la Messa d’oro del venerando monsignor Venanzio Meroni hanno avuto un’eco gentile all’Asilo Orlando Cantù, dove, tutti accomunati nell’idea d’una manifestazione di devoto affetto e di riconoscenza all’egregio sacerdote, benemerito ispettore dell’Asilo da molti anni, si è fatto al festeggiato un omaggio tanto gradito quanto inaspettato.

Una viva sorpresa e una profonda commozione per mons. Venanzio, il quale, per la congiura ordita dal delegato cav. dott. Tamborini, colla complicità delle signore visitatrici, si è veduto presentare, dopo commoventi recitazioni ed inni eseguiti dai bambini, un magnifico calice ed un’artistica pergamena con dedica affettuosa.

Il signor A. M. Cornelio, intervenuto anche in rappresentanza del cav. Ercole Gnecchi del Consiglio Amministrativo, prese la parola per congratularsi coll’amico mons. Venanzio e per commentare la bella manifestazione.

Il nome di monsignor Venanzio Meroni — egli disse — ricorda i nomi di un drappello di distinti sacerdoti milanesi che non si potrebbero facilmente sostituire. E infatti, nel vedere mons. Venanzio, la mente corre a Stoppani, a Catena, a Testa, ad Arosio e ad altri sacerdoti insigni, che, nella loro carriera, hanno sempre saputo conciliare i due santi amori alla religione e alla patria.

Mons. Meroni, in cinquant’anni di sacerdozio intemerato, ha saputo anche conciliare il suo amore agli studi coll’amore alla beneficenza, e tutta la sua vita ha parlato e parla tuttavia della sua grande bontà, della sua umiltà, quell’umiltà che innalza e suggerisce la parola d’incoraggiamento e di elogio anche ai più modesti lavoratori. Quante volte — disse il Cornelio — voi, ottimo Monsignore, avete incoraggiato me pure con elogi assai superiori ai miei meriti! No, non avete mai temuto di sottrarre qualcosa a voi nel riconoscere il lavoro altrui; voi siete stato un confortatore di tutti i lavoratori. Perciò in questa festa famigliare, voi dovete vedere colle manifestazioni ingenue dei bambini, l’omaggio affettuoso dei benefattori e delle benefattrici dell’Asilo da voi prediletto, e l’espressione della benemerita direttrice, delle buone assistenti e perfino delle modeste inservienti.

Pur troppo — così concluse il Cornelio — manca tra noi in sì bella e lieta occasione, un’amatissima gentildonna benefattrice, il cui nome è nei nostri cuori com’è di continuo sulle nostre labbra. Donna Paolina Belinzoni de Maestri, la benemerita direttrice delle visitatrici, è inferma da lungo tempo; ma ella è qui con noi in ispirito e ci parla da quella pergamena da. ella stessa firmata sul suo letto di dolori con espressioni degne del suo cuore materno, un cuore che non ha atteso l’al di là della vita per beneficare con rara munificenza tutte le pie istituzioni milanesi.

Rivolgendosi poi a mons. Meroni, il Cornelio disse:

«Voi Monsignore, consacrando in quel calice della vostra Messa d’oro, compiendo il divino sacrificio, assommerete coi vostri voti tutti i nostri, e chiederete a Dio che Donna Paolina Belinzoni possa ritornar qui tra i suoi diletti bambini adottivi. Accettate pure il nostro voto per la vostra Messa di diamante».

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

Bianca Bellinzaghi in memoria del perduto genitore |||
 L. 100 —
Signora Carolina Lodigiani |||
   » 10 —
M. B. N. In omaggio alla festa di S. Luigi |||
   » 10 —

SOCI AZIONISTI.

Signor Gugelloni Cesaris |||
 L. 5 —
Alfredo Leonino |||
   » 5 —
Donna Fulvia Venturi Resta |||
   » 5 —

CASA DI RIPOSO PEI CIECHI VECCHI

OBLAZIONI.

Somma retro L. 7052 —

M. B. M. In omaggio alla festa di S. Luigi |||
   » 10 —


Totale L. 7062 —