Il buon cuore - Anno X, n. 07 - 11 febbraio 1911/Religione

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Vangelo della domenica di Settuagesima



Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi Discepoli questa parabola: È simile il regno de’ cieli a un padre di famiglia, il quale andò di gran mattino a fermare dei lavoratori per la sua vigna. Ed avendo convenuto coi lavoratori a un denaro per giorno, mandolli alla sua vigna. Ed essendo uscito fuora circa all’ora terza, ne vide degli altri che se ne stavano per la piazza senza far nulla, e disse loro: Andate anche voi nella vigna, e darovvi quel che sarà di ragione. E quelli andarono. Uscì anche di bel nuovo circa l’ora sesta e la nona, e fece l’istesso. Circa l’undicesima poi uscì, e trovonne degli altri che stavano a sedere, e disse loro: perchè siete qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi sino ai primi. Venuti adunque quelli che eran andati circa l’undicesima ora, ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, si pensarono di ricever di più: ma ebbero anch’essi un denaro per uno. E ricevutolo mormoravano contra del padre di famiglia dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora, e gli hai uguagliati a noi, che abbiam portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose a un di loro e disse: Amico, io non ti fo ingiustizia: non hai tu convenuto meco a un denaro? Piglia il tuo e vattene: io voglio dare anche a questo ultimo quanto [p. 55 modifica]a te. Non posso io dunque far quello che mi piace? Od è cattivo il tuo occhio, perché io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi: imperocchè molti sono i chiamati ma pochi gli eletti.

S. MATTEO, cap. 20.


Pensieri.

Leggiamo attentamente la parabola che oggi la chiesa propone alla nostra meditazione e portiamo dapprima la nostra attenzione sulla risposta che, al padrone, danno i lavoratori chiamati all’ultima ora.

«Uscito poi verso l’undecima, trovò altri che stavano sfaccendati, e dice loro: «Perchè state qui tutto il giorno inoperosi?» Gli rispondono: «Perchè nessuno ci ha presi a giornata».

Perchè nessuno ci ha presi a giornata.

Che scoramento, che avvilimento in queste poche parole!

Sentivano la vigoria delle loro membra, questi uomini, eran consci della loro energia, della loro volontà d’operare, ma non avevano trovato lavoro, nessuno aveva dato loro mezzo d’esplicare la loro, attività ed essi languivano senza più sperare.....

Che angoscia, che strazio!

E quante anime soffrono e agonizzano così anche ora, fra noi, e noi passiamo vicini a tanto dolore senza pensarci!

Sono persone colte, piene di amore, che vorrebbero fare del bene e nessuno li coopera nei loro desideri, nessuno li capisce ed essi devono rinchiudersi in cuore i loro ideali, soffocare quasi il loro amore, perchè l’ostilità, la freddezza, l’impreparazione dell’ambiente li soffoca, li sopraffà. Quante belle anime rese inoperose dalle corte vedute e dal piccolo cuore di quella che è la maggioranza degli uomini! Quanti abili lavoratori, mariti, padri chiedono occupazione e non la trovano e son costretti a volte, a rinunziare alla gioia e alla elevazione del lavoro, per ricorrere alla carità! E, in genere, si tende ancora da troppi a dare soccorso di elemosina materiale e non soccorso morale di aiuto, di protezione, di consiglio!

Parecchi poveri, anche, preferiscono ancora il primo al secondo, ma non gli spiriti educati e temprati.... E questi noi dobbiamo rispettare, procurando occupazione e lavoro; e gli altri educare ed, elevare alla pari dei primi.

Alla fine della giornata il padrone della vigna paga gli operai, badando più all’animo con cui essi han lavorato che non al lavoro fatto.

I primi han lavorato per interesse stipulando un contratto, gli ultimi non ci han nemmeno riflesso: essi han lavorato per la gioia di lavorare, con riconoscenza a chi rivolgeva anche ad essi il pensiero. Oh, gli apostoli con che disinteresse, con che amore rispondono a ogni invito che li incita all’azione! Oh, la gioia di chi campa con il frutto del proprio lavoro, di chi, con esso, sostiene vite care, può procurare un piacere a creature amate!

Questa nobile esultanza supera ogni altro sentimento; l’interesse materiale non conta più: e questa esultanza, questo ardore, questa dedizione è quello che Dio pregia e benedice.

A Dio solo dunque che scruta i cuori, s’appartiene di pronunziare il verdetto solenne sulle nostre coscienze, sulla nostra vita! A Dio solo il giudizio, a Lui che vede, non appena le opere esteriori, ma l’animo profondo; che penetra l’intenzione, che scorge il tarlo il quale rode le azioni splendide all’occhio dell’uomo; che si riposa sullo sforzo interiore il quale si esplica in un atto, inosservato forse agli umani!

Asteniamoci dunque dal giudicare il prossimo nostro, asteniamoci noi, che non vediamo oltre l’esteriorità, e che anche quella, per passione, sappiamo falsare e male interpretare!

I primi lavoratori trovano eccessiva la larghezza del padrone é si lamentano! E noi li riproviamo e troviamo saggia e sapiente la risposta che ad essi volge il Signore. Ma pur biasimando quegli scontenti, non li abbiamo imitati mai, proprio mai?

Non abbiamo trovato mai eccessiva la carità dei buoni verso quelli che ci parevano meno meritevoli di noi della loro benevolenza? Non abbiamo mai biasimato una larghezza meravigliosamente inesauribile di soccorso e di amore? Non ci ha, a volte, la carità dei santi scandolizzati invece di edificarci?

Meditiamo la risposta del padrone della vigna: non abbiamo noi avuto e da Dio e dal prossimo anche più di quel che ci veniva? Anzi che ci spetta per diritto da Dio? Che viene di diritto a noi, miserabili peccatori? Non dovremmo prostrarci nella polvere e benedire non che erigerci quasi a giudici dell’Eterno?

E quante volte, invece, abbiamo peccato con le nostre mormorazioni e recriminazioni! Che Dio ci perdoni! Ma non ci basti invocare pietà! Proponiamo d’aprir l’animo nostro all’amore grande, senza limiti, senza misura. Esser giusto è difficile all’uomo, ma esso può trascendere la giustizia ed esser buono! Siamo buoni misericordiosi, come è buono e misericordioso il Padre nostro che sta ne’ cieli, che fa splendere il suo sole su i giusti e su i malvagi! Imitiamo i santi che hanno ugual cuore con chi li ama e con chi li odia, che non pensano mai a quel che a loro è dovuto, ma a quel che devono dare; che si sentono immeritevoli di tutto e servi di ognuno!

Allora, nell’amore, si purificherà ed eleverà il nostro cuore; la larghezza generosa non ecciterà la nostra piccola invidia, le nostre grette passioni, e noi gioiremo di ciò che è più grande quaggiù, della magnifica bontà degli eletti, riflesso e immagine di quella di Dio!



Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.