Il buon cuore - Anno X, n. 04 - 21 gennaio 1911/Religione

Religione

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Beneficenza Educazione ed Istruzione

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Vangelo della domenica terza dopo l’Epifania



Testo del Vangelo.

In quel tempo andò il Signore Gesù di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva convertito l’acqua in vino. Ed eravi un certo Regolo in Cafarnao, il quale aveva un figliuolo ammalato. E avendo questi sentito dire che Gesù era venuto dalla Giudea nella Galilea, andò da lui, e lo pregava che volesse andare a guarire il suo figliuolo che era moribondo. Dissegli adunque Gesù: Voi se non vedete miracoli e prodigi non credete. Risposegli il Regolo: Vieni, Signore, prima che il mio figliuolo si muoia. E Gesù gli disse: Va, il tuo figliuolo vive. Quegli prestò fede alle parole dettegli da Gesù, e si partì. E quando era già verso casa, gli corsero incontro i servi, e gli diedero nuova come il suo figliuolo vivea. Dimandò pertanto ad essi, in che ora avesse caminciato a star meglio. E quegli risposero: Ieri, all’ora settima, lasciollo la febbre. Riconobbe perciò il padre che quella era la stessa ora, in cui Gesù gli aveva detto: il tuo figliuolo vive: e credette egli e tutta la sua casa. Questo fu il secondo miracolo che fece di nuovo Gesù, dopo che fu ritornato dalla Giudea nella Galilea.

S. GIOVANNI, Cap. 4.


Pensieri.

Il regio uffiziale va da Gesù e lo prega si rechi a casa sua per guarirgli il figliuolo presso a morte.

La fede del padre angosciato non è adesione intellettuale a una dottrina, non è una manifestazione verbale, è un sentimento vivo, profondo, che lo spinge all’azione.

Egli va da Gesù: nell’andare è implicita la sua credenza nel potere misterioso e grande del Salvatore: e, quando si trova davanti a Lui, non trova necessario dirgli la propria devozione nè la propria credenza, non ci pensa nemmeno, ed espone invece a Gesù, con fiducia, con amorosa confidenza, il sub dolore e la sua richiesta.

Abbiamo anche noi una fede pratica come quella di questo uomo?

Abbiamo, come lui, una grande fiducia in Gesù, nel Signore? Dopo aver fatto quanto umanamente è doveroso fare nelle varie contingenze nelle quali ci troviamo, sappiamo attendere con fiducia l’intervento del Signore? Attender tutto da Lui, che solo sa quel che ci torna a bene, che solo ci può aiutare?

Oh, mio Dio, io vedo che noi abbiamo molte parole, molte preghiere, ma ben poca fede!

Va, il tuo figliuolo vive.

La fede del regio ufficiale, la sua attesa fidente, ha ottenuto la divina, consolante risposta: e, ancora una volta, vediamo come è forte la fede di questo povero [p. 27 modifica]padre: come egli accetta subito la parola di Gesù e, senza un istante di incertezza, se ne torna su’ suoi passi per ricongiungersi al suo sanato figliuolo!

Meditiamo come la nostra fede è ben lungi dall’uguagliare quella di cui ci si parla oggi nel Vangelo.

Gesù non parla materialmente a noi, ma pur ci parla non meno realmente.....

Che valore, che fede diamo noi alle interiori parole che Gesù ci fa risonare nel cuore? La seguiamo, la attuiamo nella nostra vita? Ci moviamo noi, orientando i nostri passi secondo l’ispirazione divina?

Riflettiamo davanti a Dio....

E credette lui con tutta la sua casa.

Già credeva in Gesù il regio ufficiale; lo dice ben chiaro tutto il suo contegno e lo ripete il testo evangelico.

Ma quando egli vede ciò che s’attende di vedere, quando ha un segno anche esteriore della efficacia della sua fede da mostrare a’ familiari suoi, allora essi tutti credono con lui.

Anche noi abbiam fede in Gesù e sentiamo che da Lui viene a noi la salute e la vita eterna, ma anche noi dobbiamo trarre a noi, e per noi a Gesù, le anime dei prossimi nostri, dando loro segni visibili della eccellenza della nostra fede.

Non ci si chiede d’ottenere prodigi per convertire le anime a Dio: i nostri fratelli sono anzi scettici davanti al miracoloso e lo indagano più con curiosità scientifica che non con animo pio.

A noi si chiede di dare testimonianza della nostra fede con la nostra vita: se noi saremo pieni di carità, di dignità, se saremo umili e grandi, dolci e forti; se ameremo la verità senza limitazioni, senza restrinzioni, se avremo simpatia per ogni dolore, per ogni aspirazione nobile e pura, noi trarremo a noi i nostri fratelli.... ed essi crederanno con noi.

La virtù vissuta ha una forza persuasiva, convincente tutta sua propria, la parola che dice le profonde esperienze spirituali ha un valore quasi onnipotente....

Oh, diventiamo santi e gli increduli, gli indifferenti, gli avversari saran vinti e guadagnati al Signore!

PENSIERI.....


9 gennaio 1911.

Che festa profonda d’amore intorno a ogni culla in cui risuona un vagito novello; che esultanza e che riverenza nel cuore degli artefici e sacerdoti insieme dell’opera creatrice.... Ma che sarà specialmente, il sentimento del cuore materno?

Affinata dalle sofferenze del corpo e dal pensiero continuo, ininterrotto del dolce tesoro, tanto frutto del sangue quanto dell’anima sua, che sarà la gioia d’una madre davanti al suo bambino?

Sento che ci si deve appressare a un cuore davvero materno, con venerazione e rispetto: mi pare si debba far piana e pia la parola come si fa leggero il passo e breve e bassa la voce, entrando nel santuario.

L’ora in cui una madre cristiana stringe al seno, per la prima volta, il suo nato, è un’ora solenne, che essa sola sa, sebbene sappia, anch’essa, solo nell’ombra e nell’enigma.

In quella prima stretta l’anima religiosa, effondendosi davanti a Dio, lo benedice e lo prega, lo ringrazia del dono ineffabile e glie lo offre: glie lo offre, perchè sa che solo con Dio sono la felicità e la vita vere, e beni reali vuol solo una madre per il suo figliolo. Sa che a questa vita e felicità soprassensibili non s’arriva che per strade erti e difficili, ma non s’arresta per ciò, e, forse, nell’ebbrezza della fiducia e dell’amore, spera che al suo bambino sarà risparmiato l’eccesso del dolore... All’amore materno van perdonate queste speranze affettuose!

Una santa preghiera non può non essere esaudita, e una madre santa è un segno di predestinazione pei figli.

Forse la creatura buona e pia riposa già in un camposanto, quando il suo voto viene attuato, quando affrettato, par quasi, da altre sue invocazioni, voci interiori chiamano, mostrano ai figli doveri solenni, per adempiere i quali convien sprezzare ogni cosa terrena, calpestare ogni dolcezza più umana e aprir l’animo ad amarezze, a cordogli, ad affanni....

Forse, se la materna anima cara abitasse ancora nel suo corpo di morte, forse, chissà, potrebbe piegare davanti al fragor della bufera che avvolge un capo amato e dire angosciosamente a Dio: Signore, è troppo, io non credevo che tu arrivassi fin qui!

.....La madre, la quale specialmente io ricordo, scrivendo queste parole, pur pensando a tutte le madri sante e cristiane, da lunghi anni vive la vita spirituale con Dio. Il mistero di quella vita noi non sappiamo, ma io penso che ciò che a noi fa piangere lacrime amare fa, forse, intonare un cantico di lode all’Eterno lassù, io penso che lo spirito, il quale, ancora quaggiù avrebbe invocato di togliere almeno una spina da una dolorosa corona, certo, lassù, non chiede che forza divina per il figlio santo del suo dolore, del suo amore, della sua preghiera.