Il buon cuore - Anno IX, n. 09 - 26 febbraio 1910/Religione

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Beneficenza Società Amici del bene

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Vangelo della terza domenica di Quaresima


Testo del Vangelo.

Diceva il Signore Gesù a’ quei Giudei, che avevano creduto in lui. Sarete veramente miei discepoli, se persevererete ne’ miei insegnamenti: e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi. Gli risposero essi: Siamo discendenti di Abramo, e non siamo mai stati servi di nessuno: come dunque dici tu: Sarete liberi? Rispose loro Gesù: In verità, in verità vi dico, che chiunque fa il peccato, è servo del peccato. Ora il servo non istà per sempre nella casa: il figliuolo sta per sempre nella casa. Per la qual cosa, se il figliuolo vi libererà sarete veramente liberi. So, che siete figliuoli di Abramo: ma cercate di uccidermi, perchè non cape in voi la mia parola. Io dico quello, che ho veduto appresso al Padre mio; e voi parimenti fate quello, che avete imparato appresso al vostro padre. Gli risposero, e dissero: Il Padre nostro è Abramo. Disse loro Gesù: Se siete figliuoli di Abramo, fate le opere di Abramo. Ma adesso cercate di uccider me, uomo, che vi ho detto la verità la quale ho udito da Dio: simil cosa già non fece Abramo. Voi fate quello, che fece il padre vostro. Gli risposero essi pertanto: Noi non siamo di razza di fornicatori: abbiamo un solo padre, Dio. Ma Gesù disse loro: Se Dio fosse il vostro padre, certamente amereste me: imperocchè da Dio sono uscito, e sono venuto; dappoichè non sono venuto da me stesso, ma egli mi ha mandato. Per qual cagione non intendete voi il mio linguaggio? Perchè non potete soffrire le mie parole? Voi avete per padre il diavolo, e volete soddisfare ai desideri del padre vostro: quegli fu omicida fin da principio e non perseverò nella verità, conciossiachè verità non è in lui: quando parla con bugia, parla da suo pari; perchè egli è bugiardo e padre della bugia. [p. 70 modifica]A me poi non credete, perchè vi dico la verità. Chi di voi mi convincerà di peccato? Se vi dico la verità, per qual cagione non mi credete? Chi è da Dio, le parole di Dio ascolta. Voi per questo non le ascoltate, perchè non siete da Dio. Gli risposero però i Giudei e dissero: Non diciamo noi con ragione, che tu sei un Samaritano e un indemoniato? Rispose Gesù: Io non sono indemoniato: ma onoro il Padre mio, e voi mi avete vituperato. Ma io non prendo pensiero della mia gloria: v’ha chi cura ne prende, e faranne vendetta. In verità, in verità vi dico: chi custodirà i miei insegnamenti non vedrà morte in eterno. Gli dissero pertanto i Giudei: Adesso riconosciamo, che tu sei un indemoniato. Abramo morì e i profeti: e tu dici: Chi custodirà i miei insegnamenti, non gusterà morte in eterno. Sei tu forse da più del padre nostro Abramo, il quale morì? E i Profeti morirono. Chi pretendi tu di essere? Rispose Gesù: Se io glorifico me stesso la mia gloria è un niente: è il Padre mio quello che mi glorifica, il quale voi dite che è vostro Dio. Ma non l’avete conosciuto: io sì che lo conosco, e se dicessi, che nol conosco, sarei bugiardo come voi: ma lo conosco, e osservo le sue parole. Abramo il padre vostro sospirò di vedere questo mio giorno, lo vide e ne tripudiò. Gli dissero però i Giudei: Tu non hai ancora cinquant’anni e hai veduto Abramo? Disse loro Gesù: In verità, in verità vi dico: prima che fosse fatto Abramo, io sono. Diedero perciò di piglio a de’ sassi per trarglieli: ma Gesù si nascose, e uscì dal tempio.

S. GIOVANNI, Cap. 8.


Pensieri.

La verità vi farà liberi.

Le cose hanno valore per quello che sono, non per quello che a noi pare siano. Ma noi ci occupiamo di esse e ce ne affanniamo, non secondo il loro valore reale, bensì secondo quello falso, soggettivo, incompleto che noi attribuiamo loro.

È così in ogni campo dell’attività umana, e nessuno non può non vedere subito di quali conseguenze possa essere gravido un simile errore.

Ansie, fatiche, tempo sciupati per cose che non ne valgon la pena; e beni veri non raggiunti, perchè non conosciuti, non apprezzati.

Un giudizio retto sulla realtà delle cose è dunque prezioso, doppiamente prezioso quando da esso uscisse un sicuro e solido orientamento morale.

Ogni verità è liberazione dall’errore, ma liberazione per eccellenza attua quella verità che discopre a’ nostri occhi il valore delle supreme finalità. — Che serve all’uomo guadagnar tutto il mondo se poi perde l’anima sua?

La salvezza dell’anima, la felicità eterna, vale a dire il trionfo finale del bene, della virtù in noi e nell’universo, ecco quel che importa.

L’educazione morale, religiosa non deve avere altro scopo che quello di dissipare le nebbie che offuscano questa verità, nebbie di passioni, nebbie di pregiudizi di tutte le sorta.

Con ciò non si richiede che l’uomo religioso passi come un eremita fra i suoi simili, tutt’altro. L’uomo religioso non si differenzierà da chi non lo è che per un orientamento interiore, per una superiorità ineffabile che gli viene da una visione soprassensibile dell’esistenza.

A questa luce si compie la solenne liberazione: le cose terrene, caduche perdono il loro fascino, la loro attrattiva; sono mezzi che si prendono e che si lasciano indifferentemente, in vista solo del fine cui l’anima tende.

Non è un tale atteggiamento una vera liberazione? Non è acquistare, per esso, una quasi signoria su tutte le cose? Non viene da ciò un senso di grandezza che ci sublima e ci migliora?

Cercate uccidermi, perché la mia parola non penetra in voi.

I nostri pregiudizi, le nostre passioni non solo ci impediscono la visione della verità, ma ci armano contro la verità.

È storia antica e sempre nuova e che ci dovrebbe profondamente umiliare.

In ogni campo, quando un veggente, un profeta, dopo aver meditato e trovato un raggio di vero e averlo sperimentato, cede all’impulso dello spirito e parla.... ecco un coro concorde di passioni urtate, di interessi scossi che si agita, che si impenna, che si alza contro di Lui.

La nostrà virtù (se virtù si piìò chiamare) fiacca e limitata ha paura della verità, ne teme troppo le conseguenze disturbative e, senza fare sforzo alcuno per comprenderla (sforzo leale, s’intende) la condanna.

Perciò ogni verità viene al mondo grondante sangue; perciò ogni precursore è un martire; perciò Gesù fu crocifisso. Mio Dio, pietà di noi!

Mi pare che per la lotta che l’uomo ingaggia continuamente, ciecamente contro il vero, contro il bene si perpetui nel mondo una mistica crocifissione di Cristo.

Chi di noi non ha nulla da rimproverarsi, nulla da piangere?

Se siete figli d’Abramo fate le opere d’Abramo.

A quanti cristiani non si potrebbero rivolgere le stesse parole: se siete cristiani fate le opere di Cristo!

Che vale vantarci d’una gloriosa tradizione religiosa, dirci redenti da Gesù, riscattati da lui, se nella nostra vita non rivive il suo spirito, se, in un certo senso, noi non lo continuiamo nel mondo?

Quando saremo persuasi che solo la vita pura e santa dei cristiani può attrarre simpatia sul cristianesimo? Testimoniare della sua efficacia?

Da qualsiasi punto si parta si arriva sempre alle stesse conclusioni: certe esigenze sono così imperiose che si affacciano alla nostra meditazione da qualsiasi lato noi la si intraprenda.

E il ritorno d’un richiamo solenne a una vita profondamente cristiana non dovrebbe, non dirò annoiarci, ma nemmeno lasciarci indifferenti... Ogni volta esso dovrebbe valere a farci rientrare in noi stessi; a farci esaminare seriamente la nostra coscienza, a salutarmente scuoterci e risvegliarci....

[p. 71 modifica]Sia così anche questa volta per noi. Raccogliamoci e con cuore contrito ed umile invochiamo la liberazione, la signoria che dona la verità; per questa verità invochiamo l’amore, un amore più forte della persecuzione, più forte della sofferenza, della morte; e poi supplichiamo Dio che a questa verità noi si possa rendere testimonianza con tutta quanta la nostra vita!

ANGELA STRAMBIO CICOGNARA

Nella casa, n. 15, via Bigli, domenica, 20 corr., circondata dalle cure amorose della figlia e da altri parenti, spegnevasi nella tarda età di anni 89 compiuti, la signora Angela Strambio Cicognara, vedova dell’illustre medico e scrittore Gaetano Strambio.

I funerali vennero fatti il 21 corr., nella chiesa parrocchiale di S. Francesco di Paola. Un cartello sulla facciata della chiesa recava la seguente iscrizione:

ANGIOLA STRAMBIO CICOGNARA
di figlia, di sposa, di madre
ebbe tutte le virtù
seppe le gioie e i dolori


novantenne
spirò l’anima nel signore


la fede ingenua
la fece buona la vita serena la morte

Queste parole ricordano in sintesi felice la fisionomia morale della signora Strambio.

Il lungo corteo che ne accompagnò il feretro, tutto ricoperto di fiori, alla chiesa ed al cimitero monumentale, fu testimonianza affettuosa ed eloquente della stima ond’era circondata la pia e caritatevole signora. Colla schiera dei numerosi ed afflittissimi parenti, era presente una larga rappresentanza di persone beneficate. L’Asilo Infantile di Corneno, ove la signora villeggiava; alcuni ricoverati nel Pellagrosario di Inzago, i redenti dalla carità illuminata dell’illustre suo marito dottor Strambio; una schiera delle operaie della società Previdenza e lavoro, alle quali le piccole figlie della estinta prodigano cure solerti; non che un drappello di allievi e di allieve dell’Istituto e dell’Asilo infantile dei Ciechi, oggetto da parte dell’estinta di speciale predilezione.

Una sallenda funebre venne cantata dalle allieve cieche con senso di commovente mestizia nella chiesa di S. Francesco.

Al cimitero, a nome dei parenti parlò prima in modo elevato il signor Gino Gobbi; e a lui seguì la maestra cieca dell’Asilo Infantile, signorina Carolina Venturelli, leggendo colla mano sopra un foglio a punti rilevati, secondo il sistema braille. Ecco le sue parole, che destarono in tutti la più viva e soave impressione:

«Anche a me sia concesso porgere alla venerata estinta, che ora piangiamo inconsolabili, a nome specialmente dei bambini ciechi dell’Asilo Infantile, e dei miei numerosi compagni, l’estremo tributo di stima, di riconoscenza, d’affetto.

«La scomparsa della signora Angiolina Strambio, è una di quelle scomparse che lasciano grandi traccie di dolore nella vita di molti; ed anche fra noi, la notizia della sua morte fu accolta con un senso di vero cordoglio, memori e grati dei tanti delicati benefici di cui ci fu larga nel lungo corso della santa operosa sua vita. Fin da quando fu aperto l’Asilo Infantile, Ella provvedeva ogni anno i piccoli bambini d’oggetti indispensabili per vestirli, ed accompagnava questo suo atto generoso a quello gentile e delicato di confezionarli essa stessa. Non contenta, anche nella sua tarda età, ella onorava i bambini ciechi di sue preziose visite; e mentre li regalava di dolci, si tratteneva con una bontà così affabile, così materna, che davvero commoveva, destando in tutti un senso di sincera ammirazione. Fu nell’ultimo giorno dello scorso anno, che il nostro Asilo ebbe la compiacenza d’ospitarla per l’ultima volta. La buona signora, pareva lo presentisse; perchè più a lungo si trattenne coi cari bambini ascoltando con bontà le loro chiacchere, i loro progressi, interessandosi ai loro giuochi.

«Pochi anni or sono, la venerata Estinta, solennizzava uno di quei giorni memorandi che a ben pochi è dato raggiungere nella vita. Festeggiava le sue nozze di diamante. Or bene, l’atto di ringraziamento a Dio pel privilegio concessole, l’atto di preghiera al Redentore per la benedizione avvenire, lo volle compiere nella modesta chiesuola dell’Istituto nostro, circondata da tutti noi, che con lei e per lei si adorava, si pregava, si ringraziava.

«Oh! il bene, quel bene delicato e affettuoso che soddisfa chi lo compie e conforta chi lo riceve, trova sovente imitatori! L’esempio della preziosa benevolenza per noi della compianta signora Angiolina Strambio, fu generosamente seguito da tutta la pregiata famiglia sua.

«La signora Angiolina ci amava, lavorava pei piccoli ciechi; la figlia signora Ilda, i parenti lavorano per noi; la signora Angiolina ci amava, la figlia, i parenti che s’occupano di noi dedicando parte del loro tempo a nostro vantaggio, ci proteggono, ci aiutano, ci amano.

«Colla scomparsa di Colei, che tutti piangiamo, la di cui venerata salma ci sta ora dinanzi, finiranno pure i cari rapporti di stima, di riconoscenza e di affetto che a Lei ci legano? Oh no! «La scuola dei conforti nei dolori della vita è la religione di Cristo». Essa ci assicura che la nostra cara, gode ora il premio della sua vita benefica, operosa e santa, nel seno di Dio; Dio, ch’Ella ha tanto onorato ed amato sulla terra, nella persona degl’infelici, degli sventurati».

Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.