Il buon cuore - Anno IX, n. 01 - 1º gennaio 1910/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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ASILI INFANTILI URBANI


FESTE E LUTTO.

In occasione delle feste di Natale, come di consueto, tutti gli Asili Infantili urbani si posero in festa. Il Natale è la festa di famiglia: come non far festa negli Asili Infantili, simpatiche famiglie di adozione? Anzi, il Natale è veramente la festa dei bambini: l’oggetto della festa universale per tutti, è il Bambino di Betlemme. La venerazione pel Bambino divino, si muta in amore pei bambini della terra. È un affaccendarsi di tutti per rallegrare i bambini con ogni sorta di doni, utili e graziosi. Il Presepio, l’albero di Natale, sono i due centri intorno a cui si svolgono le gioconde scene di doni dati e di doni ricevuti: in alcune famiglie diventano bambini anche i signori, anche le signore... Il socialismo, un socialismo grazioso e gentile, invade e avvicina tutte le classi della società.

Gli Asili Infantili partecipano in larga parte in questa pia costumanza. Attorno ai Presepi, attorno all’albero di Natale, i bambini del popolo si affollano a centinaia, a centinaia. E chi mai rappresenta i pastori, chi rappresenta i Magi, che portano doni semplici, e doni ricchi, al Bambino Gesù? Sono le signore Direttrici, le signore Visitatrici, il Consiglio centrale dell’Opera Pia.

In tutti gli Asili è una gara a chi può dare di più, a chi può dare di meglio. L’affluenza dei bambini agli Asili nel giorno della distribuzione dei doni di Natale è al completo: in quel giorno tutti i bambini sono sani! Nessun malanno li trattiene a casa; le mamme fanno in modo che ogni ostacolo scompaia per condurre le loro creaturine all’Asilo. In quel giorno il bambino non rappresenta più una passività: è un attivo, talvolta assai prezioso: porta a casa giubboncini, scarpe, coperte di lana, buone a coprir le membra non soltanto dei bambini, ma di qualcun altro, più grande dei bambini.

I membri del Consiglio direttivo sono invitati ad assistere nei diversi Asili a questa solenne distribuzione di doni: essi vorrebbero rispondere con gentilezza a gentilezza, trovarsi presenti da per tutto: il guaio è che queste distribuzioni, avvenendo tutte nei giorni immediatamente prossimi al Natale, molte volte si incrociano nel medesimo giorno, e sovente nelle medesime ore; e allora diventa un quesito di soluzione assai difficile, per non dire impossibile, la presenza dei membri del Consiglio nei diversi Asili.

Le speciali condizioni disastrose di questo anno, coll’immane catastrofe di Sicilia, che a ripararle, anche appena in parte, col concorso di tutti, ebbero un contraccolpo nella borsa di tutti, facevano giustamente temere che i doni di Natale avessero a soffrire un basso nella quantità e nella qualità. Questo calcolo prescindeva da un elemento assai importante; il cuore delle signore, che non manca mai, che non si esaurisce mai, che pare anzi prendere gusto di vincere le difficoltà: nella carità, il cuore della donna non conosce sconfitte.

E infatti l’abbondanza dei doni in tutti gli Asili ebbe una esuberante fioritura, che per mezzo dei bambini si diffuse a rallegrare migliaia e migliaia di famiglie. È facile il comprendere l’impossibilità in cui ci troviamo di dar notizia di quanto avvenne nei singoli Asili. Non possiamo però tacere alcuni ricordi speciali che in alcuni Asili determinarono, in aggiunta alla solennità comune, una solennità speciale.

Nell’Asilo Villa-Pernice era presente la direttrice signora Rachele Villa-Pernice, la vedova del già Presidente del Consiglio degli Asili. Essa venne particolarmente festeggiata, per la ricorrenza di una data ben preziosa: son più di trent’anni che essa è direttrice di quell’Asilo.

Per consimile ragione, una festa particolare venne pur fatta all’Asilo di via Unione. La direttrice nobile Paolina Bellinzoni compieva il trentacinquesimo anniversario della sua nomina a Direttrice. Le venne offerta una crocetta di ricordo. Non era soltanto la direttrice dell’Asilo che veniva onorata nella donna Paolina Bellinzoni, ma la benefattrice generosa e costante di tante altre opere pie in tutta la città. Una medaglia venne pur data al sig. Tamburini, da moltissimi anni delegato presso l’Asilo.

Una funzione di lutto, invece di una funzione di festa, avvenne all’Asilo Giuseppe Sacchi, in via Chiossetto. Il giorno 16 dicembre dovevasi celebrare la distribuzione dei doni, con particolare festa di onore alla direttrice nobile Clara Maggi Anelli, che da quarant’anni trovavasi ascritta a quell’Asilo. Ben poche persone nel personale di direzione e di assistenza agli Asili possono vantare un numero d’anni così notevole di loro prestazione. Si può quindi immaginare con quale interesse, con quale gioja del cuore, tutti si apparecchiassero a partecipare e a far più bella la imminente solennità, l’Ispettore, il Delegato, le signore visitatrici, le maestre, i bambini! Era una festa da far epoca per l’Asilo. Quando alcuni giorni prima si diffonde una dolorosa notizia: la signora Direttrice è incomodata; forse la festa dovrà essere differita. Poi subito: la signora Direttrice è aggravata; la signora Direttrice è moribonda; la signora Direttrice è morta!

Otto giorni dopo dal giorno in cui la festa del quarantesimo anno di direzione doveva essere celebrata per la nobile signora Maggi, se ne facevano i funerali.

Si possono facilmente immaginare la sorpresa, il dolore di tutti, per questa scomparsa improvvisa.

I funerali, celebrati il giorno 22, furono una solenne testimonianza di stima e di affetto verso l’estinta. Coi parenti, cogli amici, colla rappresentanza, si può dire al completo, delle signore visitatrici, con un gruppo di bambini e di bambine, erano presenti pel Consiglio dell’Opera Pia il presidente ing. Luigi Marazzani e il consigliere mons. Luigi Vitali.

Dopo le esequie e il funerale, nella Chiesa di S. M. della Passione, i bambini, guidati dalle loro maestre, intonarono un mesto e semplice canto di preghiere e di [p. 5 modifica] suffragio. Gli Angeli dell’innocenza cantavano sulla terra; gli Angeli della gloria sembrava rispondessero dal Cielo.

Alla stazione funebre di porta Romana, dove il feretro sostò prima di essere trasportato al Cimitero monumentale, fra il silenzio e il compianto dei numerosi astanti, che formavano il corteo, numerosi malgrado il tempo perverso, mons. Luigi Vitali disse le seguenti brevi parole, precedute da un breve canto funebre delle orfanelle dell’Ospizio Guanella.

«A nome e in rappresentanza dell’on. Consiglio degli Asili Infantili Urbani, rivolgo una parola di saluto e di compianto alla nobile signora Clara Maggi Anelli, la cui salma, per essere portata all’estrema dimora, ci sta dinnanzi. È ufficio caro e doloroso a un tempo. Caro, perchè il molto bene fatto dalla egregia signora rende caro il suo ricordo; doloroso perchè è sempre grave sacrificio al cuore il dare addio a chi prende il cammino, che non ha più ritorno.

«E questo dolore è tanto più grave per la ragione dei contrasti. Otto giorni sono, tutti dovevano unirsi a festeggiare la nobile signora Clara Maggi Anelli, pel quarantesimo anniversario di sua direzione dell’Asilo Infantile Giuseppe Sacchi. Oggi siamo qui intorno alla sua bara: invece del panegirico l’orazione funebre!

«L’oggetto è però lo stesso: ciò che avrebbe formato argomento di lode lo è pure del ricordo funebre, il bene cioè che la nobile signora Clara Maggi ha fatto.

«E quanto è grande questo bene! Sono ben poche fra le direttrici e le visitatrici degli Asili quelle che possono presentare un esercizio cosi lungo di generosa e costante prestazione.

«Una circostanza speciale caratterizza l’Asilo Infantile Giuseppe Sacchi, il numero grande di visitatrici: non so se altro Asilo in Milano ne conti altrettante. Ciò torna di un elogio ben grande alla persona e alla virtù della nobile signora Clara Maggi Anelli: questo accorrere, questo mantenersi unite di tante persone, è evidente prova del tatto intelligente, della cortesia e della dignità di modi della egregia direttrice: a tutti tornava onorato e caro lo star con lei. Il più bel elogio che noi possiamo fare di lei è che chi le succederà l’imiti.

«Tutto è finito? Ecco una consolazione che ci serba la religione che noi abbiamo nel cuore, e che noi vorremmo fosse nel cuor di tutti. È finito il ringraziamento degli uomini, rimane il premio di Dio, premio di Cristo. È un premio ben grande. Cristo aveva una predilezione pei bambini; li chiamava a sè dintorno, e diceva che il bene fatto ad essi lo riteneva come fatto a sè. Qual premio riserberà Cristo a chi ebbe dei bambini tanta predilezione, a chi tanto si prodigò per essi?

«Io taccio; l’uomo si ritira; si avanza Dio!»



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Omaggio a Celestina Griseri

Pioveva a dirotto; eppure nella tranquilla via Manin si notava un insolito movimento, e all’ingresso della scuola superiore femminile, che porta degnamente il nome di Alessandro Manzoni, alcune guardie municipali regolavano il movimento delle carrozze e alcuni valletti in divisa di gala davano intonazione solenne ad una cerimonia commovente che si andava a compiere coll’intervento del sindaco, comm. avv. Bassano Gabba, e degli assessori prof. Scherillo e avv. Mojana.

Trattavasi di un omaggio a Celestina Griseri, la quale, dopo 48 anni di alto ed illuminato magistero nel campo elevato dell’istruzione, dopo aver veduto nascere e crescere e splendidamente svilupparsi la sua prediletta scuola manzoniana, prendeva commiato per concedersi un ben meritato riposo sotto il ridente cielo di Napoli, accanto a venerata sorella.

Il salone era gremito dalle allieve, dalle ex allieve divenute spose e madri, nonchè da distinte ammiratrici e da distinti ammiratori della Direttrice superiore ad ogni elogio.

L’espressione della numerosa accolta era malinconica, perchè tutti, ma specialmente le allieve e le loro mamme, deploravano l’imminente distacco e vedevano con vero dolore avvicinarsi il momento dell’emozionante commiato.

Il tavolo presidenziale era coperto e circondato di fiori; le autorità erano al loro posto, e si attendeva la pia e distinta Signora, non senza timore ch’ella — schiva sempre d’ogni onoranza e assai affievolita dal lungo soffrire — non volesse o non potesse presentarsi.

Anche per tale penosa incertezza, fu buono il pensiero di anteporre alla cerimonia doverosa e commovente una commemorazione patriottica intorno al cinquantenario del Risorgimento nazionale.

Oratore ufficiale fu il prof. Vicenzi, ispettore del castello Sforzesco e insegnante nella scuola manzoniana. Egli con belle frasi sintetiche, con lucidezza di pensiero e colla vigoria di una profonda convinzione, passò in rapida rassegna i principali avvenimenti dell’epoca gloriosa, lumeggiando specialmente tre grandi fattori dell’Italia: Vittorio Emanuele, Cavour, la cui figura fu splendidamente resa, e Garibaldi.

Quantunque l’uditorio fosse distratto, preoccupato per l’attesa, si può asserire che il prof. Vicenzi riuscì a vivamente interessare con una esposizione efficacissima di fatti vecchi in forma nuova.

Un applauso prolungato salutò l’oratore, il quale lasciò il posto libero per la tanto attesa signora Griseri.

Ecco che l’aspettativa generale è dolcemente coronata. Accompagnata affettuosamente dalla marchesa Remigia Ponti, la signora Griseri si presenta con espressione indicibile, mentre sugli occhi delle allieve e delle signore spuntano lacrime eloquenti più d’ogni parola.

Prende la parola per tutti l’egregio prof. cav. Giannantonio Venturi, il quale, con bellissimo accento e con forma smagliante, mette in vivida luce i meriti della [p. 6 modifica] veneranda educatrice che consacrò alla scuola tutte le doti di una mente eletta e ben nudrita, tutto l’affetto di un cuore materno, tutto un amor patrio profondamente sentito, tutto un fervore religioso tanto, da far ritenere che il pensiero e gli occhi della pia Signora fossero in tutta la sua lunga e luminosa carriera rivolti alle stelle.

La bella frase finale suscitò profonda commozione.

La marchesa Remigia Ponti diede l’attacco d’un applauso che riuscì formidabile.

Parlò di poi il Sindaco, il quale, con frasi forbite, constatò l’unanime consenso dell’autorità municipale, del corpo insegnante e delle allieve nel tributo d’onore dovuto all’esimia e nobile veterana della scuola, che specialmente per di lei merito, è ben degna di fregiarsi del nome del sommo poeta lombardo.

Così dicendo, il comm. Gabba, tra applausi irrefrenabili, consegnò alla Griseri la medaglia d’oro decretatale dal Municipio.

A questo punto tutti i presenti avrebbero voluto rievocare il passato e tenerlo fermo: avrebbero voluto riudire la voce squillante e autorevole dell’amata Direttrice.... Ma quella voce, soffocata dalla commozione, rimase silenziosa, e il prof. Venturi, facendosi interprete dei sentimenti della veneranda Signora, ringraziò tutti i convenuti, annunciando che il corpo insegnante e le allieve, per onorare l’indimenticabile Direttrice con un atto in armonia al di lei sentimento di carità inesauribile, presentavano una somma da erogare a scopi di beneficenza.

Tutti vollero salutare personalmente la pia donna, e nel passare dinanzi al tavolo adorno di pianticelle e di fiori recisi, le signore e le signorine vollero portar seco un simbolo dell’affettuoso commiato.

Ma la memoria, l’eterna memoria del cuore, terrà scolpita l’imagine della pia signora, che delle amarezze e dei sacrifici conobbe le penose vicende, che della carità illuminata e santa gustò la profonda dolcezza. Ella fece il bene per il bene: nell’ombra, nel silenzio; superiore all’ingratitudine, superiore all’elogio; sola coll’intimo compiacimento che è conforto talora, che è premio sempre. Ed ora noi la vediamo partire, ma il voto che l’accompagna è fatto di ricordi. Siano questi il sorriso per Lei nel meritato riposo.

Angelo Maria Cornelio.

NATALE IN CARCERE

Tema per scolaro, o articolo da giornale?

Come volete, e come vi aggrada, a patto che leggiate fino all’ultima linea. Certo è tema d’attualità, e la stampa, almeno una volta, sia il portavoce di un gemito che scende al cuore.

I due termini «Natale e Carcere», si urtano. È uno stridore acuto nei due concetti; è un controsenso e fors’anche una stonatura. Eppure è una realtà, una di quelle dolorose realtà, che si imporrebbero un pochino, se i distratti della vita si fermassero un momento a osservarla. Quanta leggerezza nell’umanità che gode e si diverte!

Ma laggiù in un ampio fabbricato, sotto la vigile e continua attenzione della giustizia, un popolo si muove, si agita, soffre. Sono quattrocento, sono cinquecento persone che prive di libertà, devono subire il martirio di udire e sapere l’altrui felicità.

Almeno fossero tanto lontani da non partecipare per nulla al movimento, alla vita, alle nervose agitazioni di un mezzo milione di liberi e irrequieti cittadini! Invece là tutto arriva, tutto penetra; è un soffio di vitalità che scuote, e risolleva uno spasimo acuto di una piaga insanabile...

Risuonavano domenica le musiche giù per le vie. Le persone si affacciavano ai balconi e alle finestre e alcune rispondevano con generose oblazioni alla pietosa trovata della beneficenza natalizia; altre impreparate chiedevano notizie. Ma la geniale idea era da tutti benedetta, e dai più corrisposta. E le musiche risuonavano.... Lo squillo delle trombe e le dolci note fendevano l’aria, e penetravano anche negl’androni, nelle celle, e si ripercuotevano in una eco melanconica.... Parevano gemiti di sofferenti!

Domandavano che cosa avvenisse.... Come e cosa rispondere?

E se di quella manifestazione di solidaria beneficenza nulla scendesse a lenir la loro sventura? E se il «Natale della stampa» si fermasse alla barriera di un cancello di ferro, o non ascoltasse il fioco lamento di chi non ha e non può avere un sincero e forte portavoce?

Natale in carcere!

L’inverno è venuto, — e qui, — incrudirà presto.

Le celle non hanno altro calorifero che la bruma e le raffiche dei venti, che attraversano facilmente anche le botole mal sicure.

E quando i geli o le nevi minaccieranno intirizzirvi, voi o agiati, o benestanti, vi difenderete colle maglie e i corpetti e le lane. Nelle prigioni tutto questo è un mito, un pio e vano desiderio. Davanti al caminetto o nel tepore di un salotto a termosifone, voi, o studenti e letterati, a distrarvi dalla noia delle giornate cupe e nebbiose, voi divorerete romanzi e novelle.... Oh! quei volumi che non leggete più, quei volumi polverosi nella immobilità di una elegante libreria, perchè non li passate a questi uomini ai quali l’ozio rovina le fibre dell’animo e guasta le energie della volontà?

Voi signorine dal cuore sensibile non pensate mai agli orrori della vita senza moto, senza occupazione, senza distrazioni? Non vi giunse mai all’orecchio il lamento o l’eco di una voce che vi disse: « quel libro non gettatelo, non lo lasciate inoperoso... è un tesoro, è una carità, è una strenna a un disgraziato » questa voce non la udiste mai?

Natale in carcere!

Lo sò, mi parlerete di pene meritate, di espiazione, di giustizia.

È vero. Antipatica è la causa che io difendo; ne sono scoraggiato ancor io, e non dissimulo la pena e la difficoltà, che mi stringe l’animo davanti alla delinquenza, marea montante, invadente.

Ma ne conoscete voi le attenuanti che vanno a perdersi nelle famiglie, nell’educazione, nella morbosità di atavismi e di fisiche imperfezioni? Conoscete voi le imposizioni e le responsabilità dei delitti, che potrebbero forse risalire, risalire fino alle intime compagini di quella, che è la vita sociale?

Quando il Natale reca gioia dappertutto e fa lieta ogni famiglia, noi pensiamo invece alle ingiustizie della umanità.

E la melanconia che fa guardare un po’ fiduciosi nell’al di là. Credete voi alla giustizia umana? Non dico l’uomo ingiusto nelle sue intenzioni: legislazione e magistratura sono leali ed oneste, e formate sull’equità.

Ma ignorate voi forse le deboli maglie della legge e le abilità delle difese, e gli errori della giuria, e le [p. 7 modifica] incoerenze delle applicazioni disciplinari, e, più di tutto e prima di tutto, la sicurezza di tante impunità, sorrette da passioni, da settarii appoggi, da protezionismi, da prevenzioni?

Oh! non maledite alla sventura! non imprecate alla colpa già punita! non incrudelite anche voi contro quelli che la umana giustizia privò di libertà, di voce! lasciate che il numero e la matricola si sentano uomini almeno a Natale!

E ispiri il buon Angelo di Natale un gentile pensiero a chi legge.

Indumenti, libri, denari, sieno la strenna vostra!

E la mano e l’occhio di chi ha dovere di vigilare, compiranno l’opera buona.

Natale avrà il suo sorriso anche in carcere, e nel vostro cuore giungerà l’eco melodiosa di un grazie, forse mai ripetuto da uomini più bisognosi e più riconoscenti.

Il Cappellano Del Reclusorio.


Maria Pezzè Pascolato



e le sue opere



Chi, ormai, non conosce e non apprezza i lavori di Maria Pezzè Pascolato? È un nome caro a tutti, perché è passato attraverso a tutti i cuori con opere dove alle bellezze estetiche si congiungono in perfetta armonia i risultati pratici di studi psicologici fatti sul vero, con alti intendimenti educativi. Nella prosa, come nel verso, il suo concetto è sempre elevato, la sua forma è sempre squisita, piana come quella della scuola manzoniana a cui teneva papà suo, il rimpianto ministro Pascolato, che dell’estetica era appassionato cultore.

La scolara ha sorpassato il maestro — dicono i veneziani — e a Venezia la signora Maria Pezzè Pascolato è chiamata semplicemente la signora Maria, perchè la signora Maria è da tutti conosciuta e stimata per il suo ingegno e la sua cultura, è da tutti amata per la sua affabilità, è da tutti ammirata per la sua generosa dedizione alle istituzioni tendenti ai più nobili ideali dì educazione e di beneficenza. Quando il campanile di S. Marco, cedendo all’invisibile rovina cagionata dai secoli, si sfasciò e scomparve suscitando ovunque il dispiacere che avrebbe potuto causare la scomparsa di una gloria propria e di un grande amico, la signora Maria ebbe una sublime ispirazione e rimpianse il caduto monumento col dolce linguaggio della Laguna, esprimendo i suoi sentimenti in versi tali da far dire anche in quella dolorosa circostanza: «Non tutto il male vien per nuocere». Il nome di Maria Pezzè Pascolato non è circondato da simpatie solo in Italia, ma è noto favorevolmente anche all’estero, ove la sua perfetta conoscenza delle lingue lo ha circondato della stima e della gratitudine di letterati sommi, i quali videro che í migliori loro autori, passando all’idioma italiano per la penna della nostra valente scrittrice, invece di perdere parte dei loro pregi, come sovente succede nelle traduzioni, guadagnarono nella forza del concetto e nell’elevatezza della forma.

Come si vede, non è solo delle Novelle che noi vorremmo parlare, e qui ci piace ricordare le Cose piane, che, dedicate dalla signora Maria alle giovinette, hanno trovato ottime accoglienze nelle migliori famiglie.... «Mi sono sforzata — ella dice nella prefazione — di collegare queste piccole cose pratiche con gli altri rami di insegnamento delle nostre scuole femminili; di ricercare e di rendere evidente il legame che unisce le altre scienze a questa, dell’economia domestica, la quale

apprende alle fanciulle a valersi delle cognizioni acquistate ed a far buon uso del tempo, dell’intelligenza e del denaro, per il maggior benessere proprio, per la maggiore prosperità della famiglia».

Ora veniamo alla novità del giorno, cioè al nuovo libro, che porta questo titolo: Le novelle raccontate ai ragazzi italiani da Maria Pezzè Pascolato. In origine sono parte dell’opera di Guglielmo Hauff, che, nato il 29 novembre 1802, morì a soli 25 anni, dopo aver compiuto una quantità incredibile di lavori tanto cari ai ragazzi tedeschi e inglesi.

E un volume splendido, uno dei migliori delle edizioni Hoepli, e le sue pagine nitide ed accurate sorpassano il numero di 500, senza contare 24 finissime tavole a colori.

Una penna dotta così ha espresso il suo giudizio sulla nuova opera della nostra autrice: «Ottimo libro, perchè diverte i ragazzi, li mantiene in un ordine di pensieri sani e generosi, e ne abitua l’orecchio ad una lingua ricca, viva, snodata, purissima. Ottimo libro, perchè mirabilmente si presta per letture ad alta voce in famiglia, le quali sono più utili di molte lezioni, e non per il bene dei figliuoli soltanto».

La nostra signora Maria riesce a interessare i lettori sul bel principio, nella prefazione che si presenta subito collo scintillio e il fascino, della novellatrice. «Lontano, lontano, in un paese dove il sole non tramonta mai, e i fiori non avvizziscono, e gli alberi non perdono le foglie, c’era una volta una bella Regina pietosa....» Così scrive la nostra autrice, poi, rivolgendosi allo mamme, dice: «Io non ho fatto una traduzione: ho raccontato liberamente, com’era più adatto ai ragazzi che avevo d’intorno; e poi ho scritto, il meglio che ho saputo». E la distinta e buona signora racconta e scrive in maniera squisita, parlando ai fanciulli veri, ai bambini tanto amati e da lei circondati d’intelligenti cure nella famiglia, nelle scuole, negli asili, negli ospizi; e non s’inganna certo se ritiene che ciò che ha divertito i nipoti suoi, o i suoi scolaretti d’adozione o i piccoli malati da lei protetti, possa divertire ed educare anche i fanciulli di centinaja e migliaja di famiglie italiane.

Quanto a certi pregiudizi, a certe apatie che tolgono le forze volute per la lotta in chi crede nel cattivo destino, la nostra autrice così conclude la sua magnifica prefazione: «I doni recati con noi dalla culla esercitano un’azione importante in tutta la nostra vita; ma dei doni maligni possiamo liberarci: basta volere. La verità vera, che tutte le novelle insegnano, è questa che con un po’ di coraggio, di energia, di bontà, le cattive fate si vincon sempre».

Le madri posson tutte essere sicure del libro d’una educatrice come Maria Pezzè Pascolato, la quale sa interessare non solo i piccini, ma altresì i ragazzi di quella età che il rimpianto De Marchi chiamava l’età preziosa.

Abbiamo così espresso il nostro sentimento sulle opere della distinta scrittrice veneziana, mentre siamo in attesa di un altro di lei libro, che certo farà un gran bene alle operaje.

I nostri voti affettuosi accompagnino l’opera feconda e geniale dell’esimia e buona signora Maria.

Angelo Maria Cornelio.




La NONNA è un capolavoro di una freschezza e di una originalità assoluta.



Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.