Il Trionfo della Ragione
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Il Trionfo della Ragione
Canzone
In lode di Sua Eccellenza Mylady Walpoll
Te, che i torbidi tumulti
d’aspri cor calmi e correggi,
ch’alme atroci e spirti inculti
di Ragion pieghi alle leggi,
5di virtù, di pace amante,
te, vogl’io, lira sonante.
Tu traesti in man d’Orfeo,
d’Ebro al margine frondoso,
fin dal ghiaccio rodopeo
10popol fiero e sanguinoso
tra le nubi d’Emo involto,
mostri orrendi in uman volto.
Scorse armonica dolcezza
tra selvaggi orridi affetti,
15e l’indomita fierezza
s’ammollì nei duri petti,
poi tra gioia e tra stupore
imparò leggi d’amore.
Leggi eterne di sapienza,
20di concordia e di mercé,
che alla dolce vïolenza
di tue corde Orfeo mescé,
occuparono gradite
menti alpestri implacidite.
25Sacro intepetre dei Dei,
io da te la lira prendo:
guida, o Cielo, i versi miei,
e a virtù già l’alme accendo,
a virtù ch’arde divina
30nel bel sen d’alta eroina.
Ivi in dolce maestà,
coronata di splendori,
vincitrice di terrori,
la Ragione in trono sta.
35E da lei guidati e retti
anco i più tiranni affetti
non disdegnan servitù;
ché tra quelle auree catene
quel che è mal risorge in bene,
40quel che è vizio esce in virtù.
Ella a forza di luce e di fuoco
i più fieri dell’alma tormenti,
gli odî taciti e l’ire frementi
muta in riso, in amore ed in gioco.
45Contro il mal che dal Fato discende
arma il cor di costanza ridente,
contro il mal che dall’uomo dipende
di prudenza fa scudo alla mente,
onde frode maligna è forzata
50ber la morte a virtù preparata.
Gioia candida che ride
all’altrui grazia e beltà,
ricco amor che si divide
in altrui felicità;
55candor limpido e la fé
a noi dolce, amara ai re,
Ragion sparge entro a quel cor:
alme al ciel dilette e care
per tai vie san solo amare,
60meritar così l’amor.
Sale al volto, e quello inonda
d’almo raggio rilucente,
onde gioia è più gioconda,
onde grazia è più ridente.
65A bellezza (ed ella il sa)
ogni cor si piega e cede;
ma perché? Perché si crede
viva imagin di bontà.
Sai perché suoi dolci accenti
70son dell’anime il piacer?
Ella sa l’arte e i momenti
di parlare e di tacer.
Che se tacita ella ci ode,
quel silenzio è nostra lode,
75che se grata ella risponde,
quel parlar gioia diffonde:
verità dolce-ridente
primavera è della mente.
Se di sorte iniqua e dura
80dallo stral piagato sei,
di tuo duol lascia la cura
alle Muse, al cielo e a lei.
Sai perché virtude offesa
trova in lei ricco tesoro
85di magnanima difesa
e di valida pietà?
Delle Muse il sacro coro
tra poetico diletto
svelò a lei che ne godé
90del social provido affetto
la gentil necessità.
Della sua patria gloriosa
le alte imagini ella imìta,
che possente e generosa
95porge ai regi oppressi aita;
or nei dolci affetti suoi
siete voi gli oppressi eroi.
Alme belle, oh quanto puole
tenerezza entro a quel petto:
100se al penar vostro si duole,
quel dolor si fa diletto.
Se fra tenebre ella mira
oppression livida e nera
tender l’arco e còr di mira
105alma candida e sincera,
per valor scopre tremendo
d’aurei lampi immenso scudo:
vola il raggio, il nembo orrendo
s’apre, ed ecco il mostro ignudo.
110Dalla man fredda e tremante
della Furia anguicrinita
cade l’arco, e in un istante
vedi, vedila impietrita.
Ben che in quel marmoreo aspetto
115pur ci sembrino viventi
tetro orrore, odio e dispetto,
non temiamo, alme innocenti.
Se ci par che al teschio intorno
medusei fischin serpenti,
120in quei crudi è spento il giorno:
non temiamo, alme innocenti.