Il Trecentonovelle/CLXIX
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Bonamico dipintore dipignendo santo Ercolano su la piazza di Perugia, il dipigne col diadema di lasche in capo, e quello che ne seguita.
Come il maestro Gabbadeo con medicina non mai piú provata né scritta gabbò bene l’Atticciato, e di non pensato per un gran colpo da giostra gli uscío fuori la fava degli orecchi; cosí in questa susseguente dirò una piccola novelletta di Buonamico dipintore, del quale a drieto in un’altra s’è fatto menzione. E questa novella mostrerà che, come il maestro Gabbadeo con grandi scherne curò l’Atticciato; cosí questo Buonamico con grandi scherne adornò un Santo de’ Perugini, in forma che gli lasciò tutti inteschiati.
Fu ne’ tempi del detto Buonamico, allora che Perugia era in prospero stato, diliberato per li Perugini che in su la piazza di Perugia fosse dipinto un Santo Ercolano tanto magnificamente quanto dipignere si potesse. E cercato qual dipintore in superlativo grado potesseno avere, fu messo loro innanzi questo Buonamico, e cosí presono di mandare per lui. E mandato che ebbono, e giunto in Perugia, e fatto il patto, e datogli il luogo e dove e come; il detto Buonamico, com’è d’usanza de’ depintori, volle essere tutto chiuso d’asse o di stuoie; e per piú dí dato ordine alla calcina e a’ colori, nella fine salí sul ponte e cominciò a dipignere. Quando fu in capo d’otto o di dieci dí, li Perugini, che voleano che Santo Ercolano fosse gittato in pretelle, cominciarono, quando in brigate andavano passeggiando su per la piazza, accostarsi verso il ponte dove costui dipingeva, e l’uno dicea:
- O maestro, sarà mai fatta questa uopra?
Stando uno pezzo, veniva un altro e dicea:
- O maestro, quanto è innanzi questo lavoro?
E quelli stava pur cheto e in... come tutti i dipintori fanno. Un’altra brigata andava a lui, e diceano:
- O maestro, quando vedremo questo nostro padrone? e’ dovrebbe essere finito sei volte; deh spacciati, pregamote.
E cosí tutti i Perugini con diversi detti, non una volta il dí, ma parecchie, andavono a Buonamico a sollecitarlo; tanto che Buonamico fra sé medesimo dice: «Che diavolo è questo? costoro sono tutti pazzi, e io dipignerò secondo la loro pazzia». Entrolli nel capo di fare Santo Ercolano incoronato, non d’alloro, come poeti, non di diadema, come i santi, non di corona d’oro, come li re, ma d’una corona, o ghirlanda di lasche. E veduto, quando la figura era quasi compiuta, di farsi fare il pagamento, attese, e aúto il pagamento, disse avea ancora a rifiorire tutti li ornamenti per ispazio di due dí; e furono contenti. Il rifiorire che Buonamico fece, si fu che fece una corona ben fornita di lasche a detto Santo Ercolano; e fatta che l’ebbe, una mattina per tempo si trovò con Giovanni [Piglialfascio] e uscí di Perugia, e tornò verso Firenze. I Perugini faceano al modo usato, e diceano alcuni:
- O maestro, tu lo puoi ben cominciare a scoprire; mostracelo un poco.
Il maestro stava cheto che camminava verso Firenze. Quando tutto quel dí ebbono consumato in dire, e chi una cosa e chi un’altra; e non sentendo alcuna risposta, l’altro dí pensorono costui non esservi, perché veduto non lo aveano; e domandando dove tornava allo albergo, fu loro detto ch’egli era presso a due dí ch’egli avea accordato l’oste, e credeano si fosse ito con Dio.
Udendo questo i Perugini, vanno alcuni per una scala, e appoggianla al ponte per vedere a quello che questa cosa era; e salitovi suso, vide questo Santo inghirlandato di molte lasche; subito scende e va agli anziani, e dice loro come il dipintore di Firenze gli ha ben serviti, e che per dilegione, dove dovea fare una corona di santo a Santo Ercolano, egli avea fatto una ghirlanda piena di lasche, delle maggiori che mai uscissino del lago. Essendo questa novella nel palagio, subito fanno cercare tutta Perugia per giugnere Buonamico, e di fuori feciono trovare certi cavallari in su cavalle che lo giugnessono. Elle furono frasche; ché Buonamico se ne venne sano e salvo. La fama di questo fatto si dilatò per Perugia, e ciascuno correa verso questo nuovamente dipinto Santo Ercolano: e a furore ne levorono e l’assi e le stuoie, e fu una cosa incredibile a vedere e a udire quello che diceano, e non pure di Buonamico, ma di tutti i Fiorentini, e spezialmente sparlavano contro a quelli che erano in Perugia. Alla per fine tolsono subito uno dipintore che quelle lasche convertisse in uno diadema, e a Buonamico dierono bando dell’avere e della persona. La qual cosa quando Buonamico seppe, dicea:
- Eglino col bando, e io con le lasche; che io per me, se mi facessero imperadore, non dipignerei in Perugia mai piú, però che sono li piú nuovi inteschiati che io trovasse mai.
Cosí rimase la cosa, e Buonamico dimostrò assai a’ Perugini la ignoranza loro, che credono piú in Santo Ercolano che in Cristo; e tengono che sia innanzi al maggiore Santo in Paradiso. Se vi fosse con le lasche in capo forse direbbono il vero, che quelli Apostoli che furono pescatori, veggendoli le lasche in capo, gli farebbono grande onore.