Novella CCVI

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CCV CCVII

Farinello da Rieti mugnaio, essendo innamorato di monna Collagia, la moglie sua, sappiendolo, fa tanto che nella casa e nel letto di monna Collagia entra e per parte della donna amata Farinello va a giacere con lei, e credendo avere a fare con monna Collagia, ha a fare con la moglie.

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Per dare alcuna inframessa, voglio venire in su alcune novelle d’amorazzi, assai piacevoli a cui non fossono tocchi. Nella città di Rieti fu già un giovene mugnaio, il quale ebbe nome Farinello, e avea una sua donna assai giovane che avea nome Vanna. Ed essendo costui un poco leggiadro, secondo mugnaio, perché era innamorato d’una giovane vedova di bassa condizione, sí come era elli, e anzi bisognosa che no, la quale avea nome monna Collagia, volendo mettere ad esecuzione questo suo amore piú volte si mise a richiedere la donna, profferendoli di donare due quarti di grano, li quali sono ogni quarto quasi libbre centocinquanta, però che il ruggio di Rieti è libbre seicento, e ’l ruggio è quattro quarti.
Continuando costui questa sua improntitudine di molestare la donna, profferendoli questo dono, ed ella non possendo piú resistere a tanta importunità, un giorno se n’andò a monna Vanna, donna del detto Farinello, e giunta che fu a lei, li disse come ella si venía a dolere di quelle cose che ’l suo marito ogni dí gl’addomandava, non lasciandola requiare, le quali erano fuori d’ogni onestà; narrandole a parte a parte ciò che Farinello li proffereva, dicendo di due quarti di grano. Allora monna Vanna, udendo questa donna, pensò una sottile malizia con la quale quello che ’l marito dovea fare a monna Collagia si convertisse nella sua persona; e non fu di quelle che al tempo d’oggi arebbono schiamazzato, come quando la gallina fa l’uovo, facendo sentire il loro vituperio e de’ loro mariti a’ vicini e alli strani, ma con uno cheto modo e benigno ricolse monna Collagia, dicendo:
- Voi siate la ben venuta; se voi volete fare quello che io vi dirò, io vi leverò questa pena da dosso; e ’l modo è questo, che cosí come elli ti richiede, cosí da’ ordine qual notte venga a te, della qual tu m’informerai; e quella notte va’ segretamente a giacere con qualche tua vicina, e lascerai la casa a me; e dirai che ti rechi due quarti di grano, e io te ne vorrò dare uno io, sí che fiano tre; e poi lascia spacciare questa faccenda a me.
La donna, udendo questo, e che senza perdere la sua onestà avea cresciuto il suo guadagno, pensando già che Farinello averebbe di quel che ben gli stesse, fu subito accordata; e partitasi, si scontrò in Farinello che portava una soma a macinare, e accostatosi a lei, disse:
- Io ho presto quel grano ognora che voi lo volete.
La donna pianamente li disse che, per bisogno che ella avea, li convenía fare il suo piacere; e che quella sera lo recasse e venisse a lei; e cosí fu data la ferma.
Farinello, avendo promessa di quello che buona pezza era ito cercando, considerando al macinare che avea a fare la seguente notte, quasi quel giorno al macinare del mulino non attese, ma ordinò li due quarti di grano in due sacca, per portarli la seguente notte a casa di donna Collagia; e pensò d’uno fidato compagno che gli aiutasse portare uno de’ sacchi.
E cosí pensato, richiese un suo intimo amico, mugnaio com’elli, che avea nome Chiodio, che la notte con lui insieme gli aiutasse portare il suo sacco, e che ’l tenesse segreto. Era questa cosa molto differente e contraria al costume de’ mugnai, però che si caricono volentieri di grano o di farina quando la tolgono altrui, ma rade volte si caricono per donarlo. Tornando donna Collagia a monna Vanna il dí medesimo, gli narroe come avea fatto patto che Farinello la seguente notte li recasse il grano e andasse a giacere con lei, e ch’ella anderebbe a casa d’una sua vicina, come informata l’avea, ed ella della casa facesse il suo piacere. Donna Vanna rispose:
- Bene avete fatto; io verroe là istasera a ordinare quello che fare voglio, e voi non vi date piú fatica -; e cosí fu fatto.
Farinello era uso di stare gran parte della notte al mulino, e se mai vi stette tutta la notte, questa fu dessa, però che dal mulino si mosse, e altrove stette tanto che tutta la consumò. Però che monna Vanna sua moglie era andata a pigliare la possessione e letto di monna Collagia, e là aspettava il suo Farinello in iscambio di quella cui elli tanto avea bramato.
Quando Farinello, avendo la ventura ritta, gli parve tempo di dare le mosse alla giumenta, dall’uno lato col suo sacco di grano su le reni, e con l’altro l’amico suo Chiodio, si misono in cammino, e giunti all’uscio della donna, lo trovorono succhiuso; pinto che l’ebbono, introrono dentro, e scaricarono le sacca. Scaricate che l’ebbono, dice Farinello a Chiodio:
- Non t’incresca di aspettarmi un pezzo; ché, se m’aspetti, a te anco potrà giovare.
Chiodio udendo questo, dice:
- Amico mio, va’ e sta’ quanto tu vogli, ché io non mi partirò infino a tanto che tu tornerai.
Rimaso colui, Farinello ne va verso la camera, dove era data la posta e dove donna Vanna per iscambio di donna Collagia l’aspettava. E giunto al letto al barlume, si coricò allato a lei sanza favellare o l’uno l’altro, per non essere sentiti, gittando gran sospiri, accennando pur la donna che non si parlasse, mostrando ch’e’ vicini fossono da lato; e ciò facea perché Farinello non la conoscesse. E Farinello di ciò la contentò, accostandosi a lei, e usufruttando con quel pensiero con che s’era mosso, ma non quello che credea; e per non grande spazio ricolse la decima quattro volte, e nell’ultimo si levò, dicendo:
- Io vo a orinare, e torno subito.
E cosí fatto, n’andò in verso Chiodio che l’aspettava, e dice:
- Fratel mio, costei m’ha fatto molto stentare, prima che abbia acconsentito al mio volere: tu ci recasti altrettanto grano quant’io; se tu vuogli essere partefice di questo beneficio, o maleficio che sia, tu te ne puoi andare diritto nella camera, e là sanza parlare punto entra nel letto, e fa’ ragione d’essere me, ché quanto io, n’ho assai per istanotte.
Udendo Chiodio questo, non fu sordo; ma prestamente va alla camera, e intrato nel letto allato alla donna in luogo di Farinello, per tre volte in poco di tempo contentò il suo disio; e partitosi, tornò a Farinello che lo aspettava, e andorono al mulino donde partiti s’erano.
E la donna, credendosi in tutto esser giaciuta con Farinello, si ritornò a casa la mattina per tempo; e donna Collagia ancora la mattina dalla sua vicina si ritornò a casa sua, là dove trovò il letto molto bene sprimacciato. Aspettando donna Vanna a casa sua dove la cosa dovesse riuscire, ed ecco Farinello che sí franco cavaliero era stato, e diceli che tutta notte s’è sentito male al mulino, e che li vada a volgere due uova al fuoco. Dice la donna:
- Elle vogliono essere sette.
Dice Farinello:
- Che vuol dir questo? io non ne voglio se non due.
Dice la donna:
- Elle vogliono pur essere sette.
E quelli dice:
- Hai tu il farnetico?
La donna risponde:
- Farneticato avrai tu.
Farinello stava come tralunato. Dice la donna:
- Traluna bene, ché tu hai bene di che; tu se’ stato stanotte un pro’ cavaliere, ché hai macinato sette volte; e sa’ ben dove, ma non con cui tu hai creduto, ché io sono stata io, e non monna Collagia quella dove tu hai macinato istanotte sette volte; per tal segnale che, finite le prime quattro, tu ti levasti per andare a pisciare, e poi ritornasti e tre volte ancora rifacesti il giuoco; sí che io ho aúto quello da te, essendo sconosciuta, che da te conosciuta mai non ebbi. Or mi domandi l’uova, che hai aúto mal di macinato. Tu di’ ben vero, ché tu hai macinato su le carni mia; della qual cosa ne se’ molto tristo, e Dio tristo ti faccia, che mi credi trattare per fancella e vai donando il grano, e io n’ho donato anco un sacco io, e ho fatta migliore spesa con un sacco che tu con due. Cosí intervenisse a tutti gli altri cattivi che con vitupero fanno fallo alle loro mogli; e alle loro donne intervenisse come è intervenuto a me stanotte. Ogni volta che tu vuogli di queste derrate, sempre mi troverai presta a dartene. Sí che va’, e macina al tuo mulino, e arai assai che fare; procaccia di vivere, ché n’hai gran bisogno, e non andare infarinando le vedove con la mala ventura che ti vegna.
Udendo Farinello tante cose, non sapea che si dire, se non che dicea:
- Io non so che tu ti di’; se non che ’l tu di’ per non mi dare dell’uova.
- Sí che tu hai a covare; - dice la donna, - va’, cova al tuo mulino, e togli quante uova ti piace, macinando come tu hai fatto istanotte.
Farinello per lo migliore pose fine alle parole, veggendo che lo aguato era scoperto fuori della sua credenza, e parveli avere molto mal fatto: l’una che non avea macinato dove credea; e l’altra che a Chiodio avea fatto macinare nel suo mulino, credendolo fare macinare nell’altrui. E andossene al mulino tutto tristo, trasognando, sanza avere mangiato dell’uova; e trovando Chiodio disse come la sua donna parea che sapesse il tramazzo di quella notte, e che per Dio il tenesse segreto, però che, s’e’ parenti di donna Collagia il sapessono, sarebbono amendue a gran pericolo. E mai per ciò non li scoperse che con donna Vanna fosse giaciuto. Dappoi, essendo Farinello un po’ tornato in sé, si riconciliò un poco con la donna, dicendo:
- Son io il primo che sia innamorato, o smemorato? tu hai saputo sí fare che di questo tu déi essere contenta; e io anco mi sono contentato, avendo opinione che tu fossi quella che io credea.
A me costa questo fatto molto caro, ché ho messo piú su la tramoggia che io non potea, e tu te n’hai aúto il pro: ha’mene fatto una che m’è montata piú di sette.
E cosí convenne che Farinello, per racchetare il gridare della donna, con molte parole si rabbonacciasse, e poi spesse volte consumasse il matrimonio di quelle che averebbe dormito piú volentieri; però che quando stava sanza macinare, la donna subito rimproverava le sette volte di donna Collagia, le quali li fruttorono piú che sette volte sette in poco tempo, ed elli ne divenne quasi dicervellato. E cosí ebbe fine questa novella, che monna Vanna fu pagata d’opere, e donna Collagia di grano, con la metà piú. Farinello comperò quella derrata che non volea e che non andava cercando; e Chiodio sanza costo ebbe di quella farina scambiata che era di Farinello, credendo, sempre che visse, essere giaciuto con donna Collagia.
Cosí avviene spesso a chi ha a fare con femine, però che in cosí fatti casi di simili astuzie trapassano gli uomini; e ancora pare che Amore porga a loro di nuovi ingegni e malizie. Questa donna Vanna con questa sottigliezza fece una degna opera; ché, volendole il marito mancare di lavorío alla sua possessione, trovò modo che la lavorò meglio che mai li fosse lavorata. E ’l tristo del marito non gli bastava che donna Collagia se gli avesse dato l’amor suo, pigliarlo in grandissima grazia, sí la volle vituperare col compagno, e ’l vituperato rimase elli. E mai non trovai che amore desse ad alcuno un sí degno ben gli sta come qui diede a Farinello. Madonna Vanna, adoperando bene, ebbe il contrario, però che non meritava che Chiodio giacesse con lei; ma pur seguí una cosa molto disusata, che mai monna Vanna non seppe che quelle sette volte fossono se non del marito; e Chiodio mai non seppe che le sue tre fossono con donna Vanna.