Il Tesoro (Latini)/Libro II/Capitolo XXVI
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo XXVI.
Come la Chiesa di Roma innalzò.
D’allora innanzi crebbe la forza della[1] Chiesa dappresso e da lunga, di là dal mare e di qua infino al tempo di Eraculo che fu imperadore dopo la incarnazione seicentodiciotto anni[2], e regnò trentun anno, e al tempo di Costantino e suo figliuolo che regnò dopo lui[3].
Al tempo loro li Saracini di Persia ebbero grande forza contra li cristiani, e guastarono Ierusalem, ed arsero le chiese, e portarono lo legno della santa[4] croce, e menarono il patriarca e molti altri in prigione. Ma Eraculo v’andò alla fine con[5] oste e uccise il re di Persia, e menonne li prigioni, e la santa croce ritornò in Ierusalem onoratamente,[6] e sottomise li Persiani alla legge di Roma.
Poi fu il malvagio predicatore di Macometto[7] che li trasse della fede, e miseli in errore malvagio.
Note
- ↑ Il t ed il ms. Vis. anche sopra sainte Eglise.
- ↑ Corretto col t settecentoventotto, in seicentodiciotto.
- ↑ Le stampe leggono goffamente: e regnò trentun anno da Costantino a lui. Il suo figliuolo regnò dopo lui. Raggiustato col ms. Vis. e col t et regna XXXI anz, et au tens Costantin, et son fil, qui regna apres lui.
- ↑ Santa, qui e sotto, manca al t, ed al ms. Vis. Bono toglie il santa alla Chiesa e lo dà alla croce.
- ↑ Con oste, manca al t. Il ms. Vis. varia.
- ↑ Ritornò in Ierusalem onoratamente, giunta del Giamboni.
- ↑ Macometto. Il t. qui fu moines, qui ot non Sergius. Questo svarione è incredibile, ma vero! Nel ms. Vis. segue un capitolo sopra Maometto.