Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro V/Capitolo LXIV

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo LXIV
Illustrazioni al Libro V - Capitolo LXIII Illustrazioni al Libro V - Capitolo LXV
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quel d’Ascoli, nell’Acerba oap. XLV. E distiatamento

il racconta Solino, cap. XXX.

Capitolo LXIII.

Postilla il Sorio do()o il primo capovereo: «Fin (pii l’autore tradusse il ca()0. XXVII di Solino, ed il rimanente tu da lui letto ins. Ambrogio Hb.VI cap. 4. Exameron. Ma forse copiò Alberto Magno, che avrà tolto egli da s. Ambrogio.»

Capitolo LXIV.

11 Sorio annota nella chiusa del capitolo: Questo finimento nei t x originali è variato. Ms. capitolare veronese: // est si foìs et aguz, que il perce legierement quant que il atant (sic). Stampa francese 1863: Taupe ne voit goute, car natiwe ne volt pas OKrir la pel qui est sor ses oih, et ainsi ne valent il neant, porce que il ne sont descovert. Ms. Boncompagni: Et ainsi ne voit il néant pouirce qiœ ne sont descoiwers. E benchè non vede ella, nondimeno fora ciò che ne discorre sotto. Alberto Magno (.Illude il suo conto così: Talpa umlique ciica se

facit longos fì-actus et concaros. [p. 326 modifica]
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Io non so indovinare d’onde abbia cavatasi la

sua sentenza il traduttore toscano.

Capitolo LXV.

Il Sorio trascrive questi due l)raui di Solino, che giovano alla correzione del Volgarizzamento: Equino coryore, elephanti pedibus, emula Scilla, capite cervino... Ita acutum, ut quidquid impetat, facile ictu ejus perforetur.

Questa notizia della Vergine (segue il Sorio) che piglia l’unicorno, come conta l’autore, fu tratta da Isidoro XII. 9 Etymolog. che la riferisce come opinione del volgo, attinta da alcuni, qui naturas animalium scripserunt. Anche Alberto Magno la riferisce come oi)inione di alcuni scrittori.

Capitolo LXVI.

Postilla il Sorio: Quasi tutto questo capitolo fu tratto dal cap. XXXIX Solini.

«Quattro mesi» Solinus: Enixae quaternis latent mensihus: ìiiox egressae in idem Hberum, tantum patiuntur insolentiam lucis, ut pûtes obsitas coecitate.