Il Santuario della Madonna del Sasso/Capitolo I

Capitolo I

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Il Santuario della Madonna del Sasso Capitolo II
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CAPITOLO I.


Origine del Santuario.


Sette miglia distante da Fiesole e dieci da Firenze, nel popolo di S. Martino all’Opaco, tra ’l verde chiaro dei castagni e i fiorellini rosei delle scope, si leva ardito il Santuario della Madonna del Sasso, a cui salgono ormai da quattro secoli le devote compagnie.

In quei dintorni, come scrive tra gli altri il P. Arcangelo Giani Servita negli Annali del suo Ordine, viveva sul finire del secolo XV, in una casa detta Linari, un pastore per soprannome Ricovera, padre di due bambine, che mandava ogni giorno per quei monti a guardar le pecore. Buone com’erano, nel tempo che la mandra pascolava, solevano le due fanciulle fermarsi a un antico tabernacolo e qui, dinanzi a un’immagine di Maria che v’era dipinta, recitare le loro preghiere. E Maria che si compiace tanto dei cuori semplici, un bel giorno, il 2 luglio 1490, festa della Visitazione, apparve loro tutta luce di paradiso, con in braccio il pargoletto Gesù, in mezzo a due angeli. Cadute a terra per lo stupore le due pastorelle, la videro sedersi su di un sasso e udiron dirsi dalla sua bocca di non temere; ch’ella era la loro madre celeste, discesa a mostrare quant’avesse gradito le [p. 7 modifica]preghiere delle sue figliole e inoltre a comandar loro di adoprarsi perchè in quel luogo medesimo fosse edificata una chiesa in suo onore: andassero anzi a chiamare il babbo, chè voleva ripeter lo stesso anche a lui. A cui rispondendo le due inginocchiate che il babbo era in letto con una gravissima malattia, replicò la Vergine che lo chiamassero pure, perchè era bell’e guarito. Venne infatti il Ricovera, senza sentirsi più male di sorta, e Maria, dato anche a lui il comando della chiesa da fabbricarsi, disparve.

Corsa la lieta nuova per tutti i paesi vicini e salendo subito in gran numero al benedetto sasso gente da ogni parte, la domenica fra l’ottava dell’Assunzione volle Maria confermare la verità della prima sua comparsa col farsi di nuovo vedere su quel sasso, esortando gli accorsi a metter mano quanto prima ai lavori della chiesa, nella quale chiunque in seguito l’avesse invocata, la troverebbe pronta a far grazie. Raccolte infatti in pochissimo tempo copiose offerte dai visitatori che di giorno in giorno più numerosi si recavan lassù da tutto il Mugello, da Firenze e da Fiesole, si diè principio alla fabbrica in quello stesso anno. E qui accadde un nuovo prodigio. Perchè, cominciati i lavori, per maggior comodità del terreno, a un dugento passi dal luogo ove la Vergine era apparsa, quanto il giorno facevano, tanto si trovava la notte, senza saper come, distrutto: e si racconta che mostratasi infine per la terza volta Maria, ai lavoranti meravigliati e sgomenti replicasse il comando di murar proprio intorno al sasso, senza badare che il luogo fosse dirupato e scosceso. Intorno al sasso dunque si cominciò a scavare e intorno al sasso si gettarono le fondamenta del Santuario, che sorse in breve magnifico a guardare le sottoposte vallate. L’immagine, avanti a cui le pastorelle recitavano le loro preghiere, dipinta, si crede, da Giotto o almeno da uno della sua scuola, fu collocata nella tribuna dell’altar maggiore, e un frammento del sasso sotto la mensa del medesimo altare. [p. 8 modifica]

Sorta così la nuova chiesa, i Serviti della SS. Annunziata, da cui dipendeva allora la Pieve di S. Martino all’Opaco, ne presero il governo, che papa Giulio II confermò con breve del 1 Ottobre 1504. Ma perchè quei Padri, distratti dalla cura della loro chiesa qui di Firenze, non potevano occuparsi a dovere della nuova, a’ 23 novembre 1505, per mezzo del notaio fiorentino Domenico Guiducci, dai padri Giovan Filippo da Pizzighettone priore e Antonio Zanchi pievano di S. Martino, fu ceduto l’Oratorio del Sasso a tutti i nobili e possidenti di quella Pieve. Antonio Cambini, Uliviero di Scipione Guadagni, Niccolò de’ Pazzi e Bernardo da Castiglione ne accettarono a nome di tutti la custodia, e Giulio II approvò con bolla del 23 maggio 1507.

Com’era naturale, i nuovi Operai aveano pensato subito a un custode che avesse cura della chiesa e vi celebrasse ogni giorno la messa. Chi fosse questo primo custode non è noto: questo si sa di certo, che nel 1507 fu eletto a quell’ufficio il P. Guglielmo da Ferrara Servita e che per 150 anni continuarono a essere scelti i custodi tra i Serviti della SS. Annunziata: dopo di che quelli rinunziarono, a condizione che di lì innanzi toccasse quella carica al vice-pievano di S. Martino. Finalmente venuta da Roma la proibizione ai religiosi di stare sparsi per le campagne, nel 1642 gli Operai affidarono la custodia del Santuario al prete Ippolito Ridolfi fiorentino; e così sempre fino ad ora si successero preti secolari eletti dagli stessi Operai.

E gli Operai s’adunano, quando il bisogno lo richieda, assistiti da un segretario (soppressi nel 1824 i cancellieri dell’Opera del Duomo che ne tenevano le veci) il quale, dopo Luigi Marchionni e Salvatore Gori computisti, è oggi il cav. Raffaello Conti pure computista. L’Opera è anche aiutata da un camarlingo, presentemente il sig. Antonio Baldini. L’archivio, conservato per un pezzo nella prima stanza dell’Opera del Duomo, fu nel 1820 trasferito al Santuario. [p. 9 modifica]

L’anno 1515 fu eretta nell’Oratorio una confraternita d’uomini e donne e firmati i capitoli da Mons. Folchi; una centuria parimente d’uomini e donne, nominati dal Nome santissimo di Maria, nel 1710 e sottoscritte le costituzioni da Mons. Panciatichi. Ripristinata quest’ultima nel 1805, firmò le nuove costituzioni Mons. Mancini: tutti e tre vescovi di Fiesole. I centuriati devono essere 159 gli uomini e 105 le donne, e ciascuno, alla morte di un centuriato è tenuto a far celebrare una messa nel termine di un mese. La prima domenica di luglio si adunano per fare gli uffiziali e per eleggere i nuovi congregati che debbono rimpiazzare i defunti; e la domenica fra l’ottava della Natività di Maria SS. si fa la tornata generale, festa e solenne processione del SS. Sacramento (cominciato a tenervisi nel 1583 per concessione del vescovo di Fiesole Mons. Diacceti) col concorso di tutti i fratelli e sorelle.

La consacrazione della chiesa fu fatta la prima domenica di luglio del 1565 da Mons. Camoiani, come attesta la seguente iscrizione, posta nella parete tra l’altare della Madonna del Carmine e quello del Transito di S. Giuseppe:


pietro camojano vescovo di fiesole per grazia di dio e della sedia apost. consecrò questa presente chiesa della v. maria del sasso la prima domenica di luglio e concesse sempre a tutti i fedeli che in tal giorno visiteranno detta chiesa 40 giorni d’indulgenza. sotto il pont. di pio iv regnante l’ill. cosimo duca ii. della r. f. sendo priore il p. f. teophilo de servi e operaj benedetto di jacopo antonio busini e piero di francesco covoni. m. d. lxv.


Altre indulgenze in gran numero furono concesse in diversi tempi dai Sommi Pontefici; e nel 1565 cento [p. 10 modifica]giorni d’indulgenza in perpetuo da dodici cardinali a quelli che concorrono con qualche elemosina al mantenimento dell’Oratorio e lo visitano in una delle quattro feste della Madonna, Visitazione, Assunzione, Natività e Concezione, come può vedersi nel Breve spedito da Roma lo stesso anno, sotto il pontificato di Papa Pio IV.