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Sorta così la nuova chiesa, i Serviti della SS. Annunziata, da cui dipendeva allora la Pieve di S. Martino all’Opaco, ne presero il governo, che papa Giulio II confermò con breve del 1 Ottobre 1504. Ma perchè quei Padri, distratti dalla cura della loro chiesa qui di Firenze, non potevano occuparsi a dovere della nuova, a’ 23 novembre 1505, per mezzo del notaio fiorentino Domenico Guiducci, dai padri Giovan Filippo da Pizzighettone priore e Antonio Zanchi pievano di S. Martino, fu ceduto l’Oratorio del Sasso a tutti i nobili e possidenti di quella Pieve. Antonio Cambini, Uliviero di Scipione Guadagni, Niccolò de’ Pazzi e Bernardo da Castiglione ne accettarono a nome di tutti la custodia, e Giulio II approvò con bolla del 23 maggio 1507.
Com’era naturale, i nuovi Operai aveano pensato subito a un custode che avesse cura della chiesa e vi celebrasse ogni giorno la messa. Chi fosse questo primo custode non è noto: questo si sa di certo, che nel 1507 fu eletto a quell’ufficio il P. Guglielmo da Ferrara Servita e che per 150 anni continuarono a essere scelti i custodi tra i Serviti della SS. Annunziata: dopo di che quelli rinunziarono, a condizione che di lì innanzi toccasse quella carica al vice-pievano di S. Martino. Finalmente venuta da Roma la proibizione ai religiosi di stare sparsi per le campagne, nel 1642 gli Operai affidarono la custodia del Santuario al prete Ippolito Ridolfi fiorentino; e così sempre fino ad ora si successero preti secolari eletti dagli stessi Operai.
E gli Operai s’adunano, quando il bisogno lo richieda, assistiti da un segretario (soppressi nel 1824 i cancellieri dell’Opera del Duomo che ne tenevano le veci) il quale, dopo Luigi Marchionni e Salvatore Gori computisti, è oggi il cav. Raffaello Conti pure computista. L’Opera è anche aiutata da un camarlingo, presentemente il sig. Antonio Baldini. L’archivio, conservato per un pezzo nella prima stanza dell’Opera del Duomo, fu nel 1820 trasferito al Santuario.