Il Re Torrismondo/Atto primo/Scena seconda

Atto primo - Scena seconda

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SCENA SECONDA

NUTRICE

Non so ch’in terra sia tranquillo stato,
O pacitico sì, che nol perturbi
O speranza, o timore, o gioja, o doglia;
Nè grandezza sì ferma, o nel suo merto

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Fondata, o nel favor d’alta Fortuna,
Che l’incostante non atterri, o crolli,
O non minacci. Ecco felice donna
Par dianzi, e tanto più, quanto men seppe
Di sua prosperità, che nata appena
Fu in alto seggio di Fortuna assisa.
Ed or, quando parea che più benigno
Le fosse il Cielo, e più le stelle amiche,
Per l’alte nozze sue teme, e paventa,
E s’adira in un tempo, e si disdegna.
Ma dove Amor comanda, è l’odio estinto,
E cedon l’ire antiche al nuovo foco.
E se al casto, e soave, e dolce ardore
Si dilegua lo sdegno, ancor si sgombri
Il sospetto, e la tema; e poich’elegge
D’amar quel ch’ella dee, Amor le giovi.
Ami felicemente ; e ’l lieto corso
Di questa vita, che trapassa e fugge,
Non l’interrompa mai l’avida sorte,
Che far subito suole il tempo rio:
Ma temo del contrario, e mi spaventa
Del suo timor cagione antica occulta,
Non sol nuovo timor, ch’è quasi un segno
Di futura tempesta, e l’atre nubi
Risolver si potranno alfin in pianto,
Se legittimo Amor non solve il nembo,
Ma ecco il Re, cui la Regina aspetta.