Il Parlamento del Regno d'Italia/Pompeo di Campello

Pompeo di Campello

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Edoardo Castelli Benedetto Majorana

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senatore.


Il conte Pompeo di Campello nacque a Spoletu il 15 febbrajo del 1803 da Bernardino di Campello e dalla marchesa Beatrice Bourbon del Monte fiorentina. Fece i suoi studi in patria e dai primi anni si [p. 962 modifica]applicò con ardore alle lettere tanto che giovanissimo, pubblicò versi eretici e tragedie.

A cinque lustri sposi donna Giacinta dei principi Ruspoli, romana, dalla quale ebbe un figlio, Paolo, congiunto oggi in matrimonio con la principessa donna Maria Bonaparte.

Brevi furono le sue gioie, e dopo soli ventidue mesi, immatura morte gli tolse una compagna fornita d’ogni pregio e virtù.

Sdegnoso fin dalla più tenera età del vile giogo a cui vedeva la patria soggetta, amantissimo d’Italia, entusiasta di libertà, non appena ne vide un primo raggio risplendere colse l’occasione, e nel 1831 andò deputato di Spoleto al consesso di Bologna per proclamare anch’esso la decadenza dei papi dalle usurpate autorità temporali.

Fallito quel nobile tentativo dovè subire la pena, aspettando più propizio momento.

Salito infatti Pio IX al pontificato, ed inaugurata da questa novella era di libertà, fu il Campello uno dei primi ad applaudire alle sue riforme e a prendere parte all’universale movimento del 1848.

Fu in allora nominato primo consultore di Stato, quindi ministro delle armi del pontefice e fu dai propri concittadini eletto deputato al Consiglio.

Fuggito il papa, rimase membro del governo provvisorio di Roma; proclamata quindi la repubblica, conservò per alcuni giorni il ministero, lasciato il quale rimase deputato alla nuova assemblea costituente romana.

Restaurato il Governo papale emigrò in Francia, e passò la maggior parte del tempo dell’esilio in Parigi, applicandosi solo alle lettere.

Diede ivi compimento ai suoi drammi, dei quali alcuni ottennero segnalato favore sulle scene, siccome la Beatrice Cenci e il Guicciardini.

Venuto alfine il momento della redenzione d’Italia e della sua ricostituzione in un solo corpo per opera dell’immortale re Vittorio Emanuele, fu prima chiamato in qualità di Regio Commissario a prender possesso della provincia di Spoleto e ad installarvi il nuovo Governo, ed esaurita una tale missione venne dal [p. 963 modifica]Sovrano nominato a senatore del regno ed insignito del nastro di commendatore nell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Un’accurata edizione dei suoi componimenti drammatici fu non ha molto pubblicata per cura del Le Monnier, accreditato editore di Firenze.

Tanto nel tempo dell’avversità che in quello della buona fortuna il Campello si mostrò uguale, non valendo a farlo inorgoglire le onorificenze, nè a scoraggiarlo od abbatterlo le sventure.