Il Parlamento del Regno d'Italia/Giovanni Battista Sella

Giovanni Battista Sella

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Vincenzo De Monte Francesco Paolo Catucci

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senatore.


Pochi uomini vi sono che possano vantarsi di avere meglio spesi i giorni di una lunga esistenza (che facciamo voti abbia a prolungarsi per molti anni ancora) [p. 948 modifica]dell’onorevole senatore di cui qui sopra sta vergato il nome.

La famiglia dei Sella è quella di industriosissimi ed operosissimi fabbricanti, i quali, mediante l’intelligenza e l’attività, che vale sola talvolta aa far pro durre ampiamente, si sono arricchiti in modo da divenire la provvidenza di un’intiera provincia. Dappoichè essi sono caritatevolissimi tutti, e siffattamente che non vi è infortunio a miseria nel Biellese che non trovi un conforto o un sollievo, ove ne giunga notizia a taluno dei Sella.

In quanto a noi, essendoci rivolti al chiaro e bene merito senatore onde ottenere quelle notizie di fatto sul suo conto, senza le quali ben di rado ci avviene di compilare le nostre biografie, abbiamo ricevuto per mezzo del figlio comunicazione di una lettera diretta dall’onorevole Sella al direttore di una pubblicazione del nostro genere che si fa all’estero, lettera che non sappiamo sia stata pubblicata, ma che ad ogni modo ci crediamo autorizzati a qui riprodurre traducendola dal francese in cui è originariamente scritta:

«Io son nato nel 1788 a Mosso, provincia di Biella in Piemonte. All’età di 26 anni rimasi padrone delle mie azioni, e da quel punto volsi tutti i miei sforzi a far felice il mio paese natale. Questo scopo potevo raggiungerlo assai facilmente nella duplice mia qualità di proprietario d’una delle più importanti fabbriche di panni ch’esistono in Piemonte, e come possidente di grandi tenimenti campestri. All’età di 46 anni dovetti ritirarmi dagli affari commerciali a cagione della mia salute e mi dedicai da quel momento tutto all’agricoltura, onde introdurre relativamente ad essa rilevanti ammegliamenti nella mia provincia, ed ho infatti riuscito a far profittare dei miei deboli lumi una quantità di proprietari, e d’aver impresso un moto novello a questo ramo così importante della prosperità di una nazione.

«In politica la mia vita è stata ancora più semplice, giacchè nominato deputato al Parlamento nazionale all’unanimità dei voti nel 1848 e fatto senatore del regno sei anni dopo, ho sempre avuto per divisa il bene e la libertà della mia patria.

[p. 949 modifica] «Fedele alla monarchia costituzionale l’ho sempre sostenuta coi miei deboli sforzi, il mio voto è sempre stato il risultamento di profonde convinzioni; il giuramento che ho fatto nulla ha aggiunto a quest’ultime e ha dato solo una nuova forza ai voti da me ognora formati per la gloria e la felicità di questa bella e cara Italia.

«Ecco, o signore, quanto io aveva da dirvi sul conto mio, e con la ferma convinzione di non aver menomamente esagerato; fate delle mie parole l’uso che giudicherete il più conveniente, aggradite ecc.»