Il Parlamento del Regno d'Italia/Gaspare Marsico
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deputato.
Gaspare Marsico è nato in Attilia nella Calabria Citra, il giorno 22 aprile 1813. Suo padre Michele Marsico barone di Campitelli fu sempre segno delle persecuzioni borboniche, per le sue opinioni liberali, e per la parte attiva presa negli avvenimenti del 1799 e 1820.
Liberale ed onesto uomo per eccellenza, non ebbe altra cura di istillare i suoi principî nell’animo dell’unico suo figlio Gaspare, che fece con tutta diligenza educare ed istruire ai buoni studi.
Gaspare corrispose pienamente alle speranze paterne. Sin del 1831 fu in mezzo a tutti i concerti che i patriotti Calabresi prendevano per distruggere il dispotismo, e proclamare la libertà della patria; e quando Ferdinando Borbone levatosi totalmente la maschera distruggeva il 15 maggio 1848 quello statuto che gli si era strappato, Marsico fu tra i pochi generosi primi promovitori del movimento liberale calabrese scoppiato in Cosenza il 2 giugno 1848, e cooperando attivamente a sostenere il Governo provvisorio, ne fece poi parte in qualità di commissario del potere esecutivo.
Essendo riuscito il Borbone a spegnere la rivoluzione, cominciarono le persecuzioni ed i giudizi, e Marsico, in contumacia, fu condannato a morte col terzo grado di pubblico esempio, e ripetuta la procedura in proposito, era dichiarato inimico pubblico, e si metteva una taglia per avere la sua testa. Lungo e penosissimo sarebbe l’enumerare le sevizie, le angarie e le violenze adoperate dal Governo borbonico a perseguitare Marsico, il quale, fidente in una riscossa, non avea lasciata la terra natia, bastando semplicemente il dire come per obbligarlo a presentarsi in carcere, fu l’unico suo figlio Michelino mandato incatenato a confine di Catanzaro, la moglie e la sorella confinate a Cosenza. La veneranda sua madre Maria Mazzei, circondata nel suo letto di morte, da una squadra di venticinque a sessanta carabinieri, che a tutta spesa e danno di Marsico, erano di permanenza in sua casa; incarcerati amici, dipendenti e domestici e messa a ruba e soqquadro la sua proprietà. Uno stato di cose così violento fece impressione sopra di Marsico, e gli fece concepire l’idea che sarebbe accusato di egoismo, continuando a tollerare che, non solamente la sua famiglia, ma i suoi amici soffrissero per causa sua. Si decise adunque a presentarsi, e ciò effettuò in maggio 1858.
Marsico sostenne la carcere, nonchè il giudizio con quella calma impassibilità e dignità che gli è propria, ed il procuratore generale Mensurati in gennaio 1860 nella sua requisitoria, ne domandava nuovamente il capo, richiedendo pure l’esemplarità pubblica nel terzo grado; ma i tempi erano cambiati, perchè apertamente si cospirava in Calabria e in Sicilia, e la maggioranza della Corte Speciale veniva a consigli più miti. Sciolto da tutte le tiranniche pastoie, quando l’ultimo dei Borboni fingeva richiamare in vita la costituzione del 1848, Marsico secondava il movimento nazionale trionfante in Sicilia, e chiamato nel municipio di Cosenza era spedito in deputazione per presentare a re Vittorio Emanuele gli omaggi di quell’illustre città; ciò che adempì nel campo di Sessa insieme a’ suoi colleghi che lo avevano nominato loro capo. Adempito tale mandato Marsico si fermò in Napoli per curare la sua salute affralita gravemente per tanti disagi e traversie sostenute.
Nella primavera del 1861 fu eletto deputato nel collegio di Rogliano, nel cui ambito è Altilia paesello ove nacque.
Eletto deputato, giudicando cattivo l’indirizzo amministrativo preso dal Governo, e divinando sin d’allora le conseguenze fatali alle quali avrebbe condotto la strada per la quale il Governo erasi avviato, sedette alla sinistra, anche perchè i suoi principi largamente liberali, là segnalavano il suo posto. Assiduo nell’adempimento de’ propri doveri, intelligente, consigliante e senza pretensione, ha saputo procacciarsi l’affetto e la simpatia di gran parte dei suoi compagni; tanto che, sebbene membro della minoranza, pure è stato sovente presidente di uffici, come frequentemente ha fatto parte delle Commissioni destinate dagli uffici a rivedere i progetti di legge presentati alla Camera.
In tutte le quistioni gravi ed importanti Marsico ha dato il suo voto per ii principi più larghi di libertà, di giustizia e di moralità. Ha preso la parola in poche occasioni, ed è stato ascoltato dalla Camera con simpatia, perchè le sue poche parole non sono mai state dette che per esortare il Governo a vegliare seriamente alla pubblica amministrazione e per ammonirlo a rispettare la legge religiosamente. Non ha mai trascurato pure d’invitare ripetutamente il Governo a provvedere alla sicurezza pubblica ed alla costruzione delle strade per la sua provincia di Calabria Citra.